Stai leggendo Tumore al colon-retto, meno di 1 italiano su 2 prende parte a screening

Prevenzione

Tumore al colon-retto, meno di 1 italiano su 2 prende parte a screening

03/10/2016

Italiani ancora indietro nella prevenzione del tumore al colon-retto, quello più frequente nel nostro Paese per numero di diagnosi stimate per il 2016. Meno della metà dei soggetti invitati a partecipare allo screening ha effettivamente dato seguito all’invito. Prendere parte ai programmi nazionali di screening può ridurre la mortalità per questa neoplasia del 20%.

Nel 2016 sono stimate complessivamente più di 365mila nuove diagnosi di tumore. Di queste 52mila riguardano il tumore al colon-retto. Questa neoplasia è, inoltre, il secondo “big killer” tra tutte le forme di tumore dopo il tumore al polmone.

Per il tumore al colon-retto è previsto in Italia un programma di screening nazionale a cadenza biennale rivolto a uomini e donne che abbiano compiuto 50 anni di età. Come si legge nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale Screening, nel biennio 2011-12 tra gli uomini l’adesione è stata del 45% mentre fra le donne del 49%, sebbene la tendenza sia in aumento rispetto ai bienni precedenti (sono gli ultimi dati disponibili).

Mortalità per tumore al colon retto in calo

Lo screening consiste nell’esecuzione dell’esame della ricerca del sangue occulto nelle feci (Sof): ogni 5 persone positive a questo test, una non ha aderito alla successiva colonscopia di approfondimento. Un altro dato su cui riflettere, come spiega l’osservatorio: “Poiché con un SOf positivo il rischio di carcinoma o adenoma avanzato (che possiede una più elevata probabilità di evoluzione verso la malignità) è molto alto (dal 30% al 40%), è essenziale sviluppare strategie efficaci di comunicazione del rischio, per garantire livelli elevati di adesione all’approfondimento”.

(Per approfondire leggi qui: Tumore al colon, il rischio aumenta per adolescenti sovrappeso)

L’importanza dello screening è stata sottolineata anche da Carmine Pinto, presidente dell’Aiom, l’Associazione italiana di Oncologia Medica: «È necessario migliorare la consapevolezza degli italiani sull’importanza di aderire agli screening, in difficoltà soprattutto al Sud. Il test SOf è in grado di ridurre del 20% la mortalità nel tumore del colon-retto proprio perché permette di individuare lesioni sospette in stadio iniziale». La mortalità è comunque in calo e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è maggiore in Italia rispetto al resto d’Europa: 60,8% per il colon e 58,3% per il retto (contro il 50,7% e il 55,8%).

Il tumore al colon si previene anche con una dieta equilibrata

«Un riconoscimento più precoce dei tumori permette il loro trattamento radicale con tecniche sempre meno invasive come quelle a cui ricorriamo nel nostro Cancer Center», aggiunge il professor Antonino Spinelli, responsabile della sezione autonoma di Chirurgia del colon e del retto di Humanitas e docente di Humanitas University.

(Per approfondire leggi qui: C’è un nesso fra cibo e tumori?)

Oltre alla prevenzione secondaria – in sostanza aderire agli screening – è importante anche la prevenzione primaria del tumore al colon-retto basata su stili di vita corretti: come spiega l’Aiom nel rapporto “I numeri del Cancro in Italia – 2016”, tra i fattori di rischio ci sono il consumo eccessivo di carni rosse e di insaccati, di farine e zuccheri raffinati, il sovrappeso e la scarsa attività fisica, il fumo e l’eccesso di alcool. La prevenzione si fa invece consumando più frutta e verdura, carboidrati non raffinati e assumendo vitamina D e calcio.

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita