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Alimentazione

Bevitore per caso o alcolista?

09/11/2005

Continuiamo a parlare di abuso di sostanze alcoliche, un fenomeno presente nella nostra società e molto spesso sottovalutato.Il dott. Maurizio Tommasini, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas ci spiega che cosa sono l’abuso di alcol e l’alcolismo vero e proprio e quali sono le diverse classi di bevitori.

Che cos’è l’abuso di alcol: la dose “innocua”
“Non è facile definire l’abuso di alcol – spiega il dott. Maurizio Tommasini – in quanto le variabili da prendere in considerazioni sono molteplici e le categorie che si possono individuare sono per forza di cose generali, poiché per ciascun individuo esiste una dose di alcol “innocua”. L’alcol viene smaltito dall’organismo secondo meccanismi influenzati da differenti variabili. A parte le persone malate, sottoposte a terapie farmacologiche e che rientrano in sottocategorie che necessitano di un approccio personalizzato e per le quali l’assunzione di alcol è ancora più critica, le persone sane devono essere innanzitutto distinte tra uomini e donne.
Ci sono infatti caratteristiche genetiche diverse nel metabolizzare l’alcol da parte del fegato. In linea di massima la donna, a parità di peso, ha una capacità di metabolizzare l’alcol inferiore del 50% rispetto all’uomo, per cui la dose “innocua” per la donna è la metà rispetto a quella dell’uomo.
Un altro parametro importante da considerare è la massa corporea: la quantità pro-chilo “innocua” è quindi diversa a seconda della struttura corporea.
A parità di categoria ci sono poi due diverse tipologie genetiche di metabolizzare l’alcol diffuse nella popolazione: c’è chi lo metabolizza molto velocemente e possiede quindi la capacità di tollerare una maggiore quantità di alcol e chi invece lo metabolizza più lentamente, ad esempio gli orientali.
E’ sicuramente vera un’affermazione che deriva dalla tradizione popolare e che sostiene che il sistema di metabolizzare l’alcol possa essere in qualche modo “allenato”: questo spiega perché una quantità di alcol modesta nel primo bevitore (il ragazzino che non ha mai bevuto) possa essere molto tossica e sfociare in un’epatite acuta alcolica.
Esistono poi due tipologie di abuso alcolico: l’abuso acuto, cioè l’assunzione di una quantità elevata di alcol in una volta sola; l’abuso cronico, la situazione di chi costantemente beve una dose eccessiva di alcol.
Va sottolineato che al nostro organismo non interessa se l’alcol che assumiamo sia o meno mischiato in bevande diverse o venga assunto a stomaco vuoto o nel corso del pranzo. L’importante è, come abbiamo, detto la quantità. E’ logico che bere a stomaco vuoto è più dannoso, in quanto l’azione dell’alcol si riscontra direttamente sullo stomaco e sull’intestino, e sono maggiori gli effetti euforizzanti”.

