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Terme, una passione che viene da lontano

29/05/2007

Immergersi in acque fredde o calde e praticare l’abluzione di alcune parti del corpo in rituali codificati fa parte delle culture; menzioniamo in particolare quella greca, che conosce bagni privati e pubblici almeno dal VI secolo a. C. Sappiamo quanto fosse tenuto in considerazione lo sport inteso come agonismo, nel senso letterale del termine; la cura del corpo ne era il naturale complemento e nelle palestre e nei ginnasi vi erano locali adibiti ai bagni freddi, mentre le acque calde erano destinate ad anziani e lavoratori.
I nostri prodotti per frizionare la pelle, i ricercati esfolianti, hanno i loro antenati nella pratica diffusa dei bagni di vapore: con un’intensa traspirazione la pelle si liberava da ogni impurità e si rinnovava con unguenti molto efficaci per un prolungato e sapiente massaggio.
Se il bagno, soprattutto in ambito greco, sorge vicino a sorgenti termali (come per i santuari del dio della salute, Asclepio), il passo dal balneum alle terme, per il piacere di lavarsi non saltuariamente ma ogni giorno, è molto breve. Ed ecco i romani, grandi protagonisti nell’origine di stabilimenti che permettono anche a chi non abbia la possibilità in casa di fare un bagno caldo.
La tinozza vicino alla cucina per sfruttarne il calore (lavatrina) era un mezzo davvero spartano e scomodo, con acqua torbida. Nessun sollievo in questo caso, anzi un atto da compiere il più in fretta possibile. Con l’arrivo di medici greci intorno al II secolo a. C., il più noto è Asclepiade di Prusa, il bagno diventa “cura del corpo”; si passa dal balnea alle thermae, già in epoca imperiale (dal termine greco thermos, ovvero caldo). Leggiamo che il primo grande edificio indicato appunto come thermae nasce “in Campo Marzio, vicino al Pantheon, tra il 25 e il 19 a.C.”.
Le prime terme pubbliche le dobbiamo a Nerone, ma le più famose sono quelle di Caracalla, di Diocleziano e le terme di Costantino sul Quirinale, nel IV secolo d. C.

Come si presentava l’ambiente delle terme
C’era naturalmente lo spogliatoio (apodyterium), privo di riscaldamento e con una vasca per abluzioni parziali. Le panche con cuscini correvano lungo le pareti, e in rientranze si ponevano i propri indumenti. Il tepidarium lascia intendere facilmente che era una stanza di passaggio e il frigidarium accoglieva la vasca d’acqua fredda e anche una vera piscina per nuotare, la natatio.
Il laconicum era il posto dove si sudava, in pratica la nostra sauna dove bagni di vapore provocavano una salutare sudatio. Nel calidarium, la sala per il bagno caldo, dominava la vasca centrale, l’alveum che accoglieva le persone comodamente sedute sui gradini lungo i bordi. Orientato per sfruttare i raggi del sole, questo ambiente sporgeva dall’edificio e si riconosceva per i grandi finestroni chiusi da vetri. Non poteva mancare la palestra, spazio aperto e finemente decorato dove si svolgevano gli esercizi fisici (infatti il termine viene dal greco palaio, dunque lottare) e si curava il corpo con oli e anche frizioni di sabbia.
Degno di approfondimento è certamente l’aspetto della manutenzione di tali luoghi così importanti per la collettività: dal rifornimento idrico al riscaldamento fino all’organizzazione, operazione complessa con orari, tariffe, pubblicità e personale specializzato, che nulla ha da invidiare ai sistemi attuali. L’aspetto terapeutico del bagno, il suo potere curativo in base alla tipologia delle acque si ricava sia da Plinio il Vecchio che da Vitruvio e non c’è malanno che in pratica non abbia la sua cura termale. Tuttavia, la mentalità si evolve e dalla grande considerazione dell’antichità, si passa ad una nuova idea del corpo nel Medioevo che ha conosciuto luoghi di grande rinomanza come i bagni pubblici di Aquisgrana, città legata come si sa a Carlo Magno e le terme di Bagno Vignoni (Siena), molto frequentate perché poste lungo il tratto di Via Francigena che portava verso l’Italia Meridionale. Qui si curò Lorenzo il Magnifico e anche un papa, Pio II Piccolomini, la cui dimora è inclusa in una delle strutture oggi più rinomate, “Le terme”.

Le terme vengono riscoperte nel XV secolo e con fasi alterne si giunge all’Ottocento, primi anni del Novecento quando diventano una vera e propria moda, luogo di incontro mondano, di scambio culturale raffinato per una clientela esigente e aperta, con il coinvolgimento graduale della classe media. La seconda guerra mondiale segna una battuta d’arresto; con il dopoguerra riprenderà lo sviluppo dell’ambiente termale con una concezione sempre più funzionale e ormai usufruibile per ogni fascia sociale.
Le terme del Bel Paese sono particolarmente rinomate e legate ad una plurisecolare tradizione, ricordiamo quelle del Lazio, della Toscana e della Campania. Sappiamo quanto abbiano conquistato un’ampia fetta di mercato le tradizioni orientali, soprattutto gli hammam, ma il fascino delle terme permane intatto, anche per la fruibilità sempre più accessibile. Infatti le terme non sono più privilegio per pochi ma una prestazione assicurata in alcuni casi dal Servizio Sanitario Nazionale, un’esperienza che unisce utile e dilettevole, anche se per la cura o il sollievo di particolari esigenze rimangono indispensabili le indicazioni mediche.

A cura di Cristina Borzacchini

Nella foto, le Terme di Ercolano

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