Non è una questione di farcela o non farcela ad arrivare al traguardo della maratona, e non è neppure una questione di forma fisica. In attesa della Maratona di Milano leggiamo le storie di 80enni e centenari che continuano a correre ogni anno la maratona cittadina. Perché allora è meglio evitare di correre la maratona dopo aver superato la mezza età? Seppur l’allenamento, il controllo del peso corporeo e l’uso di scarpe adeguate sono fattori che proteggono dal rischio di usura di articolazioni e cartilagini a cui ginocchia, anche e caviglie sono sottoposte durante tutti i 42.195 metri della maratona, ma anche su corse più brevi, l’età è senza dubbio un fattore di rischio che non si può modificare – spiega il dottor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del Ginocchio e Traumatologia dello Sport di Humanitas e responsabile del settore medico dell’Inter. – Significa che con l’avanzare dell’età non solo scendono le prestazioni e quindi correre la maratona richiede più tempo e fatica, ma anche articolazioni e tessuti connettivi non sono più forti come quando eravamo ventenni. Bisogna tener conto che l’invecchiamento non è solo una questione di età e anche se ci si sente di vent’anni più giovani, ciò non significa che tessuti, articolazioni e muscoli non abbiano iniziato a invecchiare: in particolare i muscoli riducono la capacità contrattile e di forza e quindi tutto l’apparato locomotore viaggia a “regimi ridotti”. Non si tratta però di un invito ad abbandonare lo sport e mettersi a sedere sul divano; anzi, si tratta invece di tenere in considerazione l’età in relazione allo sport scelto. Se non è raccomandabile correre la maratona dopo la mezza età, si può però continuare a correre riducendo l’intensità e le distanze; correre per il piacere di correre senza guardare il cronometro e senza rischiare la salute delle proprie articolazioni in una lunga maratona.