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Il caldo dei termosifoni fa ingrassare?

13/12/2013

È vero che durante l’inverno si corre il rischio di vedere aumentato il proprio peso a causa dei termosifoni? All’apparenza questi due elementi, peso e calore, sembrano non avere punti in comune. Abbiamo chiesto spiegazioni al dottor Giuseppe Marinari, responsabile delle sezione di Chirurgia bariatrica e direttore del Centro Obesità di Humanitas Gavazzeni.

Dottor Marinari, che cosa c’entrano, l’uno con l’altro, i caloriferi e il rischio di ingrassare?

«Se la temperatura ambiente è alta – come quella vicina ai 21 gradi o più che possiamo avere in inverno nelle nostre case, quando il riscaldamento è funzionante – il nostro corpo deve “lavorare” meno per mantenere la sua gradazione interna costante, che in condizioni normali è attorno ai 37 gradi. Questo minor lavoro determina una diminuzione del nostro consumo energetico e, quindi, un accumulo di calorie che può influire sul peso».

Questo vuol dire che i caloriferi accesi possono portare all’obesità?

«No, nel modo più assoluto. L’aumento di peso dovuto a questo meccanismo è di piccolissima portata. Si parla di poche calorie in più o in meno nell’arco di un’intera giornata, e quindi di pochi chili in più o in meno… Purtroppo per prevenire l’obesità occorre fare ben altro che vestire tutto il giorno con una maglietta a maniche corte».

Che cosa è doveroso fare, invece, per prevenire davvero l’obesità?

«Il nostro corpo è un motore, il cibo è il carburante che serve a farlo funzionare, e il grasso, il tessuto adiposo, è il serbatoio dove noi accumuliamo il carburante in eccesso. Per diminuire le scorte di carburante possiamo aumentare il consumo (ad esempio con l’attività fisica quotidiana e protratta: le 2 ore in palestra a settimana servono a poco….) oppure, con effetti spesso molto più evidenti, dobbiamo ridurre l’ingresso di carburante, e cioè ridurre le calorie ingerite nelle 24 ore. L’orario o il numero dei pasti contano davvero poco se prima non c’è uno stretto controllo sull’introito complessivo giornaliero. Quello che conta alla fine è mangiare meno. Il frazionamento può portare benefici, certo, così come la temperatura ambiente non elevata, ma si tratta sempre di poche decine di calorie. Per evitare l’obesità ci vuole impegno: è sbagliato fare pensare alle persone che esistano rimedi miracolistici che non comportano fatica».

E quando l’obesità è già presente? Quali sono le soluzioni?

«Bisogna stare bene attenti a non confondere il concetto di prevenzione con quello di terapia. Per prevenire l’obesità è fondamentale osservare stili di vita adeguati e scelte alimentari attente. Ma quando la malattia dell’obesità è già presente, non ci si può più affidare solo a questi comportamenti virtuosi. Attraverso la modifica degli stili di vita c’è infatti solo una piccola possibilità di perdere, ad esempio, il 10% del peso corporeo (cioè passare da 150 a 135 kg), e di mantenere questo stato per cinque anni. La terapia dell’obesità è invece chirurgica. L’obesità è una malattia che può comportare gravi conseguenze e la paura, se vogliamo legittima, di un intervento chirurgico non deve far sottostimare gli effetti risolutivi e positivi della chirurgia bariatrica che, come ormai provato da autorevoli studi clinici, permette di ottenere risultati molto più efficaci della cosiddetta terapia conservativa basata su diete, attività fisica e percorsi psicologici».

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