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Prevenzione

Vaccino per il papilloma virus, una decisione di famiglia

01/07/2016

Tra i vaccini che dovrebbero essere fatti senza esitazioni c’è quello con cui prevenire il papilloma virus (HPV), infezione che può essere alla base di molte forme tumorali. Si tratta di una vaccinazione, invece, che raccoglie ancora molte resistenze, soprattutto per questioni culturali, come sottolinea il dottor Giordano Beretta, responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo e Segretario nazionale dell’AIOM, l’Associazione italiana oncologia medica.

Quando e da chi deve essere fatto il vaccino del papilloma virus?

«Il vaccino per il papilloma virus andrebbe fatto a 12 anni d’età, prima che ci sia il primo possibile contatto, nella maggior parte dei casi, dal punto di vista sessuale. Andrebbe fatto sia dalle ragazze sia dai ragazzi perché quello dell’HPV non è un problema che riguarda solo il sesso femminile, riguarda anche l’insorgenza di alcuni tumori specifici del sesso maschile».

(Per approfondire leggi qui: Papilloma virus, uomini a rischio contagio 5 volte più delle donne)

Da dove derivano le resistenze alla pratica di questo vaccino?

«La prima difficoltà riguarda la natura di questo vaccino, che è particolare perché non è fatto né su bambini molto piccoli né su adulti consenzienti. I primi sono soggetti passivi – la decisione se sottoporsi o no al vaccino è ovviamente dei genitori – i secondi sono soggetti capaci di intendere e di volere a tutti gli effetti. Il dodicenne che deve sottoporsi al vaccino per il papilloma virus, invece, è un soggetto che sta a metà, non è più un soggetto passivo ma non è ancora una persona in grado di scegliere autonomamente per il suo futuro».

Che cosa implica questo “stare nel mezzo”?

«A quell’età, 12 anni, è molto difficile che si abbia una visione tale da decidere autonomamente di sottoporsi al vaccino. È necessario quindi che la consapevolezza della sua importanza sia presente a livello famigliare e sia anche trasferita al soggetto interessato direttamente. Si tratta di fare capire a genitori e figli che si tratta di una procedura che sostanzialmente serve a ridurre il rischio di insorgenza di una malattia che al momento non è presente ma che può essere contratta in futuro, con conseguenze anche molto gravi».

(Per approfondire leggi qui: Papilloma virus, il vaccino funziona. Negli Usa infezioni giù del 60%)

Le famiglie aiutano i figli a capire quanto sia importante il vaccino contro l’HPV?

«Purtroppo non sempre. È un problema di cultura: molti genitori credono che il problema del papilloma virus non interessi i loro figli perché “queste cose loro non le fanno”… È molto importante, invece, che gli adulti comprendano quale sia l’importanza di questo vaccino, perché solo così saranno in grado di trasferire la giusta consapevolezza della situazione ai loro figli».

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