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A scuola di massaggio

16/09/2002

E’ di moda il massaggio: per rilassarsi, per dimagrire, per far sparire la cellulite. E molti, troppi, si improvvisano ovunque massaggiatori, persino sulle spiagge. Ma la massoterapia è una disciplina che necessita di esperienza e non può essere lasciata all’improvvisazione: è soprattutto una tecnica di supporto alla cura di molte patologie di natura ortopedica e deve essere effettuata da mani esperte, solo dietro indicazioni precise del medico specialista. Chiediamo al dottor Gianluca Galimberti, fisiatra e caposezione di Riabilitazione Ortopedica di Humanitas, di spiegarci in quali casi può essere utile sottoporsi a una serie di sedute di massoterapia tradizionale.

Una tecnica classica che allevia il dolore
“La massoterapia tradizionale – spiega il dottor Galimberti – è il più classico dei metodi di massaggio e il più conosciuto nella cultura occidentale. A questa tecnica si affiancano quelle di massaggio reflessogeno, in gran parte di derivazione orientale, che hanno avuto una grande diffusione anche da noi, per gli ottimi risultati che consentono di ottenere. La massoterapia tradizionale è indicata soprattutto per patologie che interessano l’apparato muscolo-tendineo: tutti i dolori di natura muscolare, cioè contratture e affaticamento muscolare, sia in campo prettamente medico che in quello sportivo. Si va quindi dal massaggio defatigante, decontratturante e drenante da effettuare dopo un allenamento o una prestazione sportiva al massaggio degli arti, ma soprattutto della schiena, in tutte quelle situazioni caratterizzate da dolore muscolare. Il muscolo, infatti, oltre alla contrazione, dovuta al suo normale accorciamento fisiologico, può andare incontro anche a una contrattura, cioè una contrazione che non è più di tipo fisiologico (ad esempio a causa di un accumulo di metaboliti tossici): la conseguenza di questo processo è il dolore muscolare”.

La valutazione del medico
“E’ solo il medico specialista – sottolinea il dottor Galimberti – che può consigliare al paziente di sottoporsi a un ciclo di massaggi, dopo averne valutato attentamente la storia clinica. Ci possono essere delle controindicazioni, assolute o relative, che sconsigliano di sottoporsi a un massaggio. Qualsiasi tipo di massaggio, infatti, mobilizza grosse masse di tessuto muscolare e cutaneo e, quindi, mobilizza dei liquidi, metaboliti e altro. Controindicazione assoluta è quindi la presenza di una patologia tumorale. La mobilizzazione di liquidi può comportare, inoltre, squilibri pressori anche gravi, con possibili svenimenti. Dunque il massaggio è sconsigliato anche a chi soffre di gravi cardiopatie o di una seria ipertensione: in questi casi le complicazioni che potrebbero avvenire non valgono i benefici prodotti dalla massoterapia. Eventualmente, in queste situazioni, si può ricorrere a tecniche riflessogene di massaggio. Il medico deve escludere anche la presenza di infezioni a carico dei distretti corporei interessati dal massaggio e stabilire quando iniziare il ciclo di massaggi, ad esempio dopo un trauma, in modo che la terapia non interferisca sui normali processi di riparazione dei tessuti”.

La seduta di massaggio
“La massoterapia – avverte il dottor Galimberti – deve sempre essere eseguita da persone esperte, in possesso di un’adeguata preparazione tecnica, ad esempio da un massofisioterapista. Un massaggio eseguito male non solo non apporta alcun beneficio, ma potrebbe arrecare danno, per cui è bene evitare di decidere autonomamente si sottoporsi a una serie di sedute di massaggio. La massoterapia tradizionale si avvale di diverse tecniche, che vanno dallo sfioramento, alla frizione, all’impastamento, alla percussione, alla vibrazione. Queste tecniche svolgono una duplice azione, una diretta o meccanica e una indiretta o riflessa.
L’azione diretta o meccanica consiste nel facilitare la circolazione dei liquidi, sangue e linfa, nei distretti interessati e di conseguenza nel circolo generale. Questa migliore circolazione comparta vari benefici, dalla riduzione dei ristagni come si può avere in caso di un edema post-traumatico, allo smaltimento di metaboliti tossici come in caso di accumulo di acido lattico dopo una intensa attività sportiva. Un altro effetto meccanico avviene a livello superficiale della cute, dove si ha una rimozione di quegli strati superficiali di cellule oramai morte e una stimolazione delle ghiandole sebacee e sudorifere.
L’azione riflessa avviene invece a due livelli: il primo riguarda la circolazione sanguigna, il secondo la liberazione di sostanze chimiche che hanno potenzialità analgesiche ed antinfiammatorie.
Solitamente si prevedono cicli di una decina di sedute, a cui sottoporsi quotidianamente o a giorni alterni, a seconda del quadro clinico e delle indicazioni del medico. Una seduta può durare da 30 a 45-60 minuti, a seconda dei segmenti interessati (gli arti inferiori o la schiena) e non comporta sensazioni sgradevoli o dolore”.

A cura di Elena Villa.

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