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Prevenzione senologica con la mammografia 3D

27/05/2015

Per contrastare il tumore al seno, la prevenzione e la diagnosi precoce costituiscono sempre le due direttive fondamentali. Una buona valutazione in fase iniziale permette di affrontare qualsiasi tipo di patologia in cui è ancora possibile intervenire per tempo nel migliore dei modi. Se poi aggiungiamo anche la continua evoluzione tecnologica, capiamo come una buona tecnica di screening sia fondamentale nella lotta alle neoplasie mammarie.

Ne parliamo con il dottor Francesco Pane, Responsabile del Servizio di Diagnostica Senologica di Humanitas Centro Catanese di Oncologia.

 

Quali sono le nuove frontiere della diagnostica senologica?

«La tecnologia, negli ultimi anni, ha permesso di sviluppare un nuovo tipo di mammografia sempre più accurata e dunque più efficace: stiamo parlando della tomosintesi, che possiamo definire come una mammografia in 3D di ultima generazione. La mammografia bidimensionale, pur continuando a rappresentare un ottimo esame diagnostico, a volte non permette di analizzare in profondità il tessuto, nascondendo dunque eventuali noduli maligni più piccoli ma potenzialmente pericolosi e che devono dunque essere monitorati; in particolare, in alcuni casi risulta fondamentale la combinazione di mammografia e tomosintesi: la prima individua il nodulo più grande e visibile; e la seconda interviene per scovarne eventualmente di più piccoli».

 

Quali sono i vantaggi più importanti?

«La tomosintesi, rispetto alla mammografia tradizionale (bidimensionale), consente di ottenere una scansione stratigrafica della mammella; le immagini raccolte vengono poi messe insieme dal software che produce un render senologico in 3D, migliorando notevolmente la visione di profondità del seno. La diagnostica senologica sta conoscendo continui sviluppi e la tomosintesi rappresenta l’ultima frontiera per ottenere valutazioni precoci estremamente efficaci, soprattutto nei casi di seni densi, in cui la mammografia tradizionale è carente nel visualizzare la mammella in maniera nitida.

Dunque, un bel vantaggio che va ad incidere anche sul tipo di terapia da adottare e sul tipo di intervento chirurgico più appropriato per le pazienti: nel circa il 10% dei casi possono esserci noduli multipli che, se non diagnosticati in fase precoce, nel momento in cui andiamo ad operare, rischiano di essere ignorati e dunque rimangono all’interno della mammella; grazie alla tomosintesi c’è maggiore evidenza di noduli-satelliti anche molto piccoli».

 

Quali sono i fattori di rischio da tenere sotto controllo?

«Alcune donne hanno una probabilità di sviluppare una patologia tumorale al seno del 20% in più rispetto alle altre. I fattori di rischio sono rappresentati ad esempio dalla positività agli oncogeni BRCA1 e BRCA2 (da verificare attraverso test genetico), che denotano una forte suscettibilità di formazioni tumorali; in questi casi la sorveglianza deve essere stretta e rigorosa e a partire dai 25 anni è opportuno effettuare una risonanza magnetica una volta l’anno per tutta la vita. La risonanza in questi casi è fondamentale e si sostituisce sia all’ecografia (insufficiente, in casi del genere, dal punto di vista diagnostico) che alla mammografia (ma solo al di sotto dei 35-40 anni perché spesso inadeguata a causa della densità del seno).

Altre donne a rischio sono quelle con tre o più parenti stretti che hanno avuto una patologia tumorale alla mammella o all’ovaio: anche in questo caso, uno screening con risonanza magnetica ogni anno a partire dai 25 anni rappresenta l’arma più efficace”.

 

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