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Gli italiani e la salute, in leggero aumento il numero dei malati cronici

01/02/2018

Ipertensione, artrosi, diabete, osteoporosi. Sono alcune delle principali patologie croniche che affliggono milioni di italiani. Nel 2016 quattro individui su dieci hanno dichiarato di soffrire di almeno una fra le più comuni patologie croniche, una quota in lieve aumento rispetto al 2015. A star peggio sono le donne e le fasce di popolazione più adulta dove l’impatto di tali patologie è maggiore. Sono alcuni dei dati emersi dall’Annuario Istat del 2017. Fra gli aspetti rilevati dai ricercatori c’è infatti anche quello dedicato alla salute degli italiani. Ne parliamo con la dottoressa Elena Azzolini, Assistente Medico della Direzione Sanitaria di Humanitas.

Invecchiamento e dolore cronico

La presenza di una o più patologie croniche è il fattore che orienta la valutazione del proprio stato di salute da parte degli italiani. Nelle fasce di età più avanzate, infatti, laddove la quota di patologie croniche è più rilevante, sono di meno gli individui che danno un giudizio positivo delle proprie condizioni. Una tendenza inversa, invece, riguarda le fasce d’età inferiori. In generale il 70,1% della popolazione residente in Italia ha dato una risposta positiva alla domanda “Come va in generale la sua salute?”. Negli uomini la percentuale sale leggermente sfiorando il 74% mentre nelle donne scende al 66,4%.

Queste percentuali sono diverse a seconda dell’età. Tra i 65 e i 74 anni poco più del 42% guarda positivamente alla propria salute, dai 75 anni in poi si raggiunge il 24% della popolazione residente. Proprio tra gli over 75 le patologie croniche sono molto diffuse (ne soffre l’85%). Quali sono le principali? La malattia più diffusa è l’ipertensione (17,4%), seguita dai più comuni disturbi osteoarticolari, ovvero artrosi e artrite (15,9%), dalle malattie allergiche, dall’osteoporosi, da bronchite cronica e asma bronchiale e dal diabete.

Tra i due sessi già dopo i 55 anni le donne emergono come il genere più colpito dalle malattie croniche, mentre dopo i 45 il giudizio sul proprio benessere comincia a differenziarsi da quello maschile: se il 73,7% degli uomini si ritiene in buona salute, nelle donne della stessa fascia d’età la percentuale è pari al 69,1%.

Rispetto alle rilevazioni precedenti è emerso che gli italiani stanno peggio (+0,8% i soggetti con patologie croniche rispetto al 2015). La stessa tendenza al rialzo è stata registrata anche fra chi ha affermato di soffrire di due o più fra queste patologie.

«Anche se la prevenzione e i progressi di tipo diagnostico-terapeutico possono rallentare l’insorgenza o migliorare il decorso di molte malattie, la proporzione di soggetti affetti da tutte le più importanti patologie croniche è invariabilmente in aumento», risponde la dottoressa Azzolini. «Sono mediamente dieci gli anni di vita non vissuti dagli italiani in buona salute. E sono proprio le patologie croniche ad essere responsabili della maggior parte della disabilità di molti italiani. Tra queste, sebbene in lieve riduzione, sono le malattie cardiovascolari a costituire ancora oggi la principale causa di disabilità, mentre aumenta il peso dei disordini muscoloscheletrici e dei disturbi neurologici e continuano a pesare molto le patologie neoplastiche e il diabete».

«L’aumento, in termini percentuali o assoluti, del numero di persone anziane e disabili non costituisce di per sé un allarme, ma lo diventa se questa ‘transizione’ epidemiologica e demografica (e dunque nei bisogni di salute dei cittadini) non sarà seguita da adeguate politiche e da interventi socio-sanitari, e dunque investimenti nel settore della non autosufficienza e del sociale».

Stili di vita e prevenzione

Non solo salute. I ricercatori hanno preso in considerazione anche i principali stili di vita. La fotografia dell’Istat indica ad esempio come, a tavola, i residenti in Italia si rivelino conservatori. Il pasto fuori casa è ancora poco diffuso: il pranzo resta il pasto principale e in sette casi su dieci viene consumato a casa. Questa consuetudine, però, permette di compiere scelte alimentari più attente.

Resiste l’abitudine a fare colazione a prima mattina con l’81% della popolazione che al risveglio non si ferma al caffè ma consuma anche alimenti con un adeguato apporto nutrizionale, dal latte ai biscotti. Fedeli alla colazione sono più le donne e i bambini.

Da una buona a una cattiva abitudine: l’assuefazione al fumo di sigaretta. Uno tra i principali fattori di rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie peresiste in quasi il 20% della popolazione, un dato invariato rispetto al 2015. L’abitudine al fumo si conferma più diffusa tra gli uomini e in età giovanile: i maschi fumatori si concentrano soprattutto fra i venticinque e i trentaquattro anni.

Oltre il 66% dei decessi è dovuto a patologie cardiovascolari e tumori: due malattie che, nei limiti del possibile, possono essere prevenute con stili di vita salutari. Cosa poter consigliare in questo senso alla popolazione generale? «La rapida diffusione delle malattie croniche è accelerata dagli effetti di stili di vita sempre più negativi. Molte delle malattie croniche, che rappresentano la principale causa di morte e quasi il 60% dei costi totali delle cure nei Paesi industrializzati, possono essere efficacemente prevenute contrastando i fattori di rischio comportamentali», ricorda la dottoressa Azzolini. «L’86% delle malattie croniche, infatti, si potrebbe prevenire controllando solo quattro fattori di rischio modificabili: il fumo di tabacco in primis, l’alimentazione scorretta (e quindi l’obesità), l’inattività fisica e l’abuso di alcol».

«Pertanto l’abolizione del fumo di tabacco, una sana alimentazione, una attività fisica regolare e la riduzione del consumo di alcol sono le regole essenziali per una vita lunga e in salute, aiutando a ridurre e/o a mantenere la pressione arteriosa, la colesterolemia, la glicemia a digiuno e l’Indice di Massa Corporea a livelli favorevoli.A questo proposito un ruolo imprescindibile è rappresentato dalla famiglia, punto centrale nella crescita dei bambini e dei ragazzi, dove possono essere trasmessi stili di vita sani tramite una corretta alimentazione ed incentivando l’attività fisica e sportiva o, al contrario, dove può avere inizio la “spirale” di sovrappeso ed obesità», conclude la specialista.

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