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Bellezza

Contorno occhi, non solo rughe

17/07/2013

Le strutture che circondano l’occhio non sono meno importanti dell’occhio stesso per la sua corretta funzionalità. E talvolta possono essere interessate da malformazioni o patologie congenite, infezioni, tumori o malattie di altra natura.

«Le conseguenze di queste patologie possono essere gravi – dice la dottoressa Alessandra Di Maria, specialista di Humanitas Centro Oculistico –, sia perché danneggiano la vista, sia perché possono avere importanti ricadute estetiche. L’attenzione del nostro Centro quindi è volta a risolvere queste problematiche non solo in vista di un recupero funzionale, ma con grande attenzione anche agli aspetti estetici degli interventi».

 

Malattie in orbita

«Tra le patologie dell’orbita, una delle condizioni più frequenti che ci troviamo a trattare è conseguenza dell’ipertiroidismo di Graves-Basedow – spiega la dottoressa Di Maria –. Il processo autoimmune responsabile di questa malattia determina edema e fibrosi a carico dei tessuti molli contenuti all’interno dell’orbita, con differenti gradi di congestione venosa, di esoftalmo, di strabismo, di edema e di retrazione palpebrale. Nei casi gravi vi può essere la perdita della funzione visiva per lesioni del nervo ottico o della cornea, ma nella maggior parte dei casi, per fortuna, il disturbo è lieve e non tende a progredire».

La cura non può prescindere in primo luogo dalla necessità di ristabilire un corretto equilibrio degli ormoni tiroidei, ma nelle forme più gravi può essere necessario un trattamento chirurgico per risolvere i disturbi della funzione visiva. C’è poi la cellulite, che non ha nulla a che vedere con l’inestetismo che affligge molte donne.

«A livello dei tessuti molli delle orbite la cellulite è un’infezione molto grave, che può insorgere a qualunque età ma è più frequente nei bambini, spesso come conseguenza di una sinusite – prosegue l’esperta –. La cura è a base di antibiotici».

L’orbita può essere interessata anche da malformazioni congenite dei vasi sanguigni (varici orbitarie o fistole), che si possono trattare chirurgicamente o con radiologia interventistica.

 

Palpebre cadenti, “malmesse” o infiammate

Le palpebre e i tessuti del volto con l’età perdono tono e volume, la pelle diventa lassa ed anelastica perché il collagene si assottiglia e il derma si atrofizza. Fattori ambientali come l’esposizione solare e il fumo peggiorano questo processo e riducono l’efficienza dei meccanismi di riparazione tissutale.

«Non è solo una questione estetica – precisa l’oculista –. Talvolta le “palpebre cadenti” possono determinare una riduzione, anche notevole, del campo visivo superiore. La cura prevede la blefaroplastica, cioè l’asportazione dell’eccesso di cute, grasso e laddove necessario di tessuto muscolare».

L’uso associato della tossina botulinica per il ringiovanimento perioculare (zampe di gallina e rughe glabellari e della fronte) consente di dare un valore aggiunto al trattamento chirurgico.

Talvolta le anomalie delle palpebre o delle ciglia non compaiono con gli anni ma sono presenti fin dalla nascita: anche in questi casi  si può intervenire, spesso con strumenti poco o per nulla invasivi, per ristabilire la normalità. Infine le palpebre possono essere colpite da vari processi infiammatori. I più banali e comuni sono orzaioli e calazi: di solito, in questi casi, bastano colliri o pomate antibiotiche.

 

Troppe lacrime se il canale è chiuso

Anche le vie lacrimali si possono ostruire. In alcuni casi sono chiuse fin dalla nascita, in altre l’ostruzione è conseguente a cause infettive, infiammatorie e traumatiche.

La lacrimazione eccessiva degli occhi, denominata epifora, è la principale manifestazione clinica. La malattia infiammatoria più frequente del canale naso-lacrimale è la dacriocistite, causata dall’ostruzione al livello della giunzione tra sacco e dotto nasolacrimale.

Frequente, tra i bambini piccoli, un’occlusione delle vie lacrimali: in questo caso si esegue una disostruzione e, quando necessario, si impianta un piccolissimo stent, che si rimuove dopo un mese circa. Talvolta occorre invece ricorrere a un vero e proprio intervento chirugico, chiamato dacriocistorinostomia, che si esegue tramite il naso con l’ausilio delle fibre ottiche (DCR endoscopica endonasale), al fine di evitare cicatrici sul volto.

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