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Eiaculazione precoce: perché dal medico in coppia?

08/01/2014

 Circa il 20% degli uomini, nella propria vita, ha a che fare con l’eiaculazione precoce ma, per vari motivi, meno di un decimo di essi si rivolge a un medico per cercare di risolvere il problema. Definire che cosa sia nella pratica non è semplice. Gli esperti parlano di eiaculazione nei primi 60-120 secondi dalla penetrazione vaginale; tuttavia è chiaro che si tratti di un problema soggettivo, legato all’esperienza personale e di coppia. Senza dubbio, ha a che fare con il disagio interpersonale e con la capacità di “trattenersi” e ritardare il termine del rapporto quanto basta alla soddisfazione della partner che, molto spesso, non comprende pienamente il problema e accusa il proprio compagno di egoismo o di scarse attenzioni, minandone ulteriormente l’autostima e innescando un circolo vizioso. Quali sono le strade più agevoli per risolvere il problema? Ne abbiamo discusso con il dottor Alessandro Pizzocaro, andrologo di Humanitas.

Dottor Pizzocaro, perché molte persone decidono di non affrontare questo problema?

«Si tratta di una resistenza di tipo culturale: i pazienti sono prevenuti sul confronto con il medico rispetto alle difficoltà della sfera sessuale. Inoltre, il fatto che per risolvere questo problema la strada migliore sia affrontarlo in coppia, rende gli uomini ancora più restii nel rivolgersi a un andrologo. Infine, poiché l’eiaculazione precoce ha spesso nell’ansia una delle sue cause principali, si innesca spesso un circolo vizioso fra le esperienze negative vissute in coppia, il conflitto all’interno della coppia stessa e l’eiaculazione precoce, che genera ulteriori esperienze negative. Questo rende ancora più difficile parlarne di fronte a quella che viene percepita giustamente come una figura estranea all’intimità della coppia».

Perché è necessario affrontare il problema in coppia, per ottenere buoni risultati?

«Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro. L’eiaculazione precoce si può classificare, in due diverse categorie, come primaria o secondaria. L’eiaculazione precoce di tipo primario, la più diffusa fra la popolazione, si verifica fin dai primi rapporti e, se non viene curata, affligge il paziente per l’intera durata della sua vita sessuale: infatti, oltre a cause psicologiche primitive, frequentemente l’eiaculazione precoce “life long” deriva da una predisposizione fisica al problema non ancora chiarita che determina di sovente un’alta sensibilità alla stimolazione, aggravata dalle conseguenze psicologiche dello stesso problema. In questo caso, il trattamento consiste nella somministrazione di una molecola, la Dapoxetina, ma non si può prescindere da una seria psicoterapia di coppia, di tipo cognitivo/comportamentale, poiché la collaborazione e il dialogo fra partner sono fondamentali, sia durante il trattamento farmacologico, sia nel momento in cui si decida di provare a sospenderlo, per verificare se il problema è stato superato».

E l’eiaculazione di tipo secondario?

«L’eiaculazione precoce di tipo secondario, invece, si presenta a un certo punto della vita sessuale del paziente (che non ne aveva mai sofferto in precedenza) e dipende molto spesso da problemi fisici curabili come l’ipertiroidismo (il 50% dei maschi ipertiroidei ha problemi di eiaculazione precoce), i disordini infiammatori del tratto urogenitale o la disfunzione erettile (talvolta il difficile mantenimento dell’erezione genera l’ansia da cui deriva l’eiaculazione precoce). In questo caso, la terapia consiste nel trattare le cause, ma la psicoterapia di coppia può essere comunque fondamentale, specialmente se è necessario ricorrere comunque a un trattamento farmacologico».

Quali sono le cose da evitare assolutamente, per chi soffra di questi disturbi?

«Difficilmente è possibile risolvere da soli un problema di questo genere. Pertanto, chiudersi in se stessi ed evitare di parlarne, sia con la partner sia con uno specialista, solitamente porta a un’ulteriore peggioramento del disturbo che, a lungo termine, non può che avere un effetto negativo sulla vita di coppia, oltre che sull’autostima e sul benessere del paziente. Ancora peggio, però, è cercare di risolvere il problema attraverso consigli e farmaci dispensati sul web da sedicenti “esperti” del problema e “professionisti” di dubbia formazione: le molecole che devono essere usate, infatti, vanno somministrate sotto il controllo di uno specialista e, se non utilizzate in maniera propria e accompagnate da una corretta psicoterapia, possono non essere efficaci o, addirittura, essere pericolose per la salute del paziente stesso».

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