Le classi di bevitori
“Prendendo in considerazione una persona sana di corporatura media (per cercare di fornire delle indicazioni è indispensabile generalizzare), si può considerare bevitore leggero – e quindi persona che beve in modo sano e che non va incontro a problemi derivanti dall’assunzione di alcol – chi beve da 0 fino a 20-30 grammi di alcol puro al giorno (ad esempio due bicchieri di vino oppure due lattine di birra da 0,33 cl oppure un bicchierino di superalcolico). Dal punto di vista degli effetti dell’alcol sulla salute, il bevitore leggero può quindi essere assimilato all’astemio.
Esiste comunque un problema di carico: la dose di alcol sopra-indicata andrebbe diluita nelle 24 ore e non assunta tutta assieme.
Quando si superano i 30 grammi (ad esempio mezzo litro di vino) si entra nella categoria del bevitore moderato, dove molte persone non hanno problemi. Qui va fatta una distinzione tra i sessi: bevitore moderato è l’uomo che assume fino a 40 grammi d’alcol al giorno, mentre la donna deve essere considerata bevitrice moderata già quando arriva a 30 grammi.
Il forte bevitore uomo è colui che assume tra i 40 e gli 80 grammi di alcol quotidianamente (tra il mezzo litro e il litro di vino); per la donna la quantità che la qualifica forte bevitrice è inferiore, bastano 50 grammi di alcol.
Oltre questi dati si entra nella categoria di bevitore eccessivo.
La cosa importante da sottolineare è che, come credo risulti chiaro, non stiamo parlando di persone che si ubriacano. Non stiamo parlando di effetto euforizzante dovuto all’assunzione, anche occasionale, di una smodata quantità di alcol. Ciò che stiamo sottolineando è quanto sia semplice superare, anche quotidianamente, i limiti sopra indicati e quindi rientrare nella classe di moderati o addirittura forti bevitori. Basti pensare a quante volte capita di prendere l’aperitivo, bere poi vino a tavola e concludere la giornata con un amaro o un superalcolico. Ecco come è facile rientrare nelle categorie di rischio: rischio che è tanto maggiore quanto più ci si sposta nelle diverse classi di bevitore moderato, forte ed eccessivo.
Il 90% della popolazione italiana adulta consuma alcolici, di questo l’8,3% rientra nella categoria dei forti bevitori, il 2,5% è considerato bevitore problematico, con problemi comportamentali legati al consumo alcolico, o alcolista cronico. Il 40-50% degli italiani che beve alcol ha problemi di salute, il 10% degli uomini e il 5% delle donne hanno problemi comportamentali.
A influire sull’entità dei danni causati dall’abuso di alcol – e quindi sulla giusta quantità da assumere, tenendo conto della classificazione esposta – vi è anche la storia familiare: la presenza cioè in famiglia di persone che hanno avuto problemi di salute che potevano essere spiegati da un eccessivo consumo di alcol, malattie del fegato, ematologiche, neurologiche. Una certa familiarità per certe patologie dovrebbe far meditare sulla possibilità del nostro organismo di tollerare un certo quantitativo di alcol”.

L’alcolismo cronico
“La punta dell’iceberg dell’abuso di alcol è rappresentata dall’alcolismo vero e proprio, cioè dalla dipendenza dall’alcol, che può avere anche delle basi genetiche. La genetica dell’alcolismo è stata studiata a fondo nei Paesi anglosassoni, in cui il problema è più rilevante che da noi. L’alcol va in questo caso considerato come una droga a basso costo e facile da reperire. Il problema dell’alcolismo che, ripeto, è diverso dall’abuso alcolico, è spesso nascosto e viene rifiutato sia dalla persona coinvolta che da coloro che le stanno vicino senza che nessuno lo riesca a identificare, fino a che la situazione non diventa insostenibile. Nella fase iniziale di questa situazione colui che dipende dall’alcol viene spesso visto come un “compagnone” allegro, simpatico e divertente e non come una persona che ha dei problemi di dipendenza e abuso alcolico. L’alcolista viene spesso riconosciuto solo in seguito a eventi quali l’incidente stradale, il comportamento morboso o il cambiamento di carattere, che a volte portano alla perdita del posto di lavoro e degli affetti familiari. L’alcolista cronico è soggetto a disturbi comportamentali non solo quando è sotto l’effetto dell’ubriachezza, ma anche nei periodi di tempo in cui non beve; è poi soggetto a crisi di astinenza che provocano un tremens muscolare serio che può portare alla morte. La disintossicazione da alcol deve essere effettuata sotto stretto controllo medico, poiché la buona volontà del soggetto, di amici e parenti non è assolutamente sufficiente”.

L’abuso alcolico e il suo impatto sulla società
“All’abuso alcolico possiamo attribuire dal 5 al 10% dei ricoveri ospedalieri. Non dobbiamo considerare solo i ricoveri in conseguenza dell’ubriachezza, un problema tutto sommato marginale, quello che abbiamo definito come la punta dell’iceberg. Dobbiamo invece tenere conto di tutte quelle patologie che vengono provocate o aggravate dal consumo eccessivo di alcol e che illustreremo in seguito.
Il 5% delle pensioni di invalidità sono legate all’abuso alcolico.
Ogni anno si possono attribuire circa 25.000 decessi a patologie correlabili all’abuso alcolico.
In termini di giornate di lavoro perso, sono 25 milioni le giornate lavorative perse in Italia a causa di questo problema.
Anche se la salute delle persone ha un valore senza dubbio superiore a qualunque discorso economico, il costo in termini economici di questo problema e la quantità delle risorse che assorbe (e che potrebbero essere impiegate in modo diverso) sono aspetti che non possono essere negati né ignorati. Quindi sarebbe utile investire risorse per attuare un programma educativo volto a insegnare ai giovani un sano rapporto con le bevande alcoliche”.

A cura di Elena Villa

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