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Alimentazione

Alcol: ecco tutte le malattie di chi beve troppo

05/10/2010

Non è facile definire l’abuso di alcol perché le variabili sono molteplici e le reazioni alle bevande alcoliche soggettive. Esistono per tutti noi, e per tutti sono diverse, una dose “innocua” e una soglia oltre la quale si rischia di diventare bevitori “eccessivi”. 

Perlopiù uomini, con una dipendenza dall’alcol da più di 10 anni. È l’identikit delle persone alcoliste ricoverate nei centri alcologici. Spesso la dipendenza è associata con altre forme di abusi e con problemi psichiatrici; in moltissimi casi soffrono anche di gravi malattie del fegato, come epatiti e cirrosi. Lo rileva un recente studio sulle caratteristiche delle persone ricoverate nei Servizi residenziali alcologici italiani. Il dott. Maurizio Tommasini, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas, descrive i diversi gradi dell’uso e abuso di alcol, fino all’alcolismo, fenomeno sociale spesso sottovalutato. E non dimenticando mai che chi beve non deve in nessun caso mettersi al volante.

Dott. Tommasini, che cos’è l’abuso di alcol: la dose “innocua”

“Non è facile definire l’abuso di alcol, in quanto le variabili da prendere in considerazioni sono molteplici e le categorie che si possono individuare sono per forza di cose generali, poiché per ciascun individuo esiste una dose di alcol ‘innocua’. L’alcol viene smaltito dall’organismo secondo meccanismi influenzati da differenti fattori. Le persone sane devono essere innanzitutto distinte tra uomini e donne. Ci sono infatti caratteristiche genetiche diverse nel metabolizzare l’alcol da parte del fegato. In linea di massima la donna, a parità di peso, ha una capacità di metabolizzare l’alcol inferiore del 50 per cento rispetto all’uomo, per cui la dose ‘innocua’ per la donna è la metà rispetto a quella dell’uomo.
Un altro parametro importante da considerare è la massa corporea: la quantità pro-chilo ‘innocua’ è quindi diversa a seconda della struttura fisica. A parità di categoria ci sono poi due diverse tipologie genetiche di metabolizzare l’alcol diffuse nella popolazione: c’è chi lo metabolizza molto velocemente e possiede quindi la capacità di tollerare una maggiore quantità di alcol e chi invece lo metabolizza più lentamente.
È sicuramente vera un’affermazione che deriva dalla tradizione popolare e che sostiene che il sistema di metabolizzare l’alcol possa essere in qualche modo ‘allenato’: questo spiega perché una quantità di alcol modesta nel primo bevitore (il ragazzino che non ha mai bevuto) possa essere molto tossica e sfociare in un’epatite acuta alcolica. Esistono poi due tipologie di abuso alcolico: l’abuso acuto, cioè l’assunzione di una quantità elevata di alcol in una volta sola e l’abuso cronico, la situazione di chi costantemente beve una dose eccessiva di alcol”.

Le classi di bevitori

“Prendendo in considerazione una persona sana di corporatura media (per cercare di fornire delle indicazioni è indispensabile generalizzare), si può considerare bevitore leggero – e quindi persona che beve in modo sano e che non va incontro a problemi derivanti dall’assunzione di alcol – chi beve da 0 fino a 20-30 grammi di alcol puro al giorno (ad esempio due bicchieri di vino oppure due lattine di birra da 0,33 cl oppure un bicchierino di superalcolico). Dal punto di vista degli effetti dell’alcol sulla salute, il bevitore leggero può quindi essere assimilato all’astemio. Esiste comunque un problema di carico: la dose di alcol sopra-indicata andrebbe diluita nelle 24 ore e non assunta tutta assieme.
Quando si superano i 30 grammi (ad esempio mezzo litro di vino) si entra nella categoria del bevitore moderato, dove molte persone non hanno problemi. Qui va fatta una distinzione tra i sessi: bevitore moderato è l’uomo che assume fino a 40 grammi d’alcol al giorno, mentre la donna deve essere considerata bevitrice moderata già quando arriva a 30 grammi.
Il forte bevitore uomo è colui che assume tra i 40 e gli 80 grammi di alcol quotidianamente (tra il mezzo litro e il litro di vino); per la donna la quantità che la qualifica forte bevitrice è inferiore, bastano 50 grammi di alcol. Oltre questi dati si entra nella categoria di bevitore eccessivo.
La cosa importante da sottolineare è che, come credo risulti chiaro, non stiamo parlando di persone che si ubriacano. Non stiamo parlando di effetto euforizzante dovuto all’assunzione, anche occasionale, di una smodata quantità di alcol. Ciò che stiamo sottolineando è quanto sia semplice superare, anche quotidianamente, i limiti sopra indicati e quindi rientrare nella classe di moderati o addirittura forti bevitori”.

L’alcolismo cronico

“La punta dell’iceberg dell’abuso di alcol è rappresentata dall’alcolismo vero e proprio, cioè dalla dipendenza dall’alcol, che può avere anche delle basi genetiche. La genetica dell’alcolismo è stata studiata a fondo nei Paesi anglosassoni, in cui il problema è più rilevante che da noi. L’alcol va in questo caso considerato come una droga a basso costo e facile da reperire. Il problema dell’alcolismo che, ripeto, è diverso dall’abuso alcolico, è spesso nascosto e viene rifiutato sia dalla persona coinvolta sia da coloro che le stanno vicino senza che nessuno lo riesca a identificare, fino a che la situazione non diventa insostenibile.
L’alcolista viene spesso riconosciuto solo in seguito a eventi quali l’incidente stradale, il comportamento morboso o il cambiamento di carattere, che a volte portano alla perdita del posto di lavoro e degli affetti familiari. L’alcolista cronico è soggetto a disturbi comportamentali non solo quando è sotto l’effetto dell’ubriachezza, ma anche nei periodi di tempo in cui non beve. La disintossicazione da alcol deve essere effettuata sotto stretto controllo medico, poiché la buona volontà del soggetto, di amici e parenti non è assolutamente sufficiente”.

L’abuso alcolico e il suo impatto sulla società

“All’abuso alcolico possiamo attribuire dal 5 al 10% dei ricoveri ospedalieri. Non dobbiamo considerare solo i ricoveri in conseguenza dell’ubriachezza, un problema tutto sommato marginale, quello che abbiamo definito come la punta dell’iceberg. Dobbiamo invece tenere conto di tutte quelle patologie che vengono provocate o aggravate dal consumo eccessivo di alcol. Ogni anno si possono attribuire circa 25.000 decessi a patologie correlabili all’abuso alcolico”.

A cura della Redazione

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