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Occhi, perché possono diventare rossi e cosa fare?

20/06/2017

Un’infezione o un’irritazione dell’occhio possono far dilatare i suoi vasi sanguigni. L’effetto di questa condizione è l’arrossamento di uno o entrambi gli occhi, un sintomo di numerosi disturbi che possono colpirli, dalle scleriti alla congiuntivite alla blefarite ma «l’occhio rosso e dolente è anche uno dei primi segni dell’attacco acuto di glaucoma», aggiunge il professor Paolo Vinciguerra, direttore del Centro Oculistico di Humanitas e docente di Humanitas University. L’arrossamento può essere anche una conseguenza diretta di una lesione dovuta, ad esempio, alla presenza di un corpo estraneo, a un trauma, a un’abrasione.

«L’occhio rosso, detto in termini medici iperemia congiuntivale, è uno dei segni più frequenti della patologia oculare e può essere causato da numerose condizioni cliniche più o meno gravi. In attesa di una diagnosi è molto importante l’igiene perioculare: non toccarlo e strofinarlo, lavarsi spesso le mani, non indossare lenti a contatto e detergere la zona perioculare con salviette oculari disinfettanti, sterili e monouso».

Ecco quali sono i disturbi che colpiscono gli occhi facendoli arrossare:

Scleriti ed episcleriti

Le irritazioni e le infiammazioni possono interessare i diversi tessuti che compongono l’anatomia dell’occhio. La membrana più esterna dell’occhio, la parte biancastra, è la sclera e le sue infiammazioni prendono il nome di scleriti: «L’occhio è molto rosso e dolente per cui è necessario somministrare al paziente una terapia sistemica eventualmente associata a terapia topica», spiega il professor Vinciguerra.

Se lo stato infiammatorio interessa solo la superficie si parla invece di episclerite. In entrambi i casi l’arrossamento dell’occhio è spia dell’infiammazione. «Nei casi di episclerite, una volta individuata la causa che spesso è riconducibile a malattie sistemiche tipo collagenopatie, gotta etc., è molto importante la prevenzione con il trattamento della malattia di base. Se l’arrossamento oculare è minimo si può ricorrere all’utilizzo di sostituti lacrimali a base di acido ialuronico e aminoacidi. Nelle forme più severe e persistenti si può effettuare una terapia topica con corticosteroidi con basso assorbimento sistemico sotto stretto controllo medico perché talvolta il loro utilizzo può interferire con la malattia sistemica di base».

Congiuntivite

La congiuntiva è la mucosa trasparente che ricopre la parte anteriore del bulbo oculare e la parte interna delle palpebre. È un tessuto ricco di vasi sanguigni che, in caso di infiammazione o irritazione, possono dilatarsi. La congiuntivite può essere causata da un’allergia, ad esempio ai pollini o agli acari della polvere, dal contatto con agenti esterni irritanti o dalla presenza di virus e batteri. «In caso di congiuntivite, oltre all’arrossamento che è quasi sempre presente, bisogna valutare anche i sintomi oculari», ricorda lo specialista. «Se c’è prurito potrebbe trattarsi di allergia, se l’occhio brucia di secchezza, se c’è secrezione di congiuntivite batterica. Un attento esame al microscopio insieme alla valutazione dei segni e sintomi ci può indirizzare verso una corretta diagnosi e una terapia appropriata con colliri antistaminici nel primo caso, sostituti lacrimali per la secchezza oculare e colliri antibiotici per la congiuntivite batterica».

(Per approfondire leggi qui: Allergia, come proteggere gli occhi dalla congiuntivite?)

Se invece uno dei vasi sanguigni della congiuntiva si rompe ecco che compare una macchia rossa, molto ben visibile e circoscritta: è l’emorragia sottocongiuntivale. «Nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente in una-due settimane. Nelle forme ricorrenti si consiglia un approfondimento con degli esami ematochimici e una visita cardiologica e/o internistica».

