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Prevenzione

Battiti del cuore: Teniamo sotto controllo la frequenza cardiaca

19/03/2013

La frequenza cardiaca, cioè i battiti, le pulsazioni che il cuore compie ogni minuto per distribuire il sangue nei vasi, se non tenuta sotto controllo, può causare problemi alla salute.

Esistono categorie di persone che verificano la frequenza cardiaca con continuità, perché rappresenta un aspetto fondamentale della loro attività. Gli atleti, per esempio, tendono ad abbassarne, attraverso gli allenamenti e un’attenta alimentazione la portata, così da poter disporre di un divario più ampio tra battiti a riposo e battiti sotto sforzo e aumentare così le proprie performance.

Ma anche le persone comuni hanno tutto l’interesse a regolare la propria frequenza cardiaca. Come può essere fatto? La risposta al dottor Franco Santoro, responsabile degli ambulatori di Cardiologia di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Santoro, perché è consigliabile tenere sotto controllo i battiti del proprio cuore?

«Perché c’è un rapporto tra la frequenza cardiaca e la propria capacità “lavorativa”. Ogni cuore è dotato di un numero massimo di giri al minuto oltre il quale non può andare senza correre rischi o avere delle problematiche. In genere questo massimo corrisponde a questo calcolo: 220 meno gli anni della persona interessata. Se dunque una persona ha 50 anni, non dovrà mai superare i 170 battiti al minuto, oltre i quali il “motore” della sua “macchina” andrebbe “fuori giri”, anche se il suo cuore è perfettamente sano. Se si parte da una frequenza bassa, dunque, prima di raggiungere il limite massimo si dispone di un range di frequenza ampio, per cui la resistenza allo sforzo è maggiore. Se si parte invece da una frequenza già alta, sono sufficienti tre gradini per ottenere la frequenza prossima a quella di allarme».

È possibile regolare la frequenza cardiaca? Con quali sistemi?

«Dipende dalla frequenza di partenza. Se è oltre i 100, è preferibile intervenire con i farmaci, tenuto conto del grado di tollerabilità degli stessi da parte del paziente. Se le alterazioni, al contrario, sono lievi, si può cercare di regolarle con uno stile di vita diversa, stimolando l’attività fisica che deve però essere svolta con regolarità, non in maniera saltuaria. Gli stessi risultati possono essere ottenuti attraverso una maggiore attenzione dietetico-alimentare, che vede l’eliminazione delle bevande che possono favorire l’aumento della frequenza come il caffè, il te, o le bevande gasate o eccitanti».

La frequenza cardiaca può aumentare anche per ragioni, diciamo così naturali?

«Può aumentare, ad esempio, nel corso della fase digestiva perché quando lo stomaco non digerisce bene tende a gonfiarsi e a sollevare il diaframma e il cuore, che è posto subito sopra questo, viene infastidito e reagisce con un esasperato aumento della frequenza. Molte tra le persone che visitiamo ci dicono di sentire il cuore che “impazzisce” proprio dopo avere consumato il pranzo. Verificata la situazione, spieghiamo loro che non si tratta di un problema cardiaco, ma di un’alterazione dei battiti dovuta a influenze che vengono da altre parti. In casi come questi, quindi, la cura non riguarda il cuore: è risolvendo il problema gastrico che si può incidere sulla frequenza dei battiti».

Anche lo stress è in grado di influire sulle pulsazioni?

«Sì, certo. In presenza di particolari stati emotivi basta poco perché il cuore risenta della situazione e reagisca aumentando la frequenza».

Esistono malattie che comportano un aumento dei battiti cardiaci?

«Ci sono patologie cardiache, che coincidono con disturbi veri dei tessuti di conduzione cardiaca o con malattie valvolari, che possono causare aumento della frequenza».

Parliamo di controllo e cura…

«Anzitutto occorre capire perché la frequenza è aumentata e poi andare a colpire la causa o, se non si riesce a individuare questa, ad agire direttamente sulla frequenza, per migliorare la qualità di vita della persona. Tra i farmaci, i più utilizzati sono i cosiddetti betabloccanti, che hanno la capacità di rallentare il battito cardiaco. In casi particolari di aumento dei battiti dovuto ad aritmie cardiache c’è anche la possibilità di arrivare fino a un intervento, ma questo solo in situazioni più gravi e specifiche. Dal punto di vista del controllo, molto efficaci sono le registrazioni dell’elettrocardiogramma nell’arco delle 24 ore, il cosiddetto Holter ECG, che permettono di verificare sbalzi di frequenze durante un’intera giornata. Ma oggi queste misurazioni possono essere effettuate anche per un’intera settimana o, nei casi più estremi, anche per un intero anno, attraverso piccoli registratori sottopelle che la persona attiva nel momento in cui sente sopravvenire un aumento dei battiti cardiaci, così da poter poi essere studiate dallo specialista che dovrà decidere la cura».

 

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