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Tumore al seno, come avviene la riabilitazione dopo l’intervento?

31/07/2017

L’intervento chirurgico è uno dei trattamenti possibili per il tumore alla mammella, la neoplasia più diffusa nel sesso femminile. A seconda del tipo di tumore l’intervento può essere diverso ma, in ogni caso, viene seguito da un programma di riabilitazione per permettere alla donna di ritornare a svolgere le consuete attività quotidiane. Ne parliamo con la dottoressa Lara Castagnetti, osteopata e specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa di Humanitas.

«In caso di quadrantectomia o di mastectomia si prescrive alla paziente un diverso piano riabilitativo. Ma questo – spiega la dottoressa Castagnetti – dipenderà anche dall’eventuale intervento sui linfonodi, ovvero se con la linfoadenectomia sono stati asportati tutti i linfonodi o se è stato asportato il solo linfonodo sentinella».

Prevenire i disturbi a carico della spalla

La spalla e il braccio sono fra le sedi che ricevono più attenzione durante la riabilitazione post chirurgica: «In fase acuta, ovvero nelle settimane successive all’intervento, la donna può avere difficoltà ad alzare completamente il braccio, per via della cicatrice e del dolore. Problemi di articolarità del braccio possono svilupparsi anche dopo mesi dall’intervento chirurgico per l’instaurarsi di fibrosi dei tessuti molli, accentuata dalla radioterapia. L’obiettivo è quello di mantenere un’adeguata articolarità pertanto non dovrà tenere il braccio immobilizzato troppo a lungo. Prima lo muove, prima recupera la sua funzionalità».

Dopo aver recuperato la funzionalità motoria del braccio ci si concentra sulla spalla questo perché le conseguenze dell’intervento al seno potrebbero emergere anche nel lungo periodo. «In questa seconda fase con la riabilitazione la donna previene disturbi a carico della spalla come la sindrome di impingement o la tendinopatia della cuffia dei rotatori. Il rischio sorge se si è assunta una postura caratterizzata dall’anteroposizione della spalla. La spalla, cioè, si posiziona in avanti e si riduce lo spazio per lo scorrimento del tendine della cuffia sopra l’omero».

(Per approfondire leggi qui: Spalla del nuotatore, riposo e fisioterapia per tornare in attività)

Nella prima fase si eseguono esercizi più cauti per la mobilità del braccio

«Lungo la parete di un muro si cerca di spostare il braccio su e giù o, da sdraiate, si cerca di sollevare un bastone tenuto con entrambe le mani gradualmente fino a 90° e poi sopra la testa ». Nella fase successiva ci si concentra sulla spalla: «Si rinforzano i muscoli stabilizzatori della scapola, ad esempio avvicinando le scapole e mantenendo questa posizione per circa venti secondi, anche a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi, portandoli verso il soffitto».

Se invece è stata eseguita una mastectomia l’orizzonte della riabilitazione cambia. Questo perché l’intervento può prevedere l’inserimento della protesi mammaria: «La protesi viene inserita tra la fascia del muscolo pettorale e il muscolo stesso. Questo muscolo subisce una serie di trazioni sia dal posizionamento della protesi che dalla ferita e quindi la parte anteriore del torace compensa queste sollecitazione portando avanti la spalla». Ecco che torna utile il trattamento osteopatico: «Si ricorre all’osteopatia per rilasciare le tensioni muscolari a livello pettorale e cervicale anteriore e riacquisire una postura corretta», conclude la dottoressa Castagnetti.

(Per approfondire leggi qui: “Tumore al seno, attività fisica contro gli effetti collaterali della terapia ormonale”, vero o falso?)

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