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Apparato respiratorio

Apnee del sonno, per il trattamento non solo ventiloterapia

10/11/2017

Sonnolenza diurna e russamento, ma anche mal di testa, stanchezza e difficoltà a mantenere a lungo la concentrazione sono i sintomi tipici di una malattia che abbiamo imparato a conoscere sempre meglio negli ultimi anni: la sindrome delle apnee ostruttive del sonno. Il suo trattamento prevede diverse opzioni che vanno dalle variazioni dello stile di vita all’intervento chirurgico. Ne parliamo con gli specialisti di Humanitas.

Il nome di questa patologia, che interessa più gli uomini che le donne, richiama uno dei suoi sintomi caratteristici: le apnee durante il sonno. I pazienti colpiti russano e durante la notte vanno appunto in apnea, spesso senza rendersene conto. Durante la giornata può esserci sonnolenza, più o meno spiccata, e con essa sono pregiudicate le abilità cognitive e fisiche interferendo con l’abituale attività lavorativa.

Il trattamento

Lo scopo del trattamento della sindrome delle apnee ostruttive del sonno è quello di assicurare la possibilità di respirare in modo adeguato durante la notte eliminando le apnee. La terapia è sempre personalizzata sul singolo paziente. Normalmente diamo norme di carattere generale quali indicazioni per un corretto stile di vita (riduzione/abolizione di bevande alcoliche, calo ponderale), ma consigliamo anche, se fosse presente, il miglioramento dell’ostruzione nasale con approccio farmacologico o chirurgico, la sospensione di alcuni farmaci comunemente utilizzati per l’insonnia che potrebbero aggravare i sintomi.

La ventiloterapia notturna (CPAP ma non solo) rappresenta il gold standard nel trattamento della malattia, tuttavia non sempre viene tollerata o ha la stessa efficacia in tutti i pazienti. In alcuni, ad esempio, in cui le apnee dipendono dalla posizione assunta durante la notte, può essere utilizzata una “terapia posizionale” applicabile con sistemi che impediscono il mantenimento della posizione supina.

Ancora, in alcuni casi, possono essere utilizzati dei dispositivi odontoiatrici di avanzamento mandibolare che ampliano lo spazio respiratorio faringeo agevolando il passaggio dell’aria. Questi tuttavia vengono normalmente consigliati nelle forme lievi o moderate, meglio in assenza di obesità e se coesiste un particolare atteggiamento mandibolare.

L’intervento chirurgico

Per quanto riguarda il trattamento chirurgico, la Task Force dell’ERS-European Respiratory Society del 2011, che ha analizzato i vari approcci terapeutici utilizzabili in modo alternativo o complementare nel trattare la malattia, ha concluso che solo l’intervento di avanzamento maxillo-mandibolare si è dimostrato avere la stessa efficacia della CPAP, e solo in pazienti giovani, normopeso, in assenza di altre patologie. La chirurgia deve essere presa in considerazione solo nei pazienti in cui la CPAP ha fallito. Alcuni di questi quali l’Uvulopalatoplastica, la chirurgia con radiofrequenza del palato molle, l’Uvulo Palato Flap vengono valutati solo in casi accuratamente selezionati.

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