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Cathy Freeman, una quattrocentista contro l’asma

29/09/2003

Ha solo trent’anni, ma in Australia è già un monumento nazionale, atleta amata lungo tutta la sua travolgente carriera che l’ha portata all’oro olimpico di Sydney 2000, una vittoria memorabile che fece esplodere di gioia lo stadio e l’intera nazione. Cathy Freeman, australiana aborigena, simbolo del riscatto di un popolo. Oggi simboleggia un altro riscatto: quello di milioni di asmatici che si sentono – e spesso sono considerati – persone disabili.

Malata d’asma dal 1991 (data del primo attacco, sopravvenuto durante una gara), Cathy ha voluto presenziare, oggi a Vienna, al 13/o Congresso della European Respiratory Society per portare il suo messaggio di forza di volontà , di determinazione, ma anche di fiducia nei progressi della scienza.
L’asma è una malattia variabile, che non si manifesta sempre allo stesso modo. Quella di Cathy è indotta dall’esercizio fisico e scatenata dagli sforzi muscolari intensi, che è quanto di peggio può esserci per un’atleta, teso sempre verso una prestazione ai limiti delle sue possibilità . Di più: Cathy ha visto morire la sorella maggiore proprio in seguito ad un attacco d’asma. Una prova che avrebbe indotto chiunque ad appendere le scarpette al chiodo. Basti pensare alla paura, all’angoscia che il respiro, l’aria possa venire improvvisamente a mancare nel momento in cui se ne ha più bisogno, nel momento di maggiore intensità della prestazione fisica. In ogni
competizione. Ma i medici della nazionale australiana d’atletica l’hanno aiutata e messa in condizione di gareggiare al meglio e lei ha dedicato ogni sua vittoria alla memoria della sorella.

L’asma è una malattia infiammatoria cronica dei polmoni che interessa – è una stima dell’ Oms – circa 100-150 milioni di persone nel mondo. Ma l’asma non ha fermato nemmeno Cathy Freeman, nella sua doppia battaglia, contro la malattia e contro il cronometro.
Una battaglia vinta con innumerevoli allori in tutto il mondo, fino a essere designata, ultimo tedoforo, ad accendere il tripode ai giochi di Sydney, quelli della sua memorabile vittoria sui 400 metri, una specialità massacrante per il lunghissimo tempo in cui è necessario mantenere massimo lo sforzo fisico.

Freeman, che si è ritirata dall’atletica internazionale il 17 luglio scorso, vuole portare un messaggio di speranza e di fiducia nella scienza medica a tutti gli asmatici: “è una malattia variabile – afferma – ma non è una malattia invincibile. Oggi è possibile non rinunciare più ai propri obiettivi. Le nuove terapie – spiega – sono in grado di controllare i sintomi della malattia. Permettono di adattare il dosaggio del farmaco in funzione della variabilità dell’asma. Questa è la soluzione che permette ai malati di controllare la propria asma assumendo la giusta dose di farmaco nelle diverse fasi della malattia”.

Francesco Brancati (ANSA).

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