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Escursioni in montagna, istruzioni per l’uso

07/07/2006

Se al mare ci sono i pesci velenosi, tra le rocce di un monte o lungo un sentiero ecco che il morso di vipera, una rovinosa caduta o una bacca velenosa potrebbero rovinare l’escursione. Cosa fare in questi casi? Lo abbiamo chiesto al dott. Stefano Ottolini, responsabile del Pronto Soccorso di Humanitas.

Morso di vipera
Il rischio di essere morsi da una vipera è più elevato quando ci si siede o si appoggiano le mani, su una roccia, oppure quando si attraversano dei punti con stoppie oppure erba alta. Il morso si riconosce facilmente perché lascia due forellini distanti circa 6-8 millimetri, che sono i segni dei denti. Provoca entro pochi minuti dolore e bruciore intensi; nell’arco di un’ora il punto del morso diventa gonfio, duro e di un colore violaceo simile a quello di un livido, man mano questi segni si allargano fino a coprire tutta la parte del corpo colpita.
Cosa fare? “Il soccorso deve essere rapido: tenere presente comunque che se non sono stati morsi il volto oppure il collo, che sono parti vitali, non si corrono rischi per almeno due ore. La prima cosa da fare è di tenere a riposo chi è stato morsicato e cercare di tranquillizzarlo: è importante per mantenere la circolazione del sangue il più possibile rallentata. Vanno tolti anelli e bracciali e lavata la ferita con dell’acqua fresca, per togliere eventuale sporco; immobilizzare la parte colpita: prendere qualcosa di rigido come un ramo, oppure una stecca di legno e bloccarlo con una benda, oppure un indumento; il bendaggio però non deve essere troppo stretto: deve bloccare la circolazione linfatica e venosa, ma non quella arteriosa.
Evitare assolutamente di incidere la zona dei forellini, oppure di succhiare il sangue nel tentativo di eliminare il veleno, perché si otterrebbe l’effetto contrario, cioè di accelerare l’entrata in circolo del veleno. Vietato anche il laccio emostatico, così come fazzoletti o altro che stringano la zona colpita, perché c’è il pericolo di creare un ‘intasamento’ nella circolazione sanguigna in questa zona già sottoposta a grandi stress. A questo punto, portare il malato al più vicino pronto soccorso: se la parte colpita è la gamba, ricordarsi che non deve assolutamente camminare per evitare la diffusione del veleno nel corpo. Infine, dal momento dell’incidente all’arrivo in ospedale, far bere molta acqua minerale naturale”.

Distorsione
E’ uno dei traumi più frequenti in montagna e colpisce soprattutto il ginocchio. Il movimento che provoca questo tipo di problema è la torsione del ginocchio verso l’interno o verso l’esterno, con il piede fisso al suolo, è il caso per esempio di quando si deve fare un tratto impervio in salita. Il primo sintomo è una fitta dolorosa al ginocchio a volte accompagnata da una sensazione di “crack”.
Cosa fare? “Applicare qualcosa di freddo sulla parte colpita: va bene anche l’acqua ghiacciata del ruscello, se non c’è altro. Quindi va fatto un bendaggio, anche con una sciarpa in mancanza di altro. Appena possibile effettuare delle applicazioni con il ghiaccio ed assumere anche un antinfiammatorio che, oltre a ridurre lo stato di infiammazione, aiuta anche a lenire il dolore che è eventualmente presente. Non è indispensabile correre immediatamente dal medico, ma comunque non bisogna lasciare trascorrere più di mezza giornata: è fondamentale infatti diagnosticare il grado della distorsione dal momento che a seconda della gravità si deve mettere in pratica una cura diversa”.
E se in caso di una rovinosa caduta si riportano ferite, che fare? “Prima di tutto bisogna lavare abbondantemente la ferita con abbondante acqua in modo da scongiurare il pericolo di infezioni; se non si ha con sé niente per il primissimo soccorso, coprire la ferita con un paio di fazzoletti di carta e bendare la zona con un bendaggio di emergenza. Se il taglio è piccolo, rientrare a casa. Se invece il taglio è esteso, oppure non smette di sanguinare o ha i bordi frastagliati, ricorrere al pronto soccorso. Può darsi infatti che siano necessari alcuni punti di sutura.
A casa lavare nuovamente la zona ferita con abbondante acqua e irrorare con acqua ossigenata che disinfetta e rimuovere anche le piccole tracce di sporco che possono essere rimaste. Asciugare quindi bene la ferita con una garza sterile e applicare del mercurocromo. Lasciare asciugare e ricoprire con una garza sterile, oppure con un cerotto traspirante, la ferita però va tenuta sotto controllo; è meglio andare dal medico se nell’arco di qualche ora la zona attorno al taglio si arrossa e diventa calda, oppure dalla ferita fuoriesce del pus, o ancora, ci si accorge di avere un rialzo febbrile, perché potrebbe esserci un’infezione. In questo caso la ferita viene disinfettata e ripulita in caso di pus. Inoltre viene prescritta una cura antibiotica da seguire per cinque, sei giorni, in modo da debellare l’infezione.

Nel caso di ingestione di bacche
La maggior parte delle persone è in grado di riconoscere una succosa mora da una bacca velenosa, ma se ciò non dovesse capitare?
Cosa fare? “E’ importante non perdere tempo e cercare subito di provocare il vomito; i sintomi infatti si presentano solo quando inizia la digestione e sono nausea, vomito, a volte diarrea, gonfiori in bocca e in gola. Per non correre inutili rischi è sempre meglio allora mettersi subito in contatto con il medico o recarsi al pronto soccorso più vicino; al medico si devono dare il maggior numero di informazioni relative alla pianta incriminata. E’ sempre meglio portare con sé un pezzettino della pianta e una bacca per facilitarne l’identificazione e permettere al medico di prendere le misure più adeguate”.

Di Cristina Florio

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