Benessere

Orticaria, colpito il 20% della popolazione

09/06/2015

L’orticaria acuta, con la sua buona dose di prurito, ha colpito almeno una volta una persona su cinque. Nettamente più bassa invece l’incidenza dell’orticaria cronica che interessa solo il 2% circa della popolazione, secondo alcuni studi disponibili. I dati sono stati diffusi dalla Siaic, la Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica.

L’orticaria colpisce più le donne che gli uomini e in particolare tra i 35 e i 45 anni. Si caratterizza per la comparsa di eruzioni cutanee che nella maggior parte dei casi si risolvono nel giro di poche ore. Sono i pomfi, cioè gonfiori di colore rosso-roseo, accompagnati da prurito che ricordano le punture d’insetto e che interessano la maggior parte della pelle, dal volto alle mani. Se il gonfiore è più profondo, si parla di angioedema che può causare dolore e limitare i movimenti. A volte compare anche su labbra e lingua, deformandole.

Se i sintomi sono presenti oltre sei settimane, il soggetto è colpito da orticaria cronica che, come riportano gli esperti della Siaaic, guarisce spontaneamente nell’arco di un anno nel 25% dei casi. L’orticaria cronica può essere spontanea se le manifestazioni insorgono spontaneamente, o inducibile, quando sono indotte da stimoli fisici, chimici o ambientali, come il freddo, il caldo, la luce solare, l’acqua, lo sforzo fisico, lo sfregamento e la pressione sulla pelle. «L’orticaria non è una malattia piuttosto un disturbo causato da una disregolazione del sistema vascolare cutaneo: c’è una abnorme perdita di acqua dai vasi che va a gonfiare la pelle, poi l’acqua si riassorbe e il pomfo scompare salvo comparire in un’altra sede. La sede, dunque, è di volta in volta diversa», spiega il professor Marcello Monti, responsabile di Dermatologia dell’Ospedale di Ricerca Humanitas.

«Il trattamento punta a regolare questa funzione, ma spesso l’orticaria è curata in modo errato – continua. In primo luogo vengono prescritti diversi esami che si rivelano inutili perché quasi sempre negativi. Ancora, i farmaci che si somministrano più di frequente hanno effetti nulli o addirittura controindicazioni. Gli antistaminici, ad esempio, non sono in grado di guarire la malattia ma solo di attenuare i sintomi. Il cortisone, invece, non fa altro che cronicizzare il disturbo: una volta svanito il suo effetto, l’orticaria ritorna. Per questo motivo il paziente diventa dipendente dal cortisone e non riesce a farne a meno. Gli immunosoppressori, infine, come la ciclosporina A, oltre ad agire come il cortisone, hanno dei rilevanti effetti collaterali».

Qual è dunque il miglior trattamento per l’orticaria?

«Humanitas è diventato un centro di riferimento per il trattamento dell’orticaria grazie all’uso di flunarizina, un farmaco calcioantagonista con funzione anche antistaminica. Va assunto a cicli di 21 giorni al mese, con una sospensione di una settimana, ma può essere sufficiente anche un solo ciclo. Oltre alla flunarizina, si possono usare altri farmaci, come gli antiserotoninici o gli antileucotrieni, che sapientemente prescritti portano alla guarigione dell’orticaria nella stragrande maggioranza dei casi», risponde il professore.

Per il trattamento dell’orticaria cronica si potrà presto ricorrere a una terapia biologica: «É un nuovo trattamento che impiega un anticorpo monoclonale anti IgE già accettato dall’Agenzia europea per i medicinali e sperimentata negli Stati Uniti. In Italia non è ancora disponibile», conclude il professor Monti.

 

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