Benessere

I consigli per avere dei piedi sani e belli da vedere

31/01/2005

Alluce valgo, dita a martello, neuroma di Morton, piede piatto o cavo, spina calcaneale: sono alcune fra le patologie più frequenti del piede. E sono spesso accentuate da cattive abitudini, come l’utilizzo di scarpe a punta e tacchi alti. Il dott. Leonardo Maradei, Capo Sezione di Chirurgia Ortopedica Mininvasiva dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Humanitas, spiega come prevenirle e come curarle.

Dott. Maradei, quali sono le patologie più frequenti a carico del piede?

“Innanzitutto dobbiamo distinguere fra patologie a carico dell’avampiede e a carico del retropiede.
Fra quelle dell’avampiede, una delle più frequenti è l’alluce valgo, condizione per cui l’alluce devia verso le altre dita del piede giungendo, nei casi più gravi, a sovrapporsi al secondo e al terzo dito. E causando spesso un’altra patologia frequentissima: il secondo dito a martello o (a seconda della falange interessata) a maglio o ad artiglio. Si tratta di deformità delle falangi delle dita dei piedi che curvano verso l’alto in corrispondenza dell’articolazione centrale e che causano difficoltà a muovere il dito e dolore durante la camminata o altri movimenti del piede. Spesso queste patologie si associano a metatarsalgie (sovraccarico del metatarso), che esplodono in dolori alla pianta del piede.
Un’altra patologia molto diffusa a carico dell’avampiede è il neuroma di Morton: una cisti del nervo interdigitale, frequente in genere fra il terzo e il quarto dito, che comprime il nervo stesso causando un dolore molto intenso”.

Le patologie dell’avampiede sono più frequenti nella donna che nell’uomo?

“Sì, perché in parte si legano all’utilizzo di calzature troppo strette, poco morbide e molto a punta, e di tacchi troppo alti. In tali condizioni, le dita possono premere contro la punta o la parte superiore delle calzature costringendole in una posizione innaturale e causando dolore.
A questi fattori estrinsechi si aggiungono comunque anche la familiarità ed una certa predisposizione da parte del paziente. Ad esempio incide molto la conformazione del piede: il ‘piede cavo’ (che porta ad un sovraccarico del retropiede e dell’avampiede) e il ‘piede piatto’ (appiattimento della volta plantare) rappresentano vere e proprie patologie che, se non corrette fin da bambini, portano negli adulti a seri problemi a livello dell’avampiede, del retropiede e perfino dell’articolazione della caviglia”.

Quali sono invece le più frequenti patologie a carico del retropiede?

“Innanzitutto la spina calcaneale, un’infiammazione a livello plantare con formazione di calcificazioni, che causa un dolore molto intenso al momento dell’appoggio del piede.
Altre patologie frequenti del retropiede sono lo sprone calcaneare (calcificazione a livello del calcagno che può creare tendiniti dell’Achilleo) e deviazioni dell’asse del calcagno in valgo o in varo che spesso si associano al piede piatto e cavo”.

Quali le soluzioni contro le dita a martello?

“Al di là del normale buonsenso, che dovrebbe spingerci ad utilizzare calzature comode, una prima soluzione è rappresentata dal cosiddetto trattamento conservativo: in caso di alluce valgo e dita a martello l’uso di particolari tutori che mantengono il dito disteso e in posizione corretta, e specifici esercizi fisioterapici come lo stretching delle dita. In caso di piede piatto e cavo, l’utilizzo di appositi plantari. In caso di spina calcaneale, terapia con onde d’urto e utilizzo di presidi ortopedici, ad esempio di talloniere morbide”.

E quando tutto questo non è sufficiente?

“Allora può essere necessario il trattamento chirurgico: mini-invasivo per l’avampiede, più invasivo invece per il retropiede. Può essere effettuato sull’osso, sulle parti molli o su entrambi. E si differenzia a seconda delle patologie”.

Può farci qualche esempio?

“Per l’alluce valgo, fra le diverse tecniche oggi disponibili qui in Humanitas preferiamo utilizzare la cosiddetta PDO (osteotomia percutanea distale). Questa tecnica permette la correzione della deviazione del metatarso attraverso una sezione dell’osso eseguita praticando un’incisione cutanea di solo 1cm a livello distale del metatarso. La correzione viene mantenuta da un filo che rimane in sede per 4 settimane. La sua rimozione, che avviene ambulatoriamente, è indolore. La minima invasività della metodica ci permette di eseguire tale intervento in Day Hospital in anestesia loco- regionale.
Per il dito a martello, a maglio o ad artiglio effettuiamo trasposizioni tendinee e, nei casi più gravi, artrodesi, una tecnica che permette di saldare in posizione corretta le falangi.
Per il neuroma di Morton la soluzione più diffusa è l’asportazione, quando le cisti superano i 4 mm: con una mini-incisione o, se particolarmente piccole, con un ago e la radiofrequenza.
Più complesso, invece, è il trattamento per il piede piatto e il piede cavo, che richiedono spesso osteotomie e utilizzo di mezzi di sintesi”.

Dopo un intervento, si hanno difficoltà a camminare?

“Il paziente può riprendere a camminare il giorno stesso dell’intervento. Ovviamente avrà difficoltà ad indossare calzature normali, e dovrà usare calzature apposite per un determinato periodo, che varia a seconda della problematica e del trattamento chirurgico effettuato”.

Di Monica Florianello

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