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Individuato uno dei meccanismi che precedono la sincope

20/02/2015

A svelare uno dei meccanismi che precedono le sincopi è Raffaello Furlan, responsabile dell’Unità Operativa Clinica Medica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano): «Nei momenti che precedono una sincope si registra un’attività nervosa simpatica diretta agli arti inferiori molto alta ma non organizzata nel modo ottimale. Questa osservazione è esattamente opposta a quello che si pensava una volta, quando si riteneva che la tendenza a svenire nei soggetti colpiti da sincope dipendesse, al contrario, da una scarsa attività nervosa simpatica diretta agli arti inferiori, tale da non garantire una sufficiente vasocostrizione arteriosa. Nonostante, tuttavia, la presenza di questo ipertono simpatico, la pressione sanguigna tende inesorabilmente a scendere, e se il soggetto non si sdraia o non si mette seduto il risultato sarà di sicuro lo svenimento».

L’esperto, che sull’argomento ha recentemente scritto un libro, “Vasovagal syncope” (Springer Publisher), spiega che la scoperta è stata effettuata grazie a delle osservazioni sperimentali nell’ambito di uno studio condotto a Colonia, in Germania, col Programma spaziale europeo.

Lo studio è stato eseguito su 20 volontari sani maschi, che sono stati tenuti sdraiati a -6° di inclinazione a testa in giù per 24 ore al giorno per tre settimane. «L’obiettivo era studiare le modificazioni a carico del sistema nervoso di regolazione cardiovascolare analoghe a quelle che insorgono a causa dell’assenza di gravità – spiega il dottor Furlan –. Gli astronauti quando tornano dallo spazio sono ad altissimo rischio di sincope, perché non sono in grado di stare in piedi e devono riabituarsi gradualmente alla gravità terrestre».

Al termine delle tre settimane, spiega lo studioso, «abbiamo notato che rimettendo in piedi i 20 partecipanti allo studio questi tendevano a svenire come analogamente accade agli astronauti di ritorno sulla Terra».

«Abbiamo appurato che l’elemento più importante nel controllo pressorio da parte del sistema nervoso simpatico è rappresentato dalla frequenza di stimolazione con cui i nervi simpatici agiscono sui vasi arteriosi. Infatti l’attività di scarica nervosa di controllo dei vasi avviene secondo una certa frequenza ottimale che risulta essere di circa 6 scariche nervose al minuto. Questa frequenza di scarica è fondamentale per garantire un’appropriata vasocostrizione arteriosa che a sua volta consente al soggetto di mantenere inalterata la pressione e di reggersi normalmente in piedi. Se, però, l’attività nervosa simpatica diretta agli arti inferiori cambia la frequenza di scarica, e ad esempio aumenta, la vasocostrizione arteriosa periferica viene meno, il soggetto si ipotende e sviene. In poche parole, l’attività nervosa simpatica c’è ma non viene riconosciuta come tale dai vasi arteriosi dell’organismo».

Poiché l’attività respiratoria è un potente perturbatore dell’attività nervosa simpatica vascolare, spiega l’esperto, «dai risultati ottenuti abbiamo ipotizzato che sia possibile, attraverso una respirazione regolare di 6 cicli al minuto, sincronizzare la frequenza di scarica nervosa simpatica e riportarla a valori adeguati per garantire una risposta vasocostrittoria da parte dei vasi arteriosi. Vorremmo insegnare ai giovani predisposti agli episodi sincopali a respirare in tal modo non appena si presentano i sintomi premonitori di una sincope vasovagale – testa leggera, nausea, pallore e sudorazione algida – in modo da cercare di prevenire lo sviluppo della sincope stessa».

 

                                                                            Commento del professor Raffaello Furlan

responsabile cardiologo, internista e Responsabile di Clinica Medica in Humanitas

 

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