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Benessere

Fratture da caduta, l’importanza di recuperare in fretta

04/12/2014

Quasi due persone anziane su tre sono a rischio caduta, anche in casa, e quindi al rischio di fratture di ossa, soprattutto agli arti e al femore. Per vari motivi: da una parte l’invecchiamento che rende il nostro organismo più fragile e dall’altro le situazioni ambientali non ottimali che possono portare a perdita di equilibrio e, quindi, a un impatto traumatico con il pavimento. Per le donne, c’è l’aggravante dell’osteoporosi che rende nel tempo le ossa sempre più fragili.

Tra le fratture, più diffuse ci sono quelle agli arti inferiori, soprattutto al femore, di cui si registrano 80mila casi relativi a persone con più di 65 anni. Una situazione di disagio che, se curata e assistita a dovere, può essere però superata.

 

Tornare in piedi il prima possibile

Da una frattura al femore si può guarire a patto che l’intervento sia tempestivo e che il paziente riprenda prima possibile la sua vita “normale”, come spiega il dottor Flavio Cividini, responsabile dell’Unità Operativa di Traumatologia di Humanitas Gavazzeni: «L’operazione al femore viene effettuata entro 48 ore dalla caduta, per evitare rischi e complicanze. Il primo obiettivo da raggiungere è permettere al paziente di stare seduto o in piedi nel minor tempo possibile».

Il ritorno al movimento, per le persone anziane, deve essere una priorità, come ribadisce il dottor Cividini: «Un’immobilità troppo protratta nel tempo può provocare una diminuzione delle forze muscolari con conseguente perdita permanente di funzioni e una diminuzione dell’autonomia del paziente».

Il decorso da frattura al femore può variare a seconda del tipo di intervento eseguito. «La frattura trattata con la protesi – sottolinea lo specialista – ha un decorso veloce e permette di tornare a camminare in tempi piuttosto rapidi, mentre quella su cui si interviene con una sintesi con chiodo ha un recupero più lungo, con il paziente costretto a letto anche per 60 giorni. Ma le nuove metodiche applicate oggi alle fratture ci dicono che possiamo accorciare sempre più i tempi».

 

Dopo la caduta, un recupero fisico e psicologico

Essere rapidi nel recupero è del resto un esigenza non solo “funzionale”. In gioco c’è anche la qualità della vita psicologica degli anziani.

«Quando un anziano cade – sottolinea il dottor Cividini – diventa fragile dal punto di vista psicologico: pensa di non poter essere più autonomo, autosufficiente. Si sente un peso per i familiari e questo provoca in lui una sindrome depressiva particolarmente grave. Da questo punto di vista il compito dei medici è far capire che invece, con un po’ di pazienza e impegno durante la fase della riabilitazione, è possibile recuperare la piena autonomia, tornando a vivere bene, come prima della caduta».

 

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