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Intestino e digestione

Intolleranza al glutine, cosa comporta ignorare questa condizione?

14/12/2017

Oltre alla celiachia, all’ingestione del glutine è associata un’altra condizione clinica: l’intolleranza al glutine o sensibilità al glutine non celiaca. Arrivare a una diagnosi di questo disturbo che sia il più possibile tempestiva è quanto mai importante: in caso contrario, infatti, continuare a consumare alimenti che contengono glutine può avere un rilevante impatto sulla salute. Ne abbiamo parlato con gli specialisti di Humanitas.

Il glutine

È una proteina contenuta in molti cereali, primo fra tutti il grano ma anche segale, farro e orzo, tra gli altri. Di conseguenza tutti gli alimenti derivati dalla lavorazione di questi cereali lo contengono e non possono rientrare nella dieta per un soggetto celiaco o anche intollerante al glutine. Attenzione, inoltre, al cosiddetto glutine nascosto: la proteina è infatti presente in tanti altri prodotti come additivo alimentare.

Intolleranti o celiaci?

L’ingestione del glutine espone i pazienti celiaci e gli intolleranti non celiaci a delle reazioni diverse. Nel primo caso si innesca una reazione che porta all’infiammazione dell’intestino tenue, con conseguente malassorbimento delle sostanze nutritive contenute negli alimenti. L’intolleranza o sensibilità al glutine non presenta questo quadro; non è una malattia autoimmune come la malattia celiaca sebbene condivida con questa molti sintomi, dal gonfiore addominale alla diarrea alla sonnolenza, ad esempio. La sintomatologia della gluten sensitivity essendo aspecifica può essere equivocata per quella di altre condizioni come la sindrome dell’intestino irritabile e indurre un ritardo diagnostico.

Il soggetto che presenta un’intolleranza al glutine intesa come gluten sensitivity, sulla base delle evidenze scientifiche attuali, non incorre negli stessi rischi clinici legati al malassorbimento che ha il paziente celiaco se continua ad assumere il glutine nella dieta.

Il problema è che l’assunzione di glutine determina una sintomatologia che in alcuni casi può essere molto invalidante per il paziente mentre la sua eliminazione dalla dieta comporta, nella stragrande maggioranza dei casi, un immediato benefico clinico.

La dieta senza glutine

La dieta di esclusione, se associata a una scomparsa pressoché totale della sintomatologia, anche se non esistono indicazioni specifiche in letteratura, dovrebbe essere mantenuta per almeno otto settimane prima di tentare una graduale reintroduzione del glutine nella dieta. Sarà poi l’eventuale ricomparsa dei sintomi a stabilire un nuovo percorso dietetico.

La cosa importante è che il paziente, prima di iniziare una dieta glutino-priva, si rivolga sempre a uno specialista per arrivare a un precisa diagnosi di quale sia la condizione patologica legata al glutine di cui è affetto.

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