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Hockey ghiaccio, uno sport da “vipere”

10/01/2005

Per alcuni è uno sport violento, duro, dove la rissa è dietro l’angolo. Per altri una fede, uno sport che regala emozioni a non finire, dove i capovolgimenti di fronte sono continui, dove il risultato finale non è mai scontato. L’hockey ghiaccio divide e unisce, ma alla base rimane una disciplina dove si insegnano i valori dello sport.

“Possiamo paragonarlo al rugby come contenuti educativi in campo sportivo – racconta il dott. Massimo Tanzi, medico dello Sport –. E’ uno sport dove si coniugano forza esplosiva e destrezza: il giocatore di hockey ghiaccio deve essere in grado di eseguire movimenti rapidi, deve possedere una buona dose di equilibrio sui pattini tenendo conto del peso dell’attrezzatura che indossa. Deve avere le doti di un velocista e la forza di un pesista per contrastare gli avversari durante il gioco, sia a centrocampo, sia alla balaustra e deve saper tirare”. Cioè, l’atleta deve essere dotato di una buona muscolatura ma questa, a sua volta, non deve impedire la rapidità dei movimenti.

Si incomincia da bambini
Ma a tirare di stecca, o di bastone, si comincia presto sin dalla prima elementare come conferma Tiziano Terragni, team manager e responsabile organizzativo dei campioni d’Italia dei Vipers di Milano: “I primi corsi, che iniziano alla metà di settembre e si concludono alla fine di aprile, sono dedicati ai bambini di sei anni che iniziano la prima elementare. L’hockey ghiaccio è uno sport duro dove c’è contatto fisico e soprattutto dove il pattinaggio è fondamentale, ma a sei anni vengono insegnati i concetti dell’equilibrio affinché vengano recepiti dai bambini. A questi si aggiungono le lezioni di pattinaggio, insegnamenti sui modi di ragionare con un bastone in mano e la ‘visione’ di gioco. Tra i più piccoli sono privilegiati quei bambini che già a tre anni e mezzo, spinti dai genitori, hanno provato a calzare i pattini da ghiaccio, ma è nostra politica ricevere tutti i bimbi, senza distinzione di corporatura, in modo che si crei un gruppo di diciotto, venti ragazzi che prosegua insieme fino ai sedici, diciannove anni, costruendo uno spirito di squadra molto forte. E’ logico che nel corso degli anni dal gruppo che si è costituito vengano a mancare degli elementi, com’è logico che questi siano sostituiti; però un bambino di dieci anni che non ha mai pattinato è difficile che faccia parte del gruppo, proprio perché l’hockey ghiaccio a differenza di altri sport, vedi il ciclismo, poggia su basi tecniche. Diventa difficile, quindi, riuscire ad integrarsi con gli altri che sanno pattinare e tirare il disco. Bisogna anche dire che fino ai quattordici, sedici anni le partite hanno un contatto molto limitato”.
Ma vengono accettati tutti i bambini, oppure si fanno delle distinzioni per la corporatura? “A sei, sette anni – prosegue il signor Terragni – è difficile ipotizzare come saranno quei bambini. E’ vero che l’hockey richiede determinate attitudini, ma a quell’età non c’è alcuna preclusione”.
Però l’hockey ghiaccio non è sport per tutti, soprattutto “ad una certa età”: “Benché il contatto fisico sia limitato – riprende il dott. Tanzi –, un ragazzino gracile avrà in ogni caso più difficoltà rispetto ad un coetaneo con una muscolatura più definita anche se, è vero, lo sviluppo muscolare nell’età evolutiva è soggettivo in termini cronologici: non è da escludere a priori che un ragazzino gracile sviluppi una muscolatura adeguata in tempi diversi (più lunghi) rispetto ad un pari età muscolarmente più dotato. Così come il ragazzino in sovrappeso farà fatica a tenere il ritmo di gioco rapido e veloce di questo sport. L’hockey ghiaccio è sconsigliabile a chi ha subito traumi articolari con esiti limitanti stabilizzati e non recuperabili, a chi ha patologie della colonna vertebrale o problemi a livello cardiocircolatorio”.
Ma l’hockey ghiaccio è consigliabile? “Sì, senza ombra di dubbio – risponde il dott. Tanzi -, a patto che venga fatto dove ci sia etica sportiva, dove si insegna che il contrasto con l’avversario, anche duro, debba rimanere nel rettangolo di gioco”.

Quanto costa iniziare
Le lezioni per i più piccoli (6 anni) dal 15 settembre al 30 aprile (2 volte la settimana) costano 230 euro; il settore giovanile dei Vipers Milano offre ai più piccoli (compreso nel prezzo) il casco con griglia, due maglie da gioco, due paia di calzettoni e una maglia e un paio di calzettoni per l’allenamento.
Le protezioni sono a carico dei genitori. L’attrezzatura completa per i bambini di sei anni costa circa 250 euro.

A cura di Raffaele Sala

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