Pterigio e pinguecula

Sulla cornea e sulla congiuntiva può formarsi una membrana fibrosa che si chiama pterigio. Questa formazione può aumentare di dimensioni partendo dallinterno dell’occhio e raggiungendo la cornea. Simile allo pterigio è la pinguecula, caratterizzata da un ispessimento della congiuntiva del bulbo oculare. In entrambi i casi l’occhio può diventare rosso.

Cosa fare? «È buona norma in questi casi utilizzare gli occhiali da sole e delle lacrime artificiali che riducono l’attrito fra la palpebra e la superficie congiuntivale. In caso di arrossamento importante si possono utilizzare dei colliri antinfiammatori o cortisonici sempre sotto stretto controllo oculistico. Nelle forme ricorrenti o resistenti alla terapia l’unica alternativa valida è l’asportazione chirurgica».

Blefarite

La blefarite sorge quando il margine delle palpebre si infiamma e, spesso, si accompagna alla congiuntivite. Laddove crescono le ciglia sono presenti delle piccolissime ghiandole che secernono dei liquidi ricchi di grassi. Se questa secrezione si altera ecco che il margine delle palpebre si infiamma: oltre al rossore possono essere avvertiti altri sintomi come prurito, gonfiore e formazione di piccole squame. In molti casi la blefarite sorge a causa di un’infezione batterica. L’infiammazione acuta di una delle ghiandole sebacee prende il nome di calazio mentre l’orzaiolo è l’infiammazione di un follicolo presente sulle palpebre.

«È molto importante l’igiene della zona perioculare con delle salviette oculari disinfettanti sterili e monouso o prodotti oftalmici disinfettanti ed emollienti specifici, per esempio in spray. Se vi è un’infezione batterica è indispensabile l’utilizzo di colliri e pomate antibiotii associati o meno a colliri antinfiammatori e antidolorifici».

Ectropion ed entropion

L’arrossamento dell’occhio può essere dovuto ad altre due particolari condizioni che interessano le palpebre. Nel caso dell’ectropion il margine palpebrale è “rovesciato” verso l’esterno, il contrario, invece, nel caso dell’entropion. Come si interviene per l’occhio rosso in questi due casi? «Si possono utilizzare colliri lubrificanti, antinfiammatori o cortisonici, per alleviare i sintomi ma non sempre risolvono il problema dell’esposizione dell’occhio o del contatto delle ciglia sull’occhio. Nei casi di infiammazione, arrossamento e dolore ricorrente l’unica alternativa valida è l’intervento chirurgico».

Cheratite

È l’infiammazione della cornea, la membrana trasparente presente sulla parte anteriore del bulbo oculare che ricopre iride e pupilla. L’infezione può essere causata dalla presenza di microrganismi patogeni come virus, ad esempio l’Herpes simplex, batteri, funghi e parassiti, o può essere dovuta ad altre cause come la sindrome dell’occhio secco o l’uso scorretto delle lenti a contatto. La cornea può essere interessata, inoltre, da lesioni più severe come l’abrasione corneale, una sorta di graffio della superficie trasparente e, ancora più grave, l’ulcera corneale. «Dopo un’attenta valutazione al microscopio dei segni oftalmologici e dei sintomi lamentati dal paziente si prescriverà una terapia topica con colliri adeguati e, in alcuni casi, il bendaggio oculare per qualche giorno».

(Per approfondire leggi qui: Estate, come proteggere gli occhi dal sole all’aperto?)

Uveite anteriore

La pupilla è circondata da un tessuto vascolarizzato chiamato uvea e l’uveite è la sua infiammazione. Oltre all’occhio rosso i pazienti colpiti lamentano altri sintomi come una sensazione di dolore intenso, lacrimazione e intolleranza alla luce:  «La maggior parte delle uveiti riscontrate nei Paesi industrializzati è di natura infiammatoria o autoimmune rispetto alle uveiti infettive; pertanto è di fondamentale importanza diagnosticare la causa per poter impostare una terapia sistemica idonea al fine di controllare il processo infiammatorio oculare associata a una terapia topica con colliri antibiotici, cortisonici e/o midriatici cicloplegici allo scopo di ridurre l’arrossamento, l’infiammazione e il dolore», conclude il professor Vinciguerra.

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