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Epatologia

Epatite, poco meno di 9 milioni di europei colpiti dai virus B e C

07/08/2017

In Europa le forme croniche di epatite B e C interessano circa nove milioni di persone. In particolare circa 4,7 milioni convivono con l’epatite B cronica e 3,9 con l’epatite C cronica. Sono i dati diffusi dal Centro europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie in occasione della Giornata mondiale dell’Epatite. «L’uso elevato di alcool, sostanze tossiche, farmaci e infezioni batteriche e virali possono causare l’infiammazione del fegato. Tra i virus più comuni ci sono quelli dell’epatite B e C. Queste forme di epatite vengono diagnosticate, generalmente, all’inizio in fase acuta e in alcune persone il virus rimane nel corpo causando malattie croniche e problemi epatici a lungo termine», spiega il dottor Roberto Ceriani, Responsabile Day Hospital epatologico ed Epatologia interventistica di Humanitas

Di questi nove milioni, però, in molti non sono a conoscenza del contagio dal momento che non sono stati sottoposti a dei test e dunque l’infezione non è stata diagnosticata. La prevalenza delle due forme di epatite è dunque probabilmente sottostimata anche perché l’infezione è spesso asintomatica. L’epatite B cronica interessa circa lo 0,9% degli europei, quella C cronica l’1,1%. I dati variano da Paese a Paese: «La prevalenza del virus B – aggiunge – varia dallo 0,1% in Irlanda al 4,4% in Romania, quella del virus C dallo 0,1% in Belgio al 5.9% in Italia».

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Nel 2015 sono stati segnalati quasi 60 mila nuovi contagi, più della metà di epatite C, aumentata del 26% dal 2006 al 2015. Ma c’è anche una tendenza in calo in calo tra i giovani probabilmente per via dell’impatto dei programmi di vaccinazione nazionali.

Epatite B

Il virus si diffonde «per contatto con sangue, sperma o altro liquido corporeo infetto, pertanto alla nascita (diffusione materno-fetale), in seguito a rapporti sessuali con partner infetto, con la condivisione di aghi, siringhe infetti, di oggetti come rasoi o spazzolini da denti, con il contatto diretto di sangue o ferite aperte di una persona infetta».

«Non si diffonde abitualmente attraverso cibo o acqua anche ci sono stati casi di trasmissione in bambini che hanno mangiato cibo pre-masticato da una persona infetta. Il virus dell’epatite B ma anche di quella di tipo C non si diffonde condividendo le posate, con l’allattamento al seno, l’abbraccio, il bacio, le mani, la tosse o gli starnuti».

La prevenzione migliore si fa vaccinandosi: «In Italia la vaccinazione è obbligatoria dal 1991 per tutti i neonati e per i nati a partire dal 1979, questo ha determinato una significativa diminuzione dell’incidenza dei casi di epatite B. Devono essere vaccinati anche tutti gli adulti a rischio come operatori sanitari, partner sessuali o conviventi di soggetti infetti, viaggiatori internazionali in Paesi in cui vi è un tasso moderato o elevato di epatite B (es. Sud Est Asiatico), emofilici, politrasfusi, donatori di sangue, dializzati, vittime di punture accidentali con aghi potenzialmente infetti, detenuti, tossicodipendenti, omosessuali maschi, soggetti dediti alla prostituzione, studenti e volontari in ambito sanitario, personale delle forze di sicurezza, HIV positivi, candidate alla procreazione assistita, riceventi fattori della coagulazione».

Epatite C

Il contagio avviene quando «il sangue di una persona infetta C viene a contatto con quello di una persona non infetta. Oggi la maggior parte dei contagi avviene condividendo aghi o apparecchiature per iniettare farmaci. Oltre a questi casi le persone possono infettarsi per punture con aghi infetti usati in ambienti sanitari, meno comunemente per condivisione di oggetti per la cura personale e per diffusione materno-fetale. Il rischio di trasmissione da un contatto sessuale è ritenuto basso. Infine il virus non si diffonde attraverso il cibo o l’acqua e non è stata dimostrata la trasmissione da zanzare o da altri insetti».

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«La trasmissione è più frequente nella convivenza con pazienti infetti a causa di esposizioni dirette con il contatto di sangue. Qualsiasi contatto con sangue fresco o coagulato di persona infetta con virus B o C deve essere pulito (es. acqua e candeggina 10:1), per la pulizia del sangue occorre indossare dei guanti», avverte il dottor Ceriani.

Un’ultima avvertenza riguarda la pratica dell’arte del corpo: «Non è stato dimostrato che l’epatite C si possa diffondere in strutture autorizzate dove vengono effettuati tatuaggi, tuttavia la trasmissione di epatite B e C è possibile quando non si utilizzano pratiche controllate durante l’esecuzione di tatuaggi o piercing», conclude lo specialista.

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