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Benessere

I traumi all’osso sacro non vanno sottovalutati

22/04/2015

A chi non è mai capitato di scivolare sulla neve o su una rampa di scale resa sdrucciolevole dalla pioggia e di sbattere – più o meno violentemente – l’osso sacro per terra? In alcuni casi questo tipo di trauma, apparentemente innocuo, può essere anche molto rischioso soprattutto se si verifica ad alto impatto o se il soggetto ha già un problema preesistente di debolezza ossea, dovuto magari alla presenza di osteoporosi. Si può infatti verificare il cosiddetto “trauma in successione”, termine tecnico che descrive quello che viene comunemente chiamato “insaccamento” delle vertebre.

Il risultato? «Traumi di diversa severità a carico dell’osso sacro e del coccige – spiega la dottoressa M. Cristina D’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Onde D’Urto dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano – alcuni risolvibili con pochi giorni di riposo e ghiaccio sulla parte interessata, altri più dolorosi e più lenti a guarire». A rischiare sono poi anche i muscoli del collo, che in seguito alla caduta possono irrigidirsi e contrarsi anche in modo serio, e non solo: anche le articolazioni dei polsi possono esserne coinvolte, poiché le mani vengono istintivamente atteggiate e appoggiate “a difesa” durante la caduta, con ripercussioni di gravità variabile a seconda della forza dell’impatto.

 

Traumi all’osso sacro, non bisogna sottovalutare il dolore

Tra i sintomi caratteristici di questo infortunio ci sono il dolore localizzato nell’area circostante l’osso sacro e il coccige, che si acuisce in particolare nella posizione da seduti; eventuale presenza di ematoma; dolori nel cambio di posizione. «Se il trauma è stato di una certa importanza o comunque il dolore molto forte e persistente è indicato sottoporsi a un controllo in pronto soccorso per verificare con esami radiografici la presenza o meno di una eventuale frattura in questa regione anatomica o anche lesioni ossee più importanti come la lussazione del coccige, per esempio – continua la dottoressa d’Agostino –. Attenzione, poi, a non sottovalutare il dolore: perché i traumi, in genere, se non curati adeguatamente nelle primissime fasi possono anche portare a dolori cronici, talora difficili da eradicare. In particolare i traumi in questa regione anatomica possono essere una delle cause di “coccigodinia”, una condizione caratterizzata da dolore persistente in zona sacro-coccigea, relativamente resistente alle terapie».

Importante poi, al momento della valutazione clinica, «verificare se siano presenti anche eventuali dolori in altre parti del corpo correlabili con il trauma stesso (soprattutto a polsi, mani e alla colonna, ecc), per non rischiare che lesioni secondarie al meccanismo di impatto possano restare misconosciute, con possibili sequele o ritardi nella guarigione», conclude la studiosa.

 

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