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Benessere

L’importanza della musica per stare meglio

03/01/2015

Suoni, parole e immagini da cui trarre elementi positivi durante il percorso terapeutico. È questo lo scopo principale del Servizio di Musicoterapia di Humanitas Centro Catanese di Oncologia, che festeggia il decimo anno di attività. Un’iniziativa aperta a tutti quei pazienti che vogliono sperimentare forme alternative di terapia di gruppo, musica, passione e arte.

Il laboratorio, che negli anni ha riscontrato sempre maggiore successo, vede l’impegno sia di una psicologa dedicata, la dottoressa Cecilia Jaimes, sia di una musicoterapeuta esperta, la dottoressa Nelly Cantarella, in modo tale da fornire ogni tipologia di supporto ai pazienti e guidarli in questa esperienza.

Dottoressa Cantarella, che cos’è la musicoterapia?

«Non si tratta solo di musicoterapia, ma di un vero e proprio laboratorio artistico ed espressivo all’interno del quale i partecipanti possono dare libero sfogo alle proprie emozioni, scrollarsi di dosso sensazioni negative e ricaricarsi di elementi positivi. Varie fasi compongono il laboratorio di musicoterapia: dall’ascoltare al danzare, dal suonare strumenti allo stimolare pensieri positivi, dal disegnare all’esperienza verbale. Tutte attività grazie alle quali mente e corpo possono trovare un momento di rigenerazione e sollievo che rende più semplice e completo il percorso di cura. Ci riuniamo una volta la settimana per non meno di 2 ore e il gruppo è formato da 8/10 persone che partecipano per un periodo variabile, stabilito direttamente da ognuno di loro; è un percorso i cui benefici si apprezzano col passare delle sedute e quanto più tempo si partecipa, tanto più sarà possibile apprezzare miglioramenti significativi».

Qual è l’importanza della musica a livello terapeutico?

«La musica e le espressioni artistiche in generale sono fondamentali per trovare forze e risorse inaspettate, soprattutto in pazienti oncologici. Con l’aiuto della musica si riesce ad ascoltare il proprio sé, ma deve essere un genere musicale adatto, particolare, con suoni lunghi, con caratteristiche timbriche di un certo tipo, soprattutto musica classica arrangiata, ma anche i suoni della natura, dell’acqua, della pioggia, che aiutano a rilassare e a sincronizzare il respiro, le pulsazioni e la pressione arteriosa con il ritmo musicale. I ritmi troppo agitati non andrebbero bene, perché non indurrebbero al rilassamento».

Dottoressa Jaimes, in cosa consiste il supporto psicologico nell’ambito della musicoterapia?

«L’aspetto psicologico ha chiaramente un ruolo fondamentale e lo spirito è proprio quello di conciliare espressione musicale e artistica con un’introspezione guidata da cui trarre benefici. L’attività mira a un intervento diretto sul proprio sé grazie alla musica ma anche attraverso la visualizzazione di immagini mentali tramite le quali i pazienti esprimono sensazioni ed emozioni grazie al dialogo interiore. Si riflette sul proprio vissuto e si condividono con il gruppo le proprie esperienze. Non sempre è semplice lavorare in gruppo, perché ognuno ha la propria storia e le proprie emozioni e dunque è fondamentale l’apporto di tutti i partecipanti all’interno del gruppo, grazie al quale si mettono insieme le sensazioni provate da tutti, che arricchiscono l’esperienza e ognuno di loro. Visto l’approccio multidisciplinare, sia fisico sia psichico, è fondamentale riuscire a mettere insieme tutti gli elementi nel modo giusto per costruire qualcosa di positivo per i pazienti, per il loro umore e per il loro equilibrio».

 

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