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Enzo Bearzot: Nazionale, cuore e batticuore

05/08/2005

La grinta è quella di sempre. Grinta e simpatia contagiosa nel distillare pillole di saggezza calcistica e buoni consigli. Incontriamo Enzo Bearzot, commissario della Nazionale per antonomasia, a Milano, in un’infuocata mattinata di giugno. Trenta gradi e scariche di adrenalina ancora fluttuanti nel corpo degli italiani malati di calcio dopo la faticosa battaglia contro l’Australia. “Non c’è niente da fare – spiega il condottiero vittorioso di Spagna 82 – ogni volta che guardo la Nazionale il mio cuore impazzisce e sono vittima di tachicardia. E’ la forza dell’amore, di una passione coinvolgente che mi ha legato al mondo azzurro per più di 20 anni tra ruoli tecnici e dirigenza. Ed ogni volta che mi rimetto davanti al televisore l’emozione ritorna”.

Che fa l’ultimo CT italiano che ha vinto la Coppa del mondo quando guarda la Nazionale? Tifa o gufa?
“Grande tifo e sincero rispetto per chi ora guida la squadra. Non ho mai criticato il lavoro degli altri CT perché so quanto è difficile il loro compito, quanto è complicato mettere in campo una squadra unica, chiamata a vincere, con una rosa di 22 campioni che hanno però preparazioni fisica e cultura tattica diversa. Non ha senso giudicare questo mondo senza esserne parte. E poi ci sono le pressioni della stampa, fortissime, anche sulle tue spalle. Fa parte del gioco. Cos’è mai il calcio senza polemica? Non si può essere tutti d’accordo, i giornalisti amano la polemica e questa interessa tremendamente a lettori e spettatori”.

Consiglierebbe un bel silenzio stampa?
“Assolutamente no, per quanto ancora se ne discuta, io non l’ho mai fatto. Furono i miei giocatori in Spagna a scegliere il silenzio: ne avevano tutti i diritti come privati cittadini chiamati a dare il proprio contributo alla Nazionale. Io da uomo appartenente ad un’istituzione non me lo potevo permettere”.

Che succede venerdì con l’Ucraina?
“Grande rispetto ma da tifoso non sono preoccupato. Avversario alla nostra portata con Shevchenko non in grandissima condizione, mi sembra. Speriamo non ci siano altri inconvenienti come l’espulsione di Materazzi, che a mio parere non c’era”.

Chi arriva in finale?
“Per ora vedo bene il Brasile, non è al massimo ma vince sempre”.

I giocatori: sono cambiati rispetto agli eroi di Spagna?
“Parlo soprattutto dei giovani: oggi i talenti sono portati a bruciare le tappe, dal punto di vista fisico, psicologico, economico e sociale. Un tempo la crescita del calciatore era graduale. Oggi il ‘campioncino’ diventa ricco e famoso ancor prima di avere dimostrato il suo valore e di essere maturato come uomo. Sul piano fisico sono forse più preparati ma non, come si dice, più veloci, perché il calcio di questi anni non è più veloce ma fisico e tattico. Di gente scattante come Baresi, solo per fare un esempio, non ne ho più vista”.

Un consiglio da CT mondiale ai ragazzi innamorati del calcio…
“Piedi buoni, testa sulle spalle e rispetto dei patti senza prendere scorciatoie. Fidarsi solo di chi ti vuole bene ma mantenere autonomia di giudizio ed indipendenza. Essere persone vere, fino in fondo, perché certi valori poi si sentono anche in campo”.

A cura di Walter Bruno

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