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Tumore al seno, come affrontarlo?

15/10/2014

Nell’avventura di cura dei tumori al seno, il dis-agio delle donne e dei sanitari è condizionato da una serie di fattori che vanno dall’informazione mass mediatica all’educazione per la diagnosi precoce; dai comportamenti di genere alla valenza simbolica delle parti lese; dalla relazione/comunicazione nei contesti sanitari ai programmi terapeutici. Parola della senologa sistemico-relazionale Gemma Martino (direttore emerito di una Divisione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ed ora Direttore Scientifico di Metis – Centro Studi in Oncologia Formazione e Terapia) che nella premessa del “Il dis-agio in senologia oncologica” anticipa già i temi principali del suo lavoro scritto in collaborazione con Hubert Godard (Analyse du Mouvement Université de Paris VIII). Del libro si parlerà anche sabato 18 ottobre nel corso della quarta edizione di “Paziente diplomata”, appuntamento dedicato all’informazione sul tumore del seno, ma soprattutto al dialogo tra gli specialisti e il pubblico presso il Centro Congressi Humanitas, Via Manzoni 113, Rozzano.

Da dov’è nata l’idea di scrivere questo libro?

“Nel mio lavoro clinico scientifico  e formativo mi preoccupo quotidianamente di stimolare l’attenzione su come la diagnosi oncologica e le relative cure portino disagio sia ai pazienti e alle loro famiglie sia ai sanitari. Il modo di affrontare le proprie e altrui fatiche  da parte dei clinici  incide sulla qualità delle cure. Inglobare nell’osservazione clinica il dis-agio dei sistemi curati/curanti permette di fare un passo avanti nella ricerca e nella personalizzazione delle cure. I moduli  per il consenso  informato   forniti ai pazienti per renderli edotti sui processi di cura sono strumenti  necessari ma non sufficienti per creare una relazione terapeutica efficace. Questa relazione  infatti è  parte integrante della cura e può renderla  ottimale.  Il trattato da me scritto insieme a Hubert Godard, formatore francese  di fama mondiale sulla lettura e il vissuto corporeo, vuole incentivare curanti e (in questo caso) curate a registrare il dis/agio corporeo e relazionale, decodificarlo e immetterlo nella scienza con dati contestuali della cura”.

Cosa accade nella mente di chi scopre di avere un tumore al seno?

Dicendo cosa accade nella ‘mente’ già separiamo l’emozione corporea dal pensiero e dalla relazione. In clinica senologica noi abbiamo osservato che nel momento in cui una persona riceve una diagnosi tumorale, al di là delle parole e del grado di conoscenza dello stato di malattia,  il suo corpo registra  e fa intravedere una alterazione percettiva/motoria che comunica  il dolore/emozione della presenza di malattia. La corporeità di cui dobbiamo prendere atto in terapia è l’insieme di percezione, emozione, in/consapevolezza, relazione e comunicazione”.

Rispetto a quest’alterazione corporea  che registra il trauma emozionale quale consiglio si sente di dare?

Ai sanitari  suggerisco  di valutare scientificamente la relazione che instaurano con le persone che curano  e di decodificare  il corpo percettivo  sul quale gli esiti che verranno a seguito della chirurgia, chemio e radioterapia si iscriveranno. Meno parole, maggior consapevolezza del disagio relazionale e profondo di curate e curanti e…. più tocco e ascolto terapeutico. Alle persone che ricevono diagnosi di tumore, suggerisco di lavorare – anche fuori dalle strutture sanitarie oncologiche, con il proprio corpo, in gruppo o da sole, attraverso pratiche di movimento che portano ad ampliare la percezione e quindi lo sguardo sul mondo per arrivare all’ autonomia e alla forza nelle cure. Lavorare su più livelli: fisico emozionale e relazionale aiuta a sciogliere le ferite che vanno accolte e trattate sia nella loro fisicità che nella loro simbolizzazione. Ad entrambi  i sistemi  – sanitari e familiari – suggerisco l’ascolto vicendevole non solo delle parole e delle transazioni comunicative, ma del silenzio e dell’analogico corporeo. Questo emerge a ‘nostra insaputa”  (come oggi si usa ormai dire mutuando la frase dalla politica) e favorisce nella comunicazione azioni e lemmi amorevoli essenziali nel percorso di guarigione”.

 

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