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Benessere

Animali da compagnia migliorano l’umore e la salute

14/01/2003

Si chiama “pet-therapy” e prevede l’impiego delle innate capacità terapeutiche di animali domestici (pet) per la cura nell’uomo di disturbi psico-fisici. Questo tipo di terapia è balzata agli onori della cronaca sanitaria quando, lo scorso dicembre, il Ministro della Salute Girolamo Sirchia ha firmato un decreto che incoraggia le Regioni e diffonderne e agevolarne l’uso. Una delle proposte, inserite nel documento, riguarda la possibilità che gli anziani tengano con sé gli animali nelle residenze destinate alla terza età. Qualcosa di concreto quindi, affinché anche in Italia si possa disporre degli strumenti e del rigore metodologico necessari per l’applicazione di simili cure.

Un po’ di storia
L’uso terapeutico degli animali da compagnia è conosciuto dalla fine del ‘700. Tuttavia solo nel 1961 nasce ufficialmente la Pet-therapy, con la pubblicazione del libro “Il cane come co-terapeuta” di Boris Levinson. E’ questo il primo tentativo di divulgare l’importanza dell’animale domestico nella comunicazione tra paziente e terapista, come emerso nel corso delle sedute dell’autore con bambini affetti da difficoltà relazionali. Negli anni ‘60 l’impiego degli animali da compagnia trova spazio in America, dove viene introdotto nei manicomi criminali e per la cura dei disturbi infantili. Tuttavia, solo negli ultimi decenni la ricerca si è affiancata a questa terapia dolce, cercando di evidenziarne i risultati e di valutarne in modo scientifico l’efficacia.

Perché ha effetti benefici
E’ stato così accertato che la compagnia di un animale comporta un incremento del livello di neurotrasmettitori, quali adrenalina e dopamina, con benefici ritorni sull’umore e sullo stato psicologico. Una condizione di benessere mentale si riflette anche sul fisico: la pressione sanguigna diminuisce e con essa il ritmo cardiaco e respiratorio, si verifica una riduzione degli stati d’ansia, di stress e di sindromi depressive. In associazione all’uso terapeutico di animali è stato quantificato un miglioramento del 75% dell’insonnia e del 34 % di sindromi dolorose. Una ricerca di scienziati australiani ha inoltre evidenziato come i proprietari di animali domestici presentino in genere valori inferiori di colesterolo e trigliceridi rispetto a coloro che non possiedono un amico a quattro zampe. Anche il suicidio in questa categoria di persone risulta praticamente assente.

Un legame importante anche per la salute
Il principio cardine su cui si basa la Pet-therapy è sicuramente quello emotivo: quanto maggiore è il legame uomo-animale, tanto più favorevole sarà l’esito della terapia. Un rapporto affettivo intenso può coinvolgere positivamente i diversi campi della psicologia umana: comportamento sociale e meccanismi di relazione, componenti caratteriali e aspetti cognitivi possono trarne beneficio. Il contatto fisico tra l’uomo e l’animale aiuta a prendere coscienza della propria corporalità e quindi della propria identità personale e psicologica. La cura del nostro beniamino aiuta a sviluppare il senso di responsabilità, particolarmente importante in bambini insicuri o adulti che abbiano perso la fiducia in loro stessi, migliorando il livello di autostima e garantendo un’immagine valida e positiva della propria persona. Alle spalle dei successi di questa terapia vi è naturalmente anche un meccanismo di gioco e movimento, benefici per sconfiggere la sedentarietà del malato.
Altro aspetto importante è il contributo che ne deriva nell’alleviare la solitudine dell’anziano e nell’incitare i più piccoli alla socializzazione. L’adozione di un animale comporta infatti occasioni di interazione sociale a cui vengono portate anche le persone più schive e con difficoltà di comunicazione.

Importanza degli specialisti
Si ricordi comunque che la Pet-therapy è simile a ogni altra cura: essa non può prescindere dalla presenza di uno staff medico adeguatamente formato e da una scelta accurata dell’animale in funzione degli obiettivi prefissati. Gli animali impiegati sono particolarmente socievoli e con buone capacità di interazione, incapaci di mettere in atto meccanismi psicologici difensivi. Essi devono avere predisposizione al contatto fisico, amare il gioco e ricoprire il ruolo di catalizzatori sociali, riuscendo ad attirare su di sé l’attenzione e favorire i contatti tra le persone. Le situazioni patologiche per cui si può ricorrere al loro aiuto spaziano da disagi psicologici a quelli di natura fisica: disabilità, depressione, disturbi comportamentali o dell’alimentazione e autismo ne sono alcuni esempi. Anche la pet-therapy presenta, tuttavia, delle controindicazioni: è sconsigliata in soggetti immunodepressi (si ricordi che gli animali sono potenziale veicolo di malattie), a chi ha paura o è allergico agli animali. L’effetto benefico derivante dalla compagnia dei nostri ospiti a quattro zampe sembra comunque emergere anche nella vita quotidiana. A riprova di ciò un dato su tutti: negli Stati Uniti è stato ridotto il premio delle polizze per malattia agli anziani che hanno un animale in casa.

A cura di Sabina Colturi

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