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Angina stabile, a tavola poco sale, tanto pesce, frutta e verdura

22/06/2017

Una delle due forme principali di angina pectoris, ovvero di dolore al petto, è l’angina stabile. In questo caso gli attacchi sono tendenzialmente prevedibili quando il paziente è esposto a fattori di rischio che possono causarne l’insorgenza. Convivere con l’angina stabile significa contenere il numero di episodi e controllare i sintomi. In che modo? L’abbiamo chiesto al dottor Alessio Cappelleri, cardiologo di Humanitas.

Soffrire di angina è indice di una salute cardiovascolare non ottimale. Questo disturbo si manifesta quando l’afflusso di sangue al cuore è ridotto per via di una ostruzione delle arterie che riforniscono il muscolo cardiaco: l’aterosclerosi ne ha ristretto il lume e ne ha indurito le pareti ostacolando la circolazione sanguigna. Il dolore da angina pectoris può avere diverse caratteristiche: può associarsi a una sensazione di pesantezza o di costrizione al petto proprio dietro lo sterno, ad esempio, e può anche irradiarsi al braccio o al volto. Nell’angina stabile, a causare il dolore può essere uno sforzo fisico, uno stress emotivo o anche il freddo.

(Per approfondire leggi qui: Il dolore al torace, quando il cuore si “inceppa”)

Fare prevenzione – dopo la diagnosi di angina – non significa solo ridurre le probabilità di un attacco ma anche di andare incontro a un evento cardiovascolare avverso maggiore ovvero una sindrome coronarica acuta o un vero e proprio infarto del miocardio. Oltre alla terapia farmacologica il paziente dovrà correggere il proprio stile di vita: stop al fumo, dieta sana e attività fisica regolare ne sono i pilastri.

Fondamentale sarà il controllo della pressione arteriosa e della colesterolemia, con l’obiettivo di normalizzarne i valori. L’alimentazione dovrà essere bilanciata, utile anche per la gestione del peso corporeo e la riduzione dei chili in eccesso: il sovrappeso non fa altro che costringere il cuore a un extra lavoro.

Dieta sana e poco sale

«Modificare lo stile di vita a tavola è sicuramente uno dei fattori importanti per evitare gli episodi di angina. Più raramente pasti abbondanti possono determinare una digestione lunga e laboriosa e dar luogo a quello che si chiama “ratto splancnico”, cioè un richiamo di sangue abbondante agli organi deputati alla digestione, causando una diminuzione di flusso negli altri distretti che, se già danneggiati, come in caso di malattia coronarica, possono favorire episodi di angina», ricorda il dottor Cappelleri.

«Pertanto pasti più leggeri, favorendo la colazione e la merenda di metà mattina e metà pomeriggio e prediligendo pesce, frutta e verdura a insaccati, latticini e carni rosse, potrebbe migliorare la qualità di vita. Sempre da ricordare di utilizzare pochissime quantità di sale, qualsiasi tipo di sale, e di dado da cucina. L’indicazione al consumo è di massimo 3 grammi di sale al giorno, cioè meno di 3 cucchiaini rasi!».

(Per approfondire leggi qui: Donne e cuore, la diagnosi è più difficile)

Anche il consumo di alcol andrebbe ridotto il più possibile?

«Il consumo di alcol è un argomento assai dibattuto, per il quale grosse evidenze scientifiche non ve ne sono. Vero è che nella “buccia” degli acini di uva rossa sono contenute sostanze vaosodilatatrici che possono “aiutare” le arterie in difficoltà. È noto anche che un consumo di alcolici (qualsiasi tipo di alcolico, vino, birra e superalcolici, ndr) spropositato può dare il via a patologie cardiologiche molto importanti e pericolose per la vita come le cardiopatie dilatative e ipocinetiche. Per cui il consiglio è di ridurre al minimo il consumo di alcolici senza demonizzare la birra con la pizza o il bicchiere di vino a pranzo!».

Come comportarsi con l’attività fisica, dal momento che lo sforzo fisico può causare dolore al petto?

 «L’attività fisica è sempre indicata in pressoché tutte le patologie cardiologiche. Trenta minuti al giorno di attività fisica aerobica sono fondamentali per ogni paziente coronaropatico. Chiaramente l’attività e lo sforzo saranno da tarare rispetto ai sintomi con l’aiuto del cardiologo di fiducia. L’attività fisica – sottolinea lo specialista – accresce la capacità funzionale, fa diminuire i valori di pressione arteriosa del paziente e aiuta altresì a capire se la coronaropatia sta avanzando, nel caso in cui gli episodi aumentino in frequenza o si abbassi la soglia di esercizio che esacerba il dolore», conclude il dottor Cappelleri.

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