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Benessere

Sonno, notti in bianco e cervello in tilt

27/04/2016

L’insonnia lascia traccia nel cervello. Chi ha problemi ad addormentarsi o non riesce a dormire a sufficienza sa bene cosa gli capita la mattina dopo. Ma ora è evidente che l’insonnia manda in tilt direttamente il loro cervello. L’hanno dimostrato dei ricercatori del Guangdong No. 2 Provincial People’s Hospital (Cina) in uno studio pubblicato su Radiology.

Lo studio è stato condotto su 23 pazienti con insonnia primaria messi a confronto con 30 persone sane. Salute mentale e abitudini sonno/veglia sono state ricavate da alcuni questionari mentre con una sofisticata tecnica di risonanza magnetica funzionale è stato osservato il loro cervello: si chiama imaging del tensore di diffusione (DTI) in grado di mostrare la materia bianca in azione. Dalle “fotografie” scattate dagli scienziati si è visto che la materia bianca dei cervelli degli insonni era caratterizzata da “anormalità”, come riferiscono i ricercatori.

L’insonnia influisce sul modo in cui le aree del cervello comunicano fra loro

La materia bianca è composta da assoni e controlla i segnali condivisi fra i neuroni, mettendo dunque in comunicazione e coordinamento le diverse regioni cerebrali. Nei partecipanti allo studio vittime dell’insonnia l’integrità della materia bianca era ridotta in diverse regioni dell’emisfero destro del cervello coinvolte nella regolazione di sonno, veglia e funzione sensomotoria e cognitiva.

(Per approfondire leggi qui: Sonno, ecco perché chi dorme poco preferisce il cibo spazzatura)

A risentire degli effetti delle notti in bianco era anche il talamo, una struttura del sistema nervoso centrale che regola la coscienza, il sonno e il senso di vigilanza, in poche parole l’orologio biologico di una persona.

 

«Questa ricerca preliminare fa luce sulla più misteriosa e grave forma di insonnia che rappresenta il 30% di tutti i casi di insonnia», commenta il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas. «Dal momento che le sue cause non sono del tutto note, l’insonnia primaria risulta essere resistente alle terapie farmacologiche. E da questo studio potrebbero arrivare proprio delle indicazioni a riguardo, delle evidenze per ulteriori lavori di ricerca che possano sviluppare nuove terapie», conclude lo specialista.

(Per approfondire leggi qui: Disturbi del sonno, attenzione all’accumulo di stress e ansia)

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