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Gravidanza, in quali casi sospettare una sindrome da apnee nel sonno?

06/12/2017

I disturbi respiratori del sonno sono una condizione da non sottovalutare, riconoscere e trattare il prima possibile. In particolare lo sono in gravidanza. Il russamento e le apnee ostruttive del sonno, non così infrequenti durante la gestazione, possono rappresentare infatti un possibile fattore di rischio per la salute della donna: «L’organismo già affaticato dalla gravidanza potrebbe essere ulteriormente affaticato da questi disturbi, con ripercussioni sull’apparato polmonare, renale, cardiovascolare e cerebrale», ricorda il dottor Fabrizio Salamanca, referente del Centro per la diagnosi e cura della Roncopatia in Humanitas San Pio X.

Respirare bene, dormire bene

Il russamento e le apnee ostruttive del sonno presentano caratteristiche diverse ma hanno lo stesso effetto: entrambi i disturbi hanno come esito una riduzione della qualità del sonno. Le apnee ostruttive sono la forma più severa dei disturbi respiratori del sonno e si caratterizzano per l’ostruzione temporanea e ripetuta delle alte vie aeree. Il risultato è una riduzione del livello di ossigeno nel sangue.

Questo effetto che conseguenza può avere sull’organismo della donna durante la gravidanza? Da una recente ricerca presentata all’ultimo congresso dell’American Thoracic Society è emerso che le donne gravide colpite da apnee del sonno hanno un maggior rischio di andare incontro a complicanze, a ricoveri ospedalieri più lunghi e ad accessi ai reparti di terapia intensiva. La ricerca ha analizzato le cartelle cliniche di oltre un milione e mezzo di donne negli Stati Uniti.

 

 

Tra le complicanze gli autori dello studio hanno rilevato disturbi ipertensivi come la preeclampsia e il diabete gestazionale: «Le apnee notturne – aggiunge il dottor Salamanca – sono un fattore di rischio per la preeclampsia o gestosi, una condizione preoccupante caratterizzata da aumento della pressione arteriosa, edema agli arti inferiori e proteinuria (ovvero presenza di proteine nelle urine). Inoltre, la riduzione dell’ossigeno altera il metabolismo del glucosio e pertanto può insorgere il diabete gestazionale; le donne già diabetiche possono invece andare incontro a un peggioramento».

Aumento di peso e variazioni ormonali

Sono diversi i motivi per cui una donna può essere interessata dalla sindrome delle apnee notturne in gravidanza: «Un primo motivo è l’aumento di peso. L’utero gravido crescendo va a premere in alto sul diaframma che è un importante muscolo respiratorio. I problemi respiratori sono inoltre aggravati dalla posizione supina. Ancora – spiega il dottor Salamanca – durante la gravidanza le donne possono cominciare a respirare male con il naso. In tal caso si parla di rinite ormonale o rinite della gravida. Questo è dovuto alle variazioni ormonali con più estrogeni in circolo che fanno gonfiare le mucose. In particolare si possono gonfiare i turbinati che già tendono ad aumentare di volume quando si è sdraiati per via del maggiore afflusso di sangue alla testa; nelle donne in gravidanza il maggior livello di estrogeni e un ritorno venoso ridotto possono rendere questo rigonfiamento più marcato».

In quali casi sospettare allora la presenza di apnee notturne? «Se si avverte russamento, se si nota una maggiore sonnolenza diurna, se da sdraiate si respira peggio, se si rileva un leggero aumento dei valori pressori e della glicemia, è bene che ci si sottoponga alla polisonnografia, un esame con cui è possibile diagnosticare la sindrome delle apnee notturne».

«Se il responso dovesse essere negativo probabilmente si tratta solo di russamento semplice, una condizione che può essere risolta cambiando la posizione in cui si dorme, cercando di dormire di più da sedute, o liberando il naso. In caso di diagnosi di apnee notturne, invece, è importante trattare la sindrome. Le opzioni disponibili sono diverse: la terapia ventilatoria con dispositivo CPAP fino al parto; l’utilizzo di spray per respirare meglio che non vanno in circolo e quindi non rappresentano un pericolo né per donna né per il feto; la radiofrequenza per decongestionare i turbinati (piccolo intervento in anestesia locale); l’inserimento di apparecchi ortodontici, una sorta di bite, per agevolare il passaggio dell’aria evitando che la lingua vada indietro e ostruisca le vie aeree superiori», conclude il dottor Salamanca.

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