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Benessere

Sonno, se è disturbato si fa più fatica ad allontanare i pensieri negativi?

19/02/2018

Disturbi del sonno e disturbi dell’umore. L’associazione è nota e salda, come indica una nuova ricerca pubblicata su Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry. Chi dorme meno di otto ore a notte – hanno visto i suoi autori – fa più fatica ad allontanare pensieri negativi, intrusivi e rimuginii, tutti tratti tipici dei soggetti con disturbi psicologici come ansia e depressione. Ne parliamo con il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e Responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas.

Lo studio

I due ricercatori, della Binghamton University di New York (Stati Uniti), hanno coinvolto nello studio cinquantadue adulti con alti livelli di pensiero negativo ripetitivo. Quello di “pensiero negativo ripetitivo” è un concetto introdotto di recente in letteratura che identifica un processo attraverso il quale un individuo concentra la sua attenzione su problemi ed esperienze in maniera incontrollabile.

Questa forma di pensiero si associa a diversi sintomi dei disturbi d’ansia o depressivi, come la paura circa eventi futuri o il rimuginio su eventi passati, ricordano i ricercatori. Non solo. I soggetti che la manifestano spesso sono interessati anche da disturbi del sonno e del ritmo circadiano. Se questa forma di pensiero è accresciuta, si può avere difficoltà ad allontanare l’attenzione da informazioni che possono suscitare una reazione emotiva negativa. E questo può contribuire a incrementare il pensiero negativo ripetitivo. Ai partecipanti allo studio sono state mostrate delle immagini con l’obiettivo di scatenare una risposta emotiva. Di fronte a questi stimoli è stata rilevata la loro attenzione attraverso il movimento degli occhi.

I risultati

Al termine della ricerca, i due scienziati hanno visto che le alterazioni del sonno, in particolare la difficoltà ad addormentarsi, erano correlate alla difficoltà a distogliere la propria attenzione dalle informazioni che potessero stimolare una reazione emotiva negativa. Uno scarso riposo potrebbe dunque contribuire a mantenere “vivi” i pensieri negativi e il rimuginio e a far sì che questi pregiudichino la qualità di vita degli individui. Come ricordano gli autori della ricerca, in condizioni normali un individuo è in grado di ricevere informazioni negative ma di passare oltre. Il contrario di quanto hanno mostrato i partecipanti nel corso dei test.

In conclusione, i dati suggeriscono come i disturbi del sonno potrebbero essere associati a uno specifico impatto sulle risorse cognitive di cui si ha bisogno per poter controllare l’attenzione e distoglierla dalle informazioni emotive negative. Tuttavia lo studio, come ricordano gli stessi scienziati, presenta alcune limitazioni. Una relazione di causa ed effetto tra sonno e attenzione non può essere desunta da questo tipo di studio. Il lavoro è stato peraltro condotto senza un gruppo di controllo che avrebbe potuto indicare come la relazione tra insonnia, attenzione e reazione emotiva fosse potuta non essere esclusiva nei soggetti con pensiero negativo ripetitivo. Pertanto sono necessarie ulteriori ricerche sulla correlazione tra l’insonnia e questa forma di pensiero rilevante in diversi disturbi psicologici.

Depressione, ansia e rimuginio

La relazione tra disturbi del sonno e disturbi psicologici è stretta: «I disturbi del sonno affliggono circa il 90% dei soggetti depressi. La depressione – spiega il dottor Tullo – può associarsi sia all’ipersonnia, e quindi a un’eccessiva sonnolenza diurna, sia all’insonnia e quindi a una diminuzione della qualità e quantità del sonno. I soggetti depressi dormono poche ore e si svegliano molto presto in preda spesso all’angoscia. La latenza di addormentamento è più lunga e la quantità di sonno a onde lente (il sonno ristoratore) è ridotta di circa 1/3 rispetto ai soggetti normali».

«Inoltre la relazione tra depressione e insonnia è a doppio senso nel senso che l’insonnia non è soltanto un sintomo tipico della depressione ma può essere anche un fattore di rischio per l’insorgenza della depressione».

«Alla depressione e all’ansia spesso si accompagna un fenomeno mentale, il rimuginio, che contribuisce al mantenimento e aggravamento di questi due disturbi. È caratterizzato da pensieri ripetitivi e incontrollabili focalizzati su contenuti negativi di eventi che potrebbero accadere nel futuro. Il rimuginio può avere effetti deleteri sulla salute fisica e mentale; il rimuginio cronico può portare a sintomi psico-fisici invalidanti come insonnia, irrequietezza, cefalea, irritabilità, nausea e deficit di attenzione e concentrazione», conclude lo specialista.

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