Benessere

Cellulare in tasca: per 9 persone su 10 è “sindrome della vibrazione fantasma”

18/01/2016

Una vibrazione avvertita in tasca ma che non arriva dal cellulare. È la cosiddetta “sindrome della vibrazione fantasma”: si estrae lo smartphone attirati da una vibrazione per poi accorgersi di non aver ricevuto alcuna notifica o sms. A esserne interessati sarebbero ben 9 persone su 10, secondo uno studio del Georgia Institute of Technology (Usa) condotto su studenti universitari e pubblicato sulla rivista Computers in Human Behaviour.

Ma quale sarebbe la causa della “sindrome della vibrazione fantasma”?

Secondo l’autore dello studio la causa non sarebbe da ricollegare a presunte alterazioni cerebrali indotte dalla tecnologia. Sarebbe solo una questione di abitudini. Avere il cellulare in tasca è come indossare gli occhiali, dice il ricercatore: ci si dimentica di averlo, è come se il dispositivo diventasse parte di sé e così si è indotti a scambiare qualsiasi vibrazione (un fruscio, uno spasmo muscolare) per un segnale del cellulare. E poi ci sarebbe la semplice tendenza a controllare molto spesso lo smartphone per la natura ossessiva propria dell’uomo.

(Per approfondire leggi qui: Meno attenti ai suoni, così gli smartphone ci rendono “sordi”)

“Sindrome della vibrazione fantasma” associata anche all’ansia

La ricerca scientifica ha cominciato a interessarsi del fenomeno di recente avanzando diverse ipotesi sull’origine della “sindrome della vibrazione fantasma”. Una ricerca del 2007 della Alliant International University ha parlato di “ringxiety”, una parola composta da “ring”, squillo, suono e anxiety, ansia. Più una persona usa il cellulare e più aumenta la probabilità di sentirlo squillare o vibrare anche se il dispositivo è “muto”, dice la ricerca. Quasi 7 persone su 10 hanno sviluppato una sorta di dipendenza dal telefono.

Per via della tecnologia le persone avvertono queste vibrazioni fantasma quando sarebbero solo spasmi muscolari. Sarebbero diventate «ipersensibili, per via di un’ansia anticipatoria», suggerisce il dottor Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee di Humanitas LAB.

(Per approfondire leggi qui: Tecnostress: attenzione a pc, smartphone e social network)

«Questi – aggiunge – provano ansia per le tante cose che devono portare a termine associate ai dispositivi hi-tech e vivono con esasperazione il loro rapporto con la tecnologia che, dall’uso quotidiano, è diventata ormai davvero pervasiva».

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