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Tumore del fegato, tra ricerca e nuove terapie

14/11/2006

L’ambizioso obiettivo del “Liver Symposium Italiano”– in programma il 17 e 18 novembre presso l’Auditorium dell’Istituto Clinico Humanitas – sarà quello di stilare una classificazione dei diversi tipi di tumore del fegato, associando ad ognuno di essi un trattamento specifico ed uno specialista di riferimento.
L’intento del Comitato Scientifico del “Liver Symposium Italiano” è di offrire, nella fase iniziale, una serie di informazioni quale presupposto indispensabile per una razionalizzazione delle scelte diagnostiche e terapeutiche. Inoltre, come spiega il prof. Leandro Gennari, Senior Consultant in Chirurgia Generale ad orientamento oncologico presso Humanitas, “risulta quanto mai necessaria la creazione di una ‘liver unit’ in ogni ospedale, struttura fondamentale per l’integrazione dei vari specialisti, quali il chirurgo, l’epatologo, l’oncologo medico, il radiologo”.

A differenza degli anni ’80, grazie alla ricerca clinico scientifica e all’affinamento tecnologico dei momenti diagnostico e terapeutico, negli ultimi 25 anni si sono ottenuti importanti risultati nella cura del tumore al fegato. Sono entrati così nel bagaglio terapeutico nuove metodiche la cui numerosità e i buoni risultati ottenuti hanno creato nel medico e nello stesso paziente una crescente attenzione sul tipo di trattamento da adottare in ogni singolo caso. “La necessità di un consulto plurispecialistico risponde all’esigenza di scegliere tra le tante terapie disponibili la migliore per ogni singolo caso”, spiega il prof. Gennari.

In particolare, per l’epatocarcinoma – che spesso insorge in un fegato cirrotico o nei portatori di una pregressa epatite – sono state messe a punto varie terapie che non implicano necessariamente un intervento chirurgico, quali l’alcolizzazione, la termo e crioablazione e la chemoembolizzazione.
L’alcolizzazione consiste nell’iniettare alcol nel nodulo con una puntura transcutanea sotto guida ecografica. Con la termo e crioablazione, viene distrutto il nodulo attraverso il riscaldamento o il congelamento. Infine, la chemoembolizzazione consiste nell’“affamare” il tumore chiudendo temporaneamente un ramo dell’arteria epatica e somministrando contemporaneamente un farmaco antitumorale.
Un altro tipo di tumore del fegato, il colangiocarcinoma – che prende origine dalle vie biliari intra ed extraepatiche – va di preferenza trattato con la resezione epatica.

Al fine di determinare la migliore possibilità terapeutica per la cura del tumore del fegato, a chiusura dei lavori del congresso, il prof. Gennari modererà un confronto tra un Oncologo, un Chirurgo e un Interventista non chirurgico. I tre specialisti stabiliranno, nel caso di un tumore primitivo (epatocarcinoma di dimensioni di circa 3 centimetri), quali provvedimenti terapeutici andrebbero di preferenza adottati. Saranno i congressisti presenti ad indicare, attraverso il televoto, qual è l’approccio prescelto.

A cura della Redazione

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