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Osteoporosi, come si arriva alla diagnosi?

19/01/2018

Una delle patologie reumatiche più diffuse nella terza età è l’osteoporosi: le ossa si indeboliscono e aumenta il rischio di frattura. Sebbene sia più frequente nelle donne, anche gli uomini ne sono possono soffrire. Poiché l’osteoporosi non è segnalata da sintomi (si chiama infatti  “malattia silenziosa”), spesso si arriva alla sua diagnosi proprio a seguito della prima frattura. Come si diagnostica questa patologia? Ne parliamo con la professoressa Bianca Marasini, Senior consultant in Reumatologia e Immunologia clinica di Humanitas.

Tessuto osseo in continua trasformazione

Le ossa crescono raggiungendo la loro massima robustezza intorno ai 25 anni di età. A questa età si raggiunge il cosiddetto picco di massa ossea, ovvero l’assetto definitivo dell’osso. Ecco perché è fondamentale fin dalla prima giovinezza uno stile di vita sano con cui accompagnare la crescita delle ossa, fatto soprattutto di dieta salutare, con un adeguato apporto di calcio, e una regolare attività fisica.

(Per approfondire leggi qui: Osteoporosi, i suoi segreti svelati nello spazio?)

Il tessuto osseo è interessato negli anni da un continuo processo di rimodellamento, per far sì che il tessuto vecchio e usurato venga rimpiazzato da quello nuovo. Sono diverse le cellule coinvolte in questo processo: gli osteoclasti, responsabili del riassorbimento osseo, cioè della rimozione del tessuto osseo usurato, e gli osteoblasti, responsabili invece della formazione di nuovo tessuto; gli osteociti, infine, rappresentano lo stadio in cui si trasformano gli osteoblasti una volta riformato il tessuto osseo.

Fino al raggiungimento del picco di massa ossea la densità ossea si accresce; con l’avanzare dell’età il processo si inverte. La massa ossea cioè subisce un processo di perdita del suo contenuto di minerali, in quanto il riassorbimento è più rapido della riformazione di tessuto osseo.

Le ossa diventano fragili

Se la perdita è considerevole o piuttosto veloce e la massa ossea si riduce notevolmente, si parla di osteoporosi, una condizione scheletrica generalizzata caratterizzata da un danno microstrutturale dell’osso e dalla conseguente fragilità dell’osso. In Italia otto donne su dieci in post-menopausa sono interessate da osteoporosi, il che corrisponde a circa cinque milioni di individui affetti.

Le ossa diventano fragili e porose esponendo l’individuo a un maggior rischio di frattura. In questo processo giocano un ruolo non secondario gli ormoni ed è per questo che le donne ne sono particolarmente esposte perché, con la menopausa, la  produzione di estrogeni si riduce.

E gli uomini? Anche l’uomo può avere osteoporosi; nell’uomo, oltre all’età, ad una eventuale famigliarità (al pari delle donne), è più frequente che l’osteoporosi sia secondaria a malattie  preesistenti o, soprattutto, all’assunzione di farmaci.

Gli esami e la diagnosi

Le vertebre, il femore e i polsi sono le sedi più esposte alle fratture che colpiscono circa il 40% della popolazione soprattutto dopo i 65 anni. Le fratture di  anca e femore sono particolarmente importanti, perché spesso richiedono un approccio chirurgico.

«L’osteoporosi è sempre asintomatica, tanto è vero che può passare inosservata per tutta la vita. Ricordiamo che è chiamata “malattia silenziosa”», dice la professoressa. Pertanto la prima frattura è un momento chiave: «Spesso è la prima frattura che fa sospettare una osteoporosi, la cui presenza dovrà essere confermata da una MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata)», spiega la professoressa.

«Spesso, tuttavia, è lo stesso ginecologo che nella donna in menopausa consiglia una MOC; oppure il medico si insospettisce perché il radiologo segnala una carenza di calcio ad una Rx (radiografia) dello scheletro. Spesso ancora è il reumatologo che, in occasione di alcune malattie e/o farmaci, richiede indagini, fra cui una MOC, in modo da intervenire in caso di osteoporosi o solo di osteopenia». Quest’ultima è una condizione caratterizzata dalla presenza di «un osso fragile, ma in misura minore rispetto all’osteoporosi, e non necessariamente evolvente in osteoporosi. Invece quando purtroppo si verifica una frattura si parla di osteoporosi severa», aggiunge la specialista.

La Mineralometria Ossea Computerizzata non è però l’unico esame con cui fare diagnosi di osteoporosi: «La MOC è indispensabile; questa generalmente viene effettuata  a livello della colonna lombare e del femore; in alcuni casi tuttavia, in persone con importante artrosi, dove la MOC in queste sedi classiche può non essere fedele, viene effettuata all’avambraccio, dove non vi è artrosi. Sono poi indispensabili accertamenti osteometabolici quali il dosaggio del calcio e del fosforo nel sangue e urine, il dosaggio della vitamina D», conclude la professoressa Marasini.

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