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Tecnologia

Una fotografia del cervello con la risonanza magnetica funzionale

22/10/2001

Patrick Luetmer dell’unità clinica di risonanza magnetica funzionale della Mayo Clinic di Rochester illustra a Humanitas Salute quali possono essere le applicazioni della risonanza magnetica funzionale a livello clinico. Questa tecnica consente di individuare le aree del cervello preposte al controllo di una parte dell’organismo o di una specifica funzione,per esempio: controllo della mano destra e sinistra, della vista, dell’udito, del movimento e del linguaggio. L’obiettivo è quello di preservarle durante gli interventi chirurgici.

In quali casi è utile la risonanza magnetica funzionale?
Questa tecnica viene impiegata nei casi di tumore al cervello. Permette al neurochirurgo di individuare, con maggior precisione, l’area del cervello vicino al tumore, così da permettergli di intervenire con precisione direttamente nella zona da trattare, preservando le parti deputate al controllo di funzioni importanti. Inoltre il chirurgo, passando questo strumento lungo i bordi della lesione, ha la certezza di aver asportato l’intera massa tumorale.

Come viene utilizzata?
Dopo la craniotomia, ossia l’apertura del cranio, la macchina fornisce le immagini del cervello direttamente su un monitor. Il chirurgo stimola la zona del cervello adiacente al tumore, per controllare quali reazioni ha il paziente. Se la parte su cui viene eseguita la stimolazione è sana, si avrà una reazione come, per esempio, il movimento di una mano, di un braccio etc. In questo modo il medico marca tutte le zone critiche e localizza la parte del cervello da conservare. La stessa tecnica viene utilizzata anche per localizzare la parte del cervello deputata al controllo del linguaggio. Nel corso dell’intervento si testa la capacità del paziente di parlare mentre gli viene stimolata una parte del cervello. Al paziente viene mostrato un cartoncino con un’immagine e gli viene chiesto di dire ciò che vede. Se si verifica un blocco del linguaggio, cioè non riesce a esprimersi, significa che il neurochirurgo sta intervenendo sulla parte del cervello da conservare.

Che tipo di macchina è?
Si tratta di uno scanner. Il paziente viene introdotto dentro questa macchina, a cui è collegato un video-monitor con cavi a fibre ottiche e un comando manuale mediante il quale paziente è in grado di rispondere alle richieste del medico, come per esempio di muovere la mano. Si tratta di un magnete che possiede una forza di campo magnetico 60.000 volte superiore a quello della terra. Questa macchina invia una radioonda nel cervello e, proprio come avviene negli apparecchi stereo, provoca un eco di risonanza magnetica. L’insieme di questi echi viene utilizzato per ottenere il risultato dell’esame fornendo un’immagine su di un monitor. Si possono così raccogliere una serie di immagini, che vengono chiamate sezioni, e osservarle singolarmente. Oppure è possibile, per mezzo del computer collegato alla macchina, utilizzare tutte queste sezioni per ottenere una ricostruzione della superficie del cervello.

Come funziona?
La risonanza magnetica funzionale si ottiene per mezzo di una tecnica che si serve delle alterazioni dei livelli di ossigeno nel tessuto cerebrale. Quando i neuroni funzionano e sono attivi, il flusso ematico nella regione cerebrale in attività aumenta del 30-50%, mentre il consumo di ossigeno da parte del cervello aumenta solo del 5%. Questo aumento di ossigenazione del cervello durante l’attività cerebrale corrisponde a un aumento di segnale nell’immagine.

A cura di Lucia Giaculli

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