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Benessere

Depressione, la mindfulness meglio dei farmaci?

30/06/2016

Per evitare che la depressione ritorni, i benefici maggiori potrebbero arrivare dalla mindfulness. Questa tecnica, che fa parte del gruppo delle terapie cognitive di terza generazione, sarebbe più efficace nel prevenire le recidive della depressione soprattutto per quei pazienti che manifestano sintomi residui più gravi. Tutto questo rispetto ai trattamenti standard della depressione anche di natura farmacologica.

Un team di ricercatori della University of Oxford (Regno Unito) ha condotto una meta-analisi su diversi studi pubblicati sull’argomento. È stato valutato il quadro clinico di 1258 persone di età media pari a 47 anni che soffrivano di depressione ricorrente. Dai risultati della ricerca è emerso che, fra coloro che avevano ricevuto un trattamento basato sulla mindfulness, poco meno del 40% aveva dovuto fare i conti con una recidiva di depressione in 60 settimane di follow-up. Tra i pazienti trattati con altre opzioni terapeutiche, invece, l’incidenza di una recidiva era pari al 49%.

Le probabilità che in queste 60 settimane la depressione ritornasse erano dunque più basse del 30% nei pazienti trattati con terapia cognitiva basata sulla mindfulness. Percentuale che scendeva al 23% se alla mindfulness era associata anche una terapia farmacologica a dosi via via inferiori o discontinua, rispetto ai pazienti sottoposti a terapia farmacologica continuativa.

La ricerca è stata pubblicata su JAMA Psychiatry.

La mindfulness è una tecnica ideata negli Stati Uniti circa 30 anni fa che insegna a prestare attenzione ai propri processi mentali con intenzione, facendo riferimento solo al presente e con un atteggiamento non giudicante. La mindfulness contribuirebbe a migliorare la consapevolezza dei propri processi mentali che spesso ci appaiono opachi.

Ne abbiamo parlato con gli specialisti di Humanitas.

Lo studio indica l’efficacia dell’approccio terapeutico basato sulla mindfulness per la prevenzione delle ricadute nei soggetti con depressione ricorrente. Un dato importante è che i benefici della mindfulness sarebbero trasversali e quindi indipendenti dall’età, dal genere, dal livello di istruzione e dallo stato civile del soggetto.

Quale potrebbe essere il “segreto” della mindfulness?

Il vantaggio della mindfulness, rispetto per esempio alle terapie farmacologiche, risiede nel fatto che il paziente è attivo nel suo processo di cura durante il quale viene sottoposto ad un percorso di apprendimento. Il paziente acquisisce infatti nuove abilità volte alla comprensione, monitoraggio e gestione dei propri processi mentali e delle proprie emozioni. Il paziente potrà utilizzare questo nuove bagaglio di abilità per fronteggiare situazioni future potenzialmente critiche senza appellarsi all’aiuto dello specialista. Uno dei vantaggi della mindfulness, ma della psicoterapia in generale, sia quello di rendere il paziente autonomo nel fronteggiare le sfide dell’esistenza.

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