Benessere

Artrosi: molti ne parlano, tanti ne soffrono

17/04/2002

Sono circa 4 milioni gli italiani che soffrono di artrosi, una malattia degenerativa della cartilagine, ovvero il tessuto che riveste l’interno dell’articolazione. L’artrosi colpisce il 25-30% delle persone dopo i 50 anni. Il dott. Attilio Riva, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia di Humanitas Gavazzeni, spiega che con le attuali tecniche chirurgiche i pazienti possono ritornare a condurre una vita normale.

Sintomi e diagnosi
La forma primaria, causata dalla semplice usura, è particolarmente frequente negli anziani, mentre quella secondaria colpisce anche persone giovani, perché è una delle possibili conseguenze di traumi, fratture, o malformazioni. I distretti del corpo più interessati sono l’anca, il ginocchio e la colonna vertebrale, cioè gli arti inferiori, che maggiormente subiscono il sovraccarico funzionale. Oltre alla familiarità, l’artrosi può essere favorita dall’eccessivo peso corporeo e dalla deviazione dell’asse di carico. I sintomi dell’artrosi sono principalmente tre: dolore, limitazione dei movimenti, deambulazione claudicante. La diagnosi di artrosi si basa sulla visita con valutazione dei sintomi e sulla radiografia eseguita nel distretto del corpo dolorante. Attraverso strumentazioni come l’ecografo, la TAC spirale e la Risonanza Magnetica articolare, è possibile oggi realizzare diagnosi ad alta definizione. Per l’artrosi del ginocchio esiste un altro mezzo di indagine: l’artroscopia. Non esistono rimedi farmacologici in grado di curare definitivamente l’artrosi: i cosiddetti FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), cioè non derivati dal cortisone (una sostanza dalle proprietà antinfiammatorie) hanno una potente azione antidolorifica, ma il loro uso prolungato può avere un effetto nocivo sull’organismo. Oltre a quella farmacologica, esistono anche la fangoterapia e la terapia fisica conservativa (ultrasuoni, ionoforesi, laser).

L’artroscopia come metodica chirurgica per il ginocchio
Con la video-artroscopia articolare soprattutto la chirurgia del ginocchio ha raggiunto nuovi traguardi che rendono, nella maggior parte dei casi, superati gli interventi chirurgici invasivi e più rapidi i recuperi post-operatori. Nata come metodica di indagine, è diventata poi anche un trattamento chirurgico per artrosi iniziali allo scopo di spostare di uno o due anni l’intervento protesico. La chirurgia artroscopica permette di riparare lesioni meniscali e legamentose, di ricostruire i legamenti crociati e di eseguire trapianti della cartilagine in pazienti giovani (con meno di 40 anni) quando l’artrosi è ancora limitata. La tecnica artroscopica,che consente la ricostruzione di legamenti articolari senza interventi che comportino cicatrici rilevanti, è molto diffusa soprattutto tra gli sportivi perché garantisce tempi molto rapidi di ripresa funzionale ed esiti sicuri.

La terapia chirurgica dell’anca e del ginocchio
Attualmente l’unica soluzione risolutiva nei confronti dell’artrosi che non trova più giovamento con l’azione dei farmaci, è rappresentata dalle protesi in grado di ripristinare la funzionalità dell’articolazione e di eliminare la sintomatologia dolorosa di cui il paziente si lamenta.
In particolare, nell’anca le attuali protesi permettono un ancoraggio diretto all’osso, senza bisogno di altri elementi come il cemento, garantiscono una maggiore durata. Così vengono operate anche persone giovani.
Nel ginocchio si può intervenire con due diversi tipi di protesi a seconda di distretti interessati. I tre distretti del ginocchio sono il femoro-tibiale mediale, il femoro-tibiale laterale e il femoro-rotuleo. Se tutti e tre i distretti sono interessati dall’artrosi, si esegue un intervento di protesi totale in chirurgia generale. Se è interessato solo uno dei distretti del ginocchio, si interviene con una protesi parziale detta monocompartimentale; si tratta di un intervento meno invasivo perché interessa solo una parte del ginocchio. La tendenza attuale è prevenire l’eventuale protesi modificando, nel caso del ginocchio, la biomeccanica: viene eseguito un intervento in cui la rotula viene riposizionata in modo tale che non ci sia contatto con l’osso sottostante e non rovini ulteriormente la cartilagine. Si tratta di un intervento che viene eseguito anche su giovani di 18 anni e che mantiene l’integrità dell’articolazione.
Negli ultimi anni c’è stata una grande evoluzione dei materiali, oggi le protesi sono fatte di titanio o cromocobalto e dotate di un inserto in polietilene che permette alla nuova articolazione una maggiore elasticità e un’ottima mobilità, si è calcolato che si ha un recupero di quasi l’80% della mobilità di un’anca sana.

La riabilitazione
Lo scopo della riabilitazione del paziente che ha subito un intervento di protesi, è quello di una completa “restitutio ad integrim” dell’articolazione interessata. Vengono ripristinati il tono, il trofismo muscolare e la sensibilità propriocettiva dell’arto. Il paziente riprende gradatamente l’attività quotidiana: salire e scendere le scale, andare in bicicletta, guidare l’auto e ricominciare un’eventuale attività sportiva.

A cura di Francesca Di Fronzo

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