Le rughe, soprattutto quelle del viso, non solo raccontano di noi ma, secondo un recente studio, svelerebbero anche la durata della vita.

Grazie ad un sistema messo a punto da Jay Olshansky, biostatistico dell’Università dell’Illinois di Chicago e Karl Ricanek, informatico della University of North Carolina, attraverso un algoritmo e una fotografia è possibile effettuare un riconoscimento facciale e stabilire il grado di invecchiamento del viso. Il meccanismo svela quanti anni si dimostrano davvero e spesso sentenzia uno scarto anche di 10 anni in più dall’età biologica. Ma l’obiettivo futuro e svelare la longevità.

Le rughe del viso a volte possono “nascondere” l’età

Il commento del professor Marco Klinger, responsabile di Chirurgia plastica in Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano.

Commento del professor Marco Klinger responsabile di Chirurgia Plastica in Humanitas docente dell’Università degli Studi di Milano

«Il viso racconta qualcosa di noi, ad esempio se siamo stati tanto al sole, ma non penso che possa rivelare quanto abbiamo ancora da vivere. Come lo stesso Jay Olshansky ha sottolineato, ci sono visi che dimostrano decisamente più anni di quelli che realmente hanno. Questo però non vuol dire che siano rivelatori di una sorta di età biologica, sulla quale ‘fare i conti’. Infatti, è facile trovare una forte discrepanza tra l’età apparente del viso e del corpo.

Prendiamo il caso di una donna da sempre magra e sportiva, fedele a tutte le raccomandazioni relative all’alimentazione e allo stile di vita. Proprio in quanto magra, questa donna a 50 anni probabilmente non avrà un viso freschissimo, ma presumibilmente avrà un corpo bello e tonico. Il viso può dimostrare 55 anni, ma il corpo ne può dimostrare 40. Perché considerare solo un elemento?

E comunque va ricordato che le buone abitudini possono migliorare l’aspetto del viso, rendendo la pelle più uniforme e dall’aspetto più giovane, ma che allo stesso tempo le cattive abitudini non necessariamente si traducono in elementi in grado di accorciare la vita. Una volta di più, l’apparenza inganna. In generale penso che questi studi siano affascinanti e anche divertenti, ma lontani dal poter fornire una reale predicibilità. E meno male. Sarebbe brutto avere una “data di scadenza” già nota ed essere in possesso di questa informazione renderebbe decisamente più difficile vivere».

A cura di Simona Camarda

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