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Tendinite al bicipite, età e sport sotto accusa

13/07/2004

 Colpisce i più anziani perchè i tendini perdono di elasticità, ma anche i più giovani per un errato allenamento. I possibili rimedi chirurgici.

Anziani e non. Sportivi e non. La tendinite al bicipite colpisce tutti, indistintamente: i più anziani perché i loro tendini perdono elasticità; i più giovani per le condizioni di sovraccarico o non corretto allenamento. Un male che esordisce in modo subdolo ed evolve in un’infiammazione al bicipite che condiziona le attività anche quotidiane. Ne abbiamo discusso con il dottor Alessandro Castagna, specialista in Chirurgia della spalla in Humanitas.

Dottor Castagna, cosa accade al tendine del capo lungo del bicipite quando è sofferente?

Se il tendine o la sua guaina vengono irritati si infiammano determinando dolore e gonfiore. Questa condizione è definita “tendinite”.
Piccoli traumi possono anche determinare la rottura di alcune delle sue fibre. Al crescere dell’importanza e violenza dei traumi seguono maggiori lesioni delle fibre tendinee fino alla possibile rottura parziale o totale del tendine. Alla completa rottura del capo lungo del bicipite fa seguito la discesa del moncone tendineo nel solco bicipitale: il muscolo bicipite assumerà un aspetto “a palla”, poco al di sopra dell’articolazione del gomito. Le conseguenze sulla funzionalità del muscolo bicipite saranno molto modeste grazie alla presenza del secondo ancoraggio (capo breve del bicipite) sul processo coracoideo all’esterno ed anteriormente alla spalla.

Chi può andare incontro a lesioni del tendine del bicipite?

In generale queste lesioni sono più frequenti con il passare dell’età. Con il passare degli anni i tendini perdono la loro elasticità e diventano sempre più rigidi e vulnerabili. Anche la vascolarizzazione dei tendini, che porta loro il nutrimento, si riduce con l’età. Questi processi degenerativi possono essere più pronunciati in soggetti sedentari, ma possono essere rallentati con appropriati e regolari esercizi. I soggetti ben allenati, comunque, non sono immuni da lesioni dei tendini del bicipite poiché condizioni di sovra, o non corretto, allenamento possono danneggiare anche tendini originariamente sani.

Con quali meccanismi si possono avere lesioni dei tendini del bicipite?

Come menzionato l’età, l’inattività o l’eccessiva attività possono indebolire questi tendini con la conseguente riduzione della capacità degli stessi di far fronte a sforzi ripetitivi o sovraccarichi improvvisi.
Il particolare posizionamento dei tendini del bicipite li espone anche a danni causati da traumi diretti che colpiscano la faccia anteriore della spalla.
Alcune persone poi possono sviluppare depositi calcifici nel canale bicipitale o sotto l’acromion e tali concrezioni calcifici possono danneggiare il capo lungo del bicipite.
Un evento meno raro è rappresentato dalla fuori uscita (lussazione) del tendine del capo lungo del bicipite dal suo solco sulla testa omerale. Tale evento si manifesta soprattutto in presenza di una lesione del tendine del sottoscapolare o di altri tendini della cuffia dei rotatori che normalmente contribuiscono a mantenere il tendine bicipitale nella sua sede.
Il tendine del capo lungo del bicipite può essere anche danneggiato a livello della sua inserzione sul polo superiore della glenoide e ciò implica una avulsione, totale o parziale, dell’ancora bicipitale con conseguente instabilità del tendine. Talvolta anche condizioni congenite favoriscono la lesione del tendine.

Come vengono trattate le lesioni del bicipite?

In fase iniziale il riposo, l’applicazione locale di ghiaccio, l’uso di anti infiammatori sono i trattamenti necessari e sufficienti.
In alcuni casi può rendersi utile l’uso di anti infiammatori cortisonici per tenere sotto controllo il dolore ed il gonfiore.
Lesioni gravi possono non trovare sufficiente giovamento da queste terapie ed in questi casi può essere utile un trattamento chirurgico.

Cosa comporta un trattamento chirurgico al bicipite?

Il tipo di trattamento chirurgico dipende dal tipo e dalla gravità del danno tendineo. Se solo una piccola parte del tendine è danneggiata un semplice “debridement” (pulizia) per via artroscopico può rappresentare la soluzione. Qualora la maggior parte del tendine sia danneggiato allora si rende necessaria una tenotomia (resezione del tendine) ed una tenodesi (fissaggio del moncone tendineo). Tali procedure chirurgiche possono essere anch’esse effettuate per via artroscopico consentendo, con la minima invasività che caratterizza questa tecnica, di recidere l’inserzione del tendine danneggiato e di procedere ad una sua nuova fissazione su capi ossei o su altre strutture tendinee. Qualora il tendine si sia rotto spontaneamente allora l’unica procedura chirurgica effettuabile, è la tenodesi sempre che il moncone del capo lungo sia recuperabile. Questo intervento è veramente necessario.
Qualora il tendine sia andato in contro ad una avulsione parziale della sua ancora sulla glenoide (lesione SLAP) si può provvedere ad un rifissaggio in sede anatomica per via artroscopico avvalendosi di appositi sistemi di sintesi (fili di sutura e micro viti).

Qual è il normale decorso dopo l’intervento chirurgico?

Dopo l’intervento l’arto operato deve essere tenuto al fianco, in posizione neutra, mediante l’utilizzo di appositi “sling” ovvero comode tasche a sospensione con o senza cuscini distanziali.
Sono necessarie circa 6 settimane per la cicatrizzazione del tendine sull’osso o su altri tendini. Dopo tale periodo sarà possibile un progressivo ritorno a sforzi più importanti grazie all’esecuzione metodica di specifici protocolli riabilitativi personalizzati tarati in base al tipo di intervento effettuato.
Le normali funzioni leggere della vita quotidiana possono essere effettuate già dalla seconda terza settimana post operatoria. Il ritorno a mansioni lavorative pesanti deve essere programmato non prima di 3-4 mesi.

A cura della Redazione

 

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