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Cuore e sistema cardiovascolare

Sindrome delle gambe senza riposo, può associarsi anche all’anemia

15/11/2017

Gambe senza riposo, notte senza riposo. Il disturbo neurologico che si caratterizza per il bisogno impellente di muovere gli arti inferiori – la sindrome delle gambe senza riposo – può pregiudicare di tanto la qualità di vita di chi ne soffre. Questo anche perché i suoi sintomi interferiscono con il sonno: «La sindrome rientra nella classificazione dei disturbi del sonno ed è una delle condizioni che può causare insonnia», ricorda la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas.

Come si manifesta?

La diagnosi è clinica, senza l’ausilio di esami strumentali: «Chi è colpito da questo disturbo riferisce una sensazione di fastidio agli arti inferiori (o a un solo arto, mentre nei casi più gravi può interessare anche le braccia) con la necessità indifferibile di muoverli, ad esempio quando è seduto troppo a lungo; una certa irrequietezza motoria degli arti inferiori e il sollievo che deriva dal mettersi in movimento: il paziente spesso si alza dal letto, cammina o si massaggia le gambe per avere beneficio», spiega la dottoressa Fratticci.

I sintomi, comunque associati alla stasi, tendono a peggiorare di sera e di notte: «Ecco perché il paziente non riesce ad addormentarsi e diventa insonne. Questo aspetto si spiega alla luce del tipo di disfunzione che qualifica la sindrome, ovvero una disfunzione del sistema dopaminergico in sede sottocorticale, il sistema costituito dai neuroni che controllano il movimento. Questo è confermato dal fatto che i sintomi migliorano con l’assunzione di farmaci dopaminergici, dalla bassa densità di recettori per la dopamina D2 nei soggetti colpiti e dal fatto che la dopamina, già di per sé inferiore di sera quando aumenta la melatonina, nei soggetti con le “gambe senza riposo” è a livelli ancora più bassi».

Le forme della sindrome

Questa condizione più spesso si presenta come sindrome delle gambe senza riposo primaria, del tipo familiare o idiopatico, cioè quando la causa è ignota. Altrimenti la sindrome può essere associata ad altre patologie, disturbi o particolari condizioni: «In questo caso si parla di sindrome delle gambe senza riposo secondaria. Ne sono esempi – ricorda la dottoressa Fratticci – l’insufficienza renale, il diabete di tipo 2, le neuropatie periferiche come quelle associate a uremia e diabete, le alterazioni del sistema extrapiramidale come le lesioni del midollo spinale».

Anche l’anemia da carenza di ferro può essere fattore scatenante, «con il paziente che presenta bassi valori di emoglobina, di ferritina e di volume eritrocitario». Ancora, un caso in cui può presentarsi la sindrome è la gravidanza, «in particolare nel terzo trimestre e comunque tende a risolversi spontaneamente dopo il parto. Averne sofferto in una prima gravidanza espone a un maggior rischio in una gravidanza successiva».

 

 

Infine questo disturbo è più frequente nei pazienti con malattie neurodegenerative prima fra tutti quella di Parkinson.

Come alleviare i sintomi

Quando la causa della sindrome è nota è possibile intervenire su questa per controllare il disturbo: «Ad esempio con la normalizzazione dei valori associati alla carenza di ferro e dunque all’anemia. È bene anche prestare attenzione all’igiene del sonno, per esempio riducendo l’apporto di caffeina o l’assunzione di bevande alcoliche».

Il trattamento prevede infine il ricorso a una terapia farmacologica: «I farmaci prescrivibili per la sindrome delle gambe senza riposo sono gli antiepilettici, gli ipnotici, gli oppiacei, gli agenti dopaminergici. Quelli usati più spesso sono classe degli agonisti non ergolinici dei recettori della dopamina la cui assunzione ha effetto in particolare sulla qualità del sonno», conclude la dottoressa Fratticci.

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