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Doping: le sostanze che uccidono lo sport

07/06/2004

Sotto accusa gli stimolanti del sistema nervoso, del sistema cardiocircolatorio e quelli che aumentano la massa muscolare.

Le indagini contro il doping colpiscono tutti, che siano professionisti o dilettanti, giovani e meno giovani, palestre, medici, infermieri o farmacisti. Perché il doping non risparmia nessuno, è una piaga che uccide lo sport. E sembra quasi impossibile da sradicare. Parliamo delle sostanze dopanti con i professionisti di Humanitas.

Una triste attualità
L’argomento doping è d’attualità: ormai da anni, con cadenza sempre più frequente, si leggono sui giornali di indagini relative ad atleti professionisti che fanno uso di sostanze proibite. Questo aspetto, però, è purtroppo solo la punta di un iceberg, in quanto il fenomeno doping ha una diffusione molto più consistente, coinvolgendo anche migliaia di sportivi amatoriali. Inoltre, l’allarmante fenomeno riguarda anche le giovani leve di sportivi dilettanti (i professionisti del futuro), quindi una fascia di età che parte dai 13-15 anni. L’ambiente delle palestre è a sua volta un terreno fertile per il doping, dove con sorprendente facilità circolano sostanze proibite. Va sottolineato che negli ambienti cosiddetti “amatoriali”, chi assume sostanze dopanti lo fa probabilmente senza alcun controllo medico e a volte avendo già in partenza qualche problema di salute (come ad esempio ipertensione arteriosa e diabete); pertanto i rischi, già elevati, aumentano ulteriormente. Bisogna informare e mettere in guardia tutti gli sportivi non professionisti sui rischi che corrono facendo uso di sostanze illecite (droghe e farmaci) senza nemmeno prendersi la briga di controllare il proprio stato di salute, mentre purtroppo alcuni professionisti, che sanno già queste cose, a quanto pare cercano comunque di migliorare le proprie prestazioni in modo illecito, forse con l’aiuto di medici compiacenti.
Sport a ogni livello e a tutte le età, quindi, malato di doping. Una malattia che ormai troppo spesso fa dubitare l’uomo della strada della validità delle prestazioni dei campioni sportivi. Una malattia che può essere mortale per chi sceglie di seguire queste vie. Che è difficile da combattere, anche per il muro di omertà che esiste nel mondo dello sport, dove gli interessi e i soldi in gioco sono davvero tanti. Una malattia che possiamo provare a curare, cercando di fare corretta informazione: sulle sostanze in circolazione e sui loro potenti effetti dannosi e sui rischi che si corrono facendone uso, a fronte di vantaggi che spesso sono dubbi o effimeri; i risultati si devono ottenere con l’ allenamento, con il sacrificio, con un’alimentazione corretta e bilanciata, con molta pazienza e perseveranza. Da veri sportivi, insomma.

Tre categorie di sostanze dopanti
Le sostanze dopanti possono essere classificate grossolanamente in tre gruppi, anche se esistono alcune droghe che non rientrano in queste categorie. Non tralasciamo alcuni farmaci ancora sperimentali, quindi non reperibili sul mercato ufficiale, ma che arrivano ugualmente in certi ambienti, per non parlare poi delle recenti scoperte, fatte da chi indaga a livello giudiziario, circa l’impiego di medicinali per uso veterinario, sì, proprio doping per “cavalli”.
I tre gruppi (e che elencano sostanze tutte proibite dal CIO e dal CONI) sono:

1. Farmaci che agiscono come stimolanti del sistema nervoso (come ad esempio caffeina, cocaina, anfetamine e altre sostanze stupefacenti in generale). Vengono assunti per cercare di allontanare il senso della fatica; come ad esempio nell’ambito di una partita di calcio, in cui per 90 minuti si può ricercare una grande reattività senza sentire la fatica, salvo poi pagarne le conseguenza nel dopo partita o talvolta anche durante (non dimentichiamo che il senso di fatica è un prezioso meccanismo di difesa del corpo umano).

2. Farmaci che cercano di migliorare la prestazione negli sport ad alto impegno cardiovascolare stimolando la produzione di globuli rossi per potenziare il sistema di trasporto dell’ossigeno nell’organismo (che gioca un ruolo fondamentale nei suddetti tipi di attività sportiva). Vengono di solito utilizzati (a volte abbinati ad altri farmaci che hanno il compito di neutralizzarne l’evidenza nei test antidoping) non in concomitanza della singola gara, bensì su tempi medio lunghi prima delle gare “da vincere”, con lo scopo di migliorare le capacità e le prestazioni in vista di un evento agonistico che durerà un determinato periodo di tempo. Tra questi farmaci la famigerata eritropoietina e alcuni analoghi.

3. Farmaci che incrementano la massa muscolare: soprattutto anabolizzanti e ormone della crescita. Il fine è di incrementare in tempi abbastanza brevi le masse muscolari riducendo nel contempo la massa grassa corporea, senza dover fare troppa fatica con sedute allenanti di potenziamento.
E’ bene sottolineare ancora che gli effetti collaterali di tutte queste sostanze possono avere conseguenze letali.

A cura di Elena Villa

 

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