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Emorroidi, ragadi e polipi: cosa hanno in comune?

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Ci si spaventa molto quando ci si accorge di tracce di sangue rosso vivo con le feci. Non è sicuramente una situazione “normale” e nasconde l’insorgenza di qualche problema. Scopriamo le possibili cause con il dottor Pietro Militello, chirurgo generale e proctologo di Humanitas Mater Domini.

“La proctorragia, così si definisce questa situazione, può essere il sintomo di diverse malattie dell’apparato digerente, dalle emorroidi a quelle più serie, come il tumore del retto basso. Può essere associata a piccole lesioni dell’ano estremamente dolorose durante e per alcune ore dopo l’atto evacuativo (ragadi anali) o alla presenza di polipi del canale anale che possono essere “irritati” dal passaggio di feci dure, soprattutto se si soffre di stitichezza”, spiega il dottor Pietro Militello.

Per individuare la malattia che provoca il sanguinamento, è necessario prestare attenzione agli ulteriori sintomi che si avvertono.

Ecco qualche esempio. Il dolore urente (simile al bruciore) della ragade anale, consente già dalla prima visita di diagnosticare il disturbo. Il tenesmo rettale (necessità di defecare urgentemente, a volte anche in modo improduttivo) più facilmente si associa ad una lesione interna (polipo). La presenza di “palline” palpabili in sede anale, prevalentemente dopo uno sforzo defecatorio, suggeriscono la presenza di emorroidi.

Diverso è il caso in cui il sangue non si presenta con le feci, ma nelle feci. In questo caso, si può parlare di diverticoli, ossia una malattia che colpisce i tratti intestinali a monte e che può provocare sanguinamento, a volte anche copioso, al punto tale da confonderlo con la proctorragia; in alternativa potrebbe trattarsi di un tumore dell’intestino o di malformazioni vascolari dello stesso (angiodisplasia).

Il consiglio è quello di non allarmarsi ma, riscontrato un sanguinamento anche occasionale, di consultare sempre il proprio medico o di avvalersi di una consulenza specialistica proctologica, durante la quale sarà possibile impostare un adeguato iter diagnostico-terapeutico.

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