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Alimentazione

Dieta del digiuno, senza mangiare per cinque giorni al mese: fa bene?

24/06/2015

Dieta del digiuno, rischi per la salute? Un digiuno saltuario farebbe bene all’organismo: avrebbe un effetto anti-invecchiamento, di prevenzione di alcune patologie e di rafforzamento del sistema immunitario. A sostenerlo è un ricercatore italiano, Valter Longo, della University of Suthern California, Usa.

È stato lo stesso ricercatore a testare su se stesso, oltre che su un gruppo di 19 persone e su modelli sperimentali, una “dieta mima digiuno”: per cinque giorni al mese, ogni 3-6 mesi a seconda delle condizioni di salute e sotto controllo medico, si abbatte l’apporto calorico in un regime alimentare a basso contenuto di proteine e con una composizione specifica di grassi, carboidrati e altri micronutrienti. Lo studio è stato pubblicato su Cell Metabolism.

Tre cicli di questa particolare dieta di “quasi digiuno” hanno ridotto i fattori di rischio e i biomarcatori di invecchiamento e di alcune malattie come diabete, malattie cardiovascolari e cancro. Inoltre non si sono registrati rilevanti effetti collaterali avversi.

In particolare, la restrizione calorica è stata compresa tra il 34 e il 54%; è stata ridotta la quantità di un ormone necessario per la crescita durante lo sviluppo ma che in seguito promuove l’invecchiamento e collegato alla predisposizione al cancro; infine si sono ridotti gli altri fattori di rischio di queste patologie come il glucosio e il grasso del tronco.

Il ricercatore, che ha sottolineato la pericolosità di digiuni troppo rigidi o di diete “fai da te” senza consultare un medico, compresa la sua “dieta mima digiuno”, ha da poco concluso una sperimentazione su un campione di 70 persone.

Se i risultati fossero confermati, si potrebbe pensare di consigliare la “dieta mima digiuno” ma sempre con il controllo del medico

«Negli studi fino ad ora effettuati sui pazienti non è stato chiesto di attuare un cambiamento del proprio stile di vita cosa che, invece, almeno fino ad oggi, si è sempre ritenuto essere essenziale per aiutare un paziente a mantenere nel lungo termine dei buoni risultati quali riduzione della circonferenza vita, stabilizzazione del peso e, soprattutto, riduzione dei fattori di rischio (ad esempio cardiovascolare e metabolico)», spiega la dottoressa Stefania Setti, medico nutrizionista, responsabile del Servizio di Nutrizione clinica e dietetica di Humanitas Gavazzeni.

«Nel caso in cui lo studio clinico randomizzato effettuato sui soggetti umani confermasse gli effetti positivi riscontrati su modelli sperimentali, si potrebbe pensare di consigliare tale metodo ma sempre e solo su indicazione e stretto monitoraggio di un medico specialista, con lo scopo di tenere sotto controllo alcuni fattori di rischio. Per quanto concerne la sua applicazione in termini di cura di specifiche patologie – conclude la specialista – sicuramente la strada è ancora lunga».

 

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