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Prevenzione

Amianto killer: le armi contro il mesotelioma

14/02/2012

Le recenti condanne del processo Eternit richiamano l’attenzione sulla pericolosità dell’amianto, sul mesotelioma e sui progressi nella terapia di questo tumore. Solo un trattamento che integri radioterapia, chirurgia toracica e oncologia medica può considerarsi efficace.

Si è appena chiuso con condanne e ordini di risarcimento il lungo processo sull’azienda Eternit di Casale Monferrato e sulle vittime tra gli operai che hanno lavorato a stretto contatto con l’amianto. Sono più di 2mila (solo fra gli operai dei quattro stabilimenti Eternit) i morti causati dal mesotelioma, un tumore che colpisce il mesotelio, il sottile tessuto che riveste la gran parte degli organi interni e, normalmente, è un tipo di neoplasia molto rara. Il mesotelioma può colpire la pleura, il pericardio o, caso più raro, il peritoneo. Si registrano più di 50 nuovi casi all’anno e, secondo le stime degli epidemiologi piemontesi, nonostante l’uso dell’amianto (la polvere minerale imputata dello sviluppo della neoplasia) sia stato vietato per legge fin dal 1992, questo è un numero destinato a salire ulteriormente nei prossimi 10 anni.

Con un tempo di latenza che può essere anche superiore ai 20 anni, gli esperti prevedono che il “picco” di casi si avrà all’incirca nel 2020. Le fibre di amianto si disperdono nell’ambiente e si introducono nell’organismo con la respirazione, oppure attraverso l’acqua contaminata e non si sono registrati casi solamente fra gli operai o le persone che sono venute a contatto con le fibre per lavoro: a Casale ed in tutta la zona circostante, i residui di lavorazione venivano utilizzati per fare di tutto, dal ghiaino dei vialetti alla sabbia dei campi da calcio. L’aumento del rischio di ammalarsi dipende da quanto si è stati esposti alla sostanza, ma è indicativo che molti dei casi attuali o recenti si verifichino in persone che con l’azienda Eternit non hanno mai avuto a che fare. La parola al dott. Marco Alloisio, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica di Humanitas.

Dott. Alloisio, cosa è cambiato negli ultimi anni nella terapia del mesotelioma?
“Ci sono stati miglioramenti nella conoscenza della malattia dal punto di vista biologico: oggi abbiamo una migliore consapevolezza di come la malattia evolva. I progressi nella tecnologia diagnostica, in particolare gli approcci videotoracoscopici e la PET, che è in grado di evidenziare l’attività metabolica della neoplasia, rendono più semplice la diagnosi e la stadiazione della patologia. Le nuove molecole e, più in generale, il grande numero di scoperte degli ultimi anni nell’ambito dell’oncologia medica si combinano con approcci sperimentali di chirurgia (come ad esempio l’asportazione della pleura senza la contestuale asportazione del polmone) e con la precisione dei nuovi macchinari a modulazione di frequenza (IMRT) per la radioterapia nella cosiddetta ‘terapia trimodale’ che ha un certo impatto sulla sopravvivenza, a condizione che il mesotelioma sia diagnosticato nelle sue fasi iniziali e che sia trattato in istituti che si possano considerare di eccellenza nelle tre specialità (radioterapia, chirurgia toracica e oncologia medica). Humanitas Cancer Center tratta circa dodici casi all’anno con questa metodica, un numero notevole considerando la rarità di questo tumore. Bisogna inoltre ricordare che l’esposizione ad amianto non è causa solo del mesotelioma ma anche di varie altre malattie respiratorie, fra le quali spicca l’asbestosi (da asbesto, altro nome dell’amianto), una malattia cronica che porta lentamente all’insufficienza respiratoria”.

A cura della Redazione

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