Stai leggendo Spalla, onde d’urto e fisioterapia per la tendinopatia calcifica

Magazine

Spalla, onde d’urto e fisioterapia per la tendinopatia calcifica

19/07/2017

Chi è stato interessato da questo disturbo probabilmente ricorda il dolore molto intenso che ha avvertito. È la tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori, una condizione molto frequente a carico della spalla caratterizzata dalla formazione di depositi di calcio sui tendini della cuffia dei rotatori, il complesso muscolo-tendineo coinvolto nel movimento dell’articolazione scapolo-omerale. Nel trattamento ricopre un ruolo molto importante la terapia fisica: ne parliamo con la dottoressa Lara Castagnetti, osteopata e specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa di Humanitas.

La tendinopatia calcifica della cuffia insorge prevalentemente in età lavorativa, dopo i 40 anni e colpisce più spesso le donne che gli uomini. La sua evoluzione attraversa tre fasi: uno stadio pre-calcifico, che in molti casi non dà dolore, uno in cui la calcificazione comincia a formarsi, caratterizzato da sintomi dolorosi soprattutto di notte, e infine la fase del riassorbimento.

La fase acuta, con forti dolori e anche con l’impossibilità di muovere l’articolazione, può durare fino a poche settimane. Successivamente, anche in base alle caratteristiche della tendinopatia, si può intervenire in diversi modi: «La terapia principe è quella con le onde d’urto», ricorda la dottoressa Castagnetti. «Questa terapia allevia il dolore innescando, uno stimolo rigenerativo e antinfiammatorio che permette al tendine stesso di riassorbire la calcificazione. Con le onde d’urto, una terapia sicura e non invasiva, che si esaurisce in uno/due cicli di trattamento, non si fa altro che stimolare un processo naturale».

Tendinopatia e “spalla congelata”

«Oltre alle onde d’urto – continua l’esperta – si può ricorrere al lavaggio della calcificazione sotto guida ecografica, utilizzando due  aghi, di cui attraverso il primo si inietta una soluzione fisiologica che “frantuma” la formazione di calcio e un secondo ago con cui viene riassorbita la calcificazione mentre, se il dolore permane, in casi rari, si ricorre all’intervento chirurgico in artroscopia per rimuovere la calcificazione».

La tendinopatia calcifica può essere associata a un’altra condizione a carico della spalla: la capsulite adesiva nota comunemente come spalla congelata. È un disturbo caratterizzato dall’infiammazione della capsula articolare con forte dolore, immobilità e, dunque, seria limitazione della funzionalità articolare. In questo caso l’intervento è peculiare: «Prima si cerca di trattare l’infiammazione con dei corticosteroidi e poi di recuperare la funzionalità dell’articolazione con la fisioterapia. Solo in un secondo momento si può intervenire con le onde d’urto per il trattamento della tendinopatia calcifica. Questo – spiega la specialista – perché le onde d’urto potrebbero aggravare l’infiammazione».

(Per approfondire leggi qui: Spalla congelata, come recuperare la funzionalità articolare?)

Esercizi e postura

La fisioterapia, pertanto, svolge un compito ben preciso nel trattamento: quello di restituire all’articolazione la sua funzionalità naturale. E può farlo in diversi momenti a seconda delle condizioni del paziente: «Se alla tendinopatia si accompagna la spalla congelata, si possono svolgere degli esercizi in acqua per un recupero più dolce mentre in presenza della sola tendinopatia il fisioterapista interviene dopo il trattamento con onde d’urto per recuperare il corretto movimento della spalla e della scapola».

Anche in questo caso vanno bene gli esercizi in acqua? «Non sono la forma di intervento principale ma potrebbero essere utili. Il fisioterapista lavorerà più sulla postura del paziente allo scopo di dare maggiore spazio ai tendini, in particolare al tendine sovraspinoso tra omero e scapola, e ai muscoli stabilizzatori della scapola. In questo modo si cerca di rendere la scapola più stabile».

Dopo la fase acuta si può praticare sport?

«Certamente sì, per il benessere generale dell’articolazione, non tanto per scongiurare il rischio di formazione di una nuova calcificazione, però. Una disciplina mirata come il canottaggio può garantire una migliore funzionalità e stabilità all’articolazione».

Per la prevenzione della tendinopatia calcifica non si può far molto: «La calcificazione potrebbe riformarsi dopo un primo episodio e interessare anche l’altra spalla. In questo caso si ricomincia con la terapia con onde d’urto e poi con la fisioterapia, a casa o nei centri dedicati», conclude la dottoressa Castagnetti.

(Per approfondire leggi qui: Lussazione della spalla, dopo quanto tempo si può tornare a fare attività fisica?)

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita