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Tumore alla prostata, con la biopsia la diagnosi è immediata

13/03/2007

Non più giorni di attesa, ma solo poche ore per conoscere i risultati della biopsia, esame indispensabile per diagnosticare con certezza – in presenza di un sospetto – il tumore della prostata. Grazie ad un’innovativa tecnica utilizzata in Humanitas Gavazzeni è oggi possibile avere il responso dopo poche ore dal prelievo di tessuto. Con notevole sollievo per il paziente.
La biopsia della prostata è un esame indispensabile per la diagnosi del cancro ma che viene suggerito solo dopo aver eseguito altri esami preliminari, in primis il cosiddetto PSA (Prostatic Specific Antigen), cioè un marcatore che permette l’individuazione precoce del tumore e che ha consentito un aumento significativo del numero delle diagnosi di questa malattia. “Il PSA è consigliato, dopo i 50 anni, a tutti i pazienti specie a coloro che avvertono disturbi nell’urinare come minzioni frequenti e conseguenti risvegli notturni – spiega il dott. Ivano Vavassori, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas Gavazzeni -. Tuttavia il PSA, da solo o associato all’esplorazione rettale, alla risonanza magnetica o all’ecografia prostatica, non è in grado di diagnosticare con certezza la presenza di un tumore”. E qui entra in gioco proprio la biopsia prostatica.

Come avviene la biopsia prostatica

La biopsia e l’esame istologico rappresentano il solo metodo per confermare in modo definitivo la presenza di un tumore nella ghiandola prostatica.
Questo esame avviene in regime di day hospital o ambulatoriale in anestesia locale e consiste nel prelievo di sottili frammenti di tessuto dalla prostata. Per questo scopo l’urologo esegue un esame ecografico per mezzo di una sonda endorettale che consente di eseguire una “mappatura” delle diverse aree della ghiandola attraverso il prelievo di alcuni campioni di prostata. I prelievi ottenuti vengono successivamente inviati in laboratorio. Dopo il rapido allestimento dei vetrini istologici il patologo, con l’ausilio di un microscopio ottico, può procedere subito all’accertamento del caso.
I campioni analizzati contribuiscono a fornire alcune importanti indicazioni sull’estensione della neoplasia nella ghiandola e sulla sua potenziale aggressività.

Dopo la biopsia

Spiega il dott. Piergiuseppe Colombo, specialista dell’Unità Operativa di Anatomia Patologica di Humanitas diretta dal prof. Massimo Roncalli: “Una volta effettuato l’esame bioptico è necessario procedere con la disidratazione, la colorazione dei tessuti e l’allestimento dei preparati istologici (i cosiddetti ‘vetrini’) dopodiché il patologo, attraverso l’ausilio di un microscopio ottico, interpreterà il reperto istologico per raggiungere una diagnosi definitiva. Grazie all’utilizzo di una nuova metodica all’avanguardia per l’allestimento dei preparati istologici attraverso microonde, è possibile ottenere l’esito in poche ore”. La tecnica, brevettata da una società bergamasca, la Milestone di Sorisole, è già largamente utilizzata negli Stati Uniti in centri leader di diagnostica quali Mayo Clinic, Cleveland Foundation e Johns Hopkins. Lo testimonia il racconto del dottor Vavassori che spiega: “Paradossalmente ho scoperto con sorpresa da alcuni colleghi statunitensi che questa nuova metodica è resa possibile grazie ad una apparecchiatura ideata da un’azienda della mia provincia”. Humanitas Gavazzeni è uno dei pochi centri in Italia ad utilizzare questa tecnica.

A cura di Marco Parisi

Nella foto, il prof. Massimo Roncalli, il dott. Federico Fornoni e il dott. Ivano Vavassori

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