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Tumore al colon-retto, negli Stati Uniti casi in aumento fra i millennials

18/04/2017

Negli Stati Uniti l’incidenza del tumore al colon-retto è cresciuta a tassi più elevati nelle giovani generazioni – i cosiddetti millennials – che negli adulti. Inoltre chi è nato nel 1990 ha un rischio doppio di sviluppare un tumore al colon e quadruplo di svilupparne uno al retto rispetto a chi è nato intorno al 1950. Sono le conclusioni di uno studio condotto dall’American Cancer Society pubblicato su Journal of the National Cancer Institute. Ne parliamo con il professor Antonino Spinelli, responsabile di Chirurgia del Colon e del Retto di Humanitas e docente di Humanitas University.

Lo studio ha preso in esame i dati relativi a quasi 500mila individui, almeno ventenni, che avevano ricevuto una diagnosi di tumore al colon o al retto dal 1974 al 2013. Tra questi vi erano individui nati dal 1890 al 1990. Per quanto riguarda il tumore al colon, fra gli adulti da 20 a 39 anni, i tassi di incidenza erano aumentati dell’1-2% all’anno fino al 2013 mentre fra gli adulti da 40 a 54 anni di età erano cresciuti a un ritmo inferiore, 0,5-1% all’anno a partire dalla metà degli anni ’90.

Per il tumore al retto, invece, le differenze dei tassi d’incidenza tra le due generazioni sono ancora più marcate: in tutto il periodo considerato sono cresciuti di circa il 3% annuo fra i 20-29enni così come dal 1980 al 2013 negli adulti da 30 a 39 anni. Tra gli individui da 40 a 54 anni di età invece, il tasso è cresciuto del 2% ogni anno dal 1990 al 2013.

Ma da 30 anni l’incidenza è in calo

Considerando però tutte le classi di età il dato è positivo. Il tasso d’incidenza dei tumori al colon e al retto ha cominciato a scendere a partire dalla metà degli anni ’80, con un’accelerazione nella scorsa decade grazie agli screening e alla diagnosi precoce. Il calo però è stato guidato dagli adulti più anziani, dal momento che l’incidenza sotto i 50 anni ha fatto segnare un aumento.

(Per approfondire leggi qui: Tumore colon-retto, con il consumo di caffè si rischia di meno?)

Tendenze simili anche in Italia: «Anche nel nostro Paese si è verificato un progressivo aumento dell’incidenza del tumore del colon-retto, dovuto sia alla diffusione dei fattori di rischio sia alla diagnosi precoce e all’aumento dell’età media della popolazione. Globalmente però il tasso di guarigione è cresciuto negli ultimi anni, questo sicuramente grazie all’attivazione dei programmi di screening, la cui diffusione ha permesso di fare diagnosi precoce e ha quindi aumentato le possibilità curative», spiega il professor Spinelli.

Possono aver pesato i diversi stili di vita delle generazioni più giovani?

«La dieta è senza dubbio uno dei fattori che ha più influenzato il rischio neoplastico, soprattutto nella popolazione giovanile. Il consumo di carne, soprattutto quella rossa, è da tempo riconosciuto come un fattore di rischio molto importante, come anche il consumo di cibi ad alto contenuto di grassi saturi e ad alto indice glicemico. Un’alimentazione di questo tipo a sua volta contribuisce allo sviluppo dell’obesità, fattore di rischio per lo sviluppo di molte neoplasie, non solo colorettali.

«Questi alimenti aumentano lo stato di infiammazione dei tessuti e lo stress ossidativo, primo passo verso la proliferazione cellulare incontrollata e la degenerazione neoplastica. Gli studi dimostrano che l’adozione di uno stile di vita più salutare ha effetto non solo sulla riduzione del rischio neoplastico, ma anche sulla risposta alle terapie e soprattutto sul tasso di recidiva della malattia e sulla sopravvivenza complessiva».

Diagnosi precoce e abitudini sane contro il rischio di tumore al colon-retto

Come si interviene? Con più prevenzione, già a partire dall’adolescenza, e maggiore insistenza sugli screening? «L’ampia partecipazione ai programmi di screening è cruciale per ridurre la mortalità per cancro colorettale ed è molto importante mantenere alta l’adesione alle campagne di prevenzione. Questo purtroppo non è sempre facile a causa dell’invasività della colonscopia e degli alti costi. Sono pertanto allo studio nuovi metodi di screening meno invasivi dell’esame endoscopico, come ad esempio il campionamento di alcuni composti volatili che i pazienti affetti da tumore emetterebbero con il respiro e che potrebbero aiutare a fare diagnosi in una fase molto precoce della malattia. Fondamentale resta l’adozione di stili di vita corretti, con alimentazione ricca di fibre e povera di grassi, esercizio fisico, stop al fumo di sigaretta e controllo del peso corporeo, abitudini sane che devono essere diffuse soprattutto tra le generazioni più giovani e in crescita. Un’attenzione particolare deve essere riservata alla familiarità, che richiede un potenziamento e un’anticipazione di queste misure di prevenzione», conclude il professor Spinelli.

(Per approfondire leggi qui: Tumore al colon-retto, meno di 1 italiano su 2 prende parte a screening)